E' un'Europa bella e malinconica, carica di ferite, di cicatrici, di muri, di rovine, e naturalmente di fantasmi. Talvolta tornano, di libro in libro, con gli stessi nomi: Ferruccio, Isabel, Tadeus.
Sono ombre fuori tempo o, direbbe Tabucchi, "controtempo": hanno attraversato le intemperie del ventesimo secolo, ne portano tutti i segni.
Ma accade anche ai vivi di sentirsi sfasati, fuori orario rispetto al presente: in un racconto di "Il tempo invecchia in fretta", un uomo cammina per le strade di Berlino, e la città gli sembra irriconoscibile: "Ah, il muro, che nostalgia del muro". E' un ex spia della Stasi, attraversa la Unter den Linden e riflette su un segreto che intende confidare alla tomba di Brecht.
L'Europa di Tabucchi è un museo della Storia messo sotto assedio.
Il rumore del cambiamento spinge uomini e donne a cercare se stessi nel passato, a vagare nella memoria - la propria e quella del mondo -, all'indietro fino a toccare il mito; oppure a proiettarsi in un futuro che somiglia a un dejà vu.
L'Europa, per Tabucchi, è uno stato d'animo: mutevole come la luce che cambia...
(da Paolo di Paolo, Antonio Tabucchi, da Lisbona a Parigi, viaggi di un europeo ficcanaso, su Venerdì di Repubblica)