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L’Europa, più che alla crisi, pensa a un intervento militare nel Mali contro il terrorismo

Creato il 15 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La crisi infiamma gli animi dei giorni, la paura conculcata dai governi per sottomettere le masse si sta L’Europa, più che alla crisi, pensa a un intervento militare nel Mali contro il terrorismotrasformando in un boomerang – a quanto pare il gioco è sfuggito al controllo della politica e dei grandi poteri che la esprimono, in questa finta democrazia – eppure l’Europa non pensa agli europei, no, pensa invece a un possibile intervento militare nel nord desertico del Mali. Quella zona, così lontana dalla disperazione di tanti cittadini europei, è diventata strategica e concentra gli interessi della Nato e innanzitutto del principale riformatore dell’Unione Europea, François Hollande, spinto dal bisogno di tutelare gli interessi commerciali francesi. E’ vero, l’Ue ha ricevuto il premio Nobel per la pace: un titolo che non considera però che lunghi periodi affidati a generosi ideali e a tempi lontani. In realtà i separatisti tuareg del Nord del Mali, assieme ai “fondamentalisti” islamici (ma l’Islam è “uno”, obiettano gli islamici: teoricamente un fondamentalismo e un moderatismo non possono essere fondati sul Corano), potrebbero muovere le Forze armate degli Stati europei ancor prima che la Siria, che non è più il bersaglio prioritario.L’Europa, più che alla crisi, pensa a un intervento militare nel Mali contro il terrorismo

Certo i tuareg sono un obiettivo più facile per l’Europa, che intende dare sostegno al debole esercito del Mali a riprendere il controllo del territorio, una zona davvero povera, quindi oggetto delle attenzioni morbose di gruppi rivoltosi, quanto affamati. Un popolo povero, cui l’Europa propone una discreta guerra.

Se ne parla da tempo, dal 6 novembre però una commissione di esperti militari, a Bamako, con la partecipazione di Francia e Germania, ha esaminato un rapporto sull’intervento armato. Ci vorrebbero almeno 4mila soldati, messi a disposizione per lo più dai Paesi dell’Africa Occidentale, cui si aggiungeranno anche militari europei. E’ il solito modello afghano: gli europei interverrebbero solo come addestratori dei militari africani. E’ così che l’Europa diffonde la propria civiltà? Il fatto è che se nessuno ferma il “cancro” del Mali, proprio quella zona desertica potrebbe trasformarsi in un pericoloso campo d’addestramento per truppe e kamikaze ribelli. Che guarderebbero non tanto all’Africa quanto all’odiata Europa

L’Europa, più che alla crisi, pensa a un intervento militare nel Mali contro il terrorismo

miseria e guerra

alleata degli Stati Uniti. La Francia può ben essere a conoscenza del grado di attrattività della zona per i potenziali terroristi, poiché i servizi segreti di Parigi hanno già notato un movimento di giovani francesi di origine islamica diretto verso il Sahara. La stessa Francia è stata bersaglio di un attentato poche settimane fa, sventato all’ultimo momento. Una sinagoga era il bersaglio.

La Germania è più prudente della Francia su questo intervento: non ci sono elezioni in vista nel Mali, non c’è un nuovo governo da legittimare nel Nord. Il presidente francese teme che i tuareg si rafforzino. Il “ministro degli esteri” dell’Ue, Caroline Ashton si è recata in Algeria nei giorni scorsi non tanto per discutere di cultura, ma della collaborazione dell’ex colonia francese alle operazioni militari nel Mali. Una decisione che attivi o rimandi l’intervento dovrà giungere in tempi brevi. Nel frattempo il Mali è considerato un bubbone pericoloso per la Francia, dove il dibattito massmediatico sul terrorismo internazionale è sempre alto.

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