In oltre settant’anni di storia, il Maggio ha proposto tante produzioni mirabili e a loro modo imprescindibili: i Vespri Siciliani del 1951 di Kleiber con una giovane Callas; un Don Carlo del ’56 con Cesare Siepi, Ettore Bastianini e Giulio Neri; un Trovatore nel 1968 con la Caballè. Solo per restare in ambito verdiano.
Oggi, questa stessa istituzione rischia (o sta rischiando o ha rischiato) di scomparire.
Ciò che è più inquietante è che, per la seconda volta nell’arco di meno di dieci anni, si deve ricorrere a un commissario per l’operativa dell’ente e per tentarne il risanamento. Francesco Bianchi, un apprezzato banchiere, è stato chiaro e netto: in un’intervista all’edizione locale de Il Corriere della Sera ha affermato: “Per il Maggio non c’è più tempo: o il pareggio del bilancio subito o la liquidazione”. Si sono levate varie voci – ivi compresa quella di Riccardo Muti da Chicago per rappresentare il danno all’arte e alla cultura italiana di un’eventuale liquidazione della manifestazione (e delle due stagioni liriche, in autunno e in inverno, che si tengono a Firenze). Claudio Abbado concerterà gratis un atteso concerto il 4 maggio. Numerose le altre espressioni di solidarietà. Era già avvenuto alcuni anni fa, quando si dovette ricorrere al commissariamento e si paventò la chiusura dei teatri fiorentini dedicati alla lirica e alla musica “colta” in generale. Il commissario Bianchi, sottolineato che “il Maggio è un malato grave, da codice rosso”, pone l’accento sui costi da ridurre (circa 4,5 milioni di euro l’anno; la cifra esatta dopo il completamento della meticolosa ricognizione in corso), sull’urgenza di contrarre l’organico amministrativo, di risolvere “carenze” gestionali (pure tramite l’informatizzazione), di mettere in sicurezza i conti con “un pareggio strutturale di bilancio” (anche per evitare scarti del 30% tra preventivo e consuntivo, come avvenuto di frequente negli ultimi anni) e di aumentare la produzione. Tutti devono “lavorare a testa bassa, perché i teatri non vivono con cinquanta spettacoli l’anno. Devono essere aperti ogni giorno e tutto il giorno, con spettacoli diversi. E non solo spettacoli”.
http://www.artribune.com/2013/05/le-tribolazioni-del-maggio-musicale-fiorentino
Non voglio fare appelli, nè farvi firmare petizioni online in cui nutro spesso limitata fiducia. Ma se c'è una cosa peggiore di lasciare che la cultura scompaia, è che questo accada in silenzio, nell'ignoranza e di nascosto.
http://www.maggiofiorentino.it/