C'era una volta... ...una legge intelligentissima a tutela degli invalidi ma anche di chi li assiste con continuità; in particolar modo quei genitori (o figli, o fratelli, ...) che il giorno sono al lavoro e la sera sono al fianco del disabile che hanno "in casa".Grande! chi aveva pensato e fatto la legge. Aveva capito (forse perchè avrà toccato con mano la problematica?) delle difficoltà e dell'impegno, fisico e psichico, di un lavoratore che assiste un disabile. (non una pausa al lavoro... non una pausa "a casa"... impegno senza soluzione di continuità...). I permessi li aveva chiamati, intelligentemente, "riposi", perchè tali erano: non occorreva giustificarli, perchè aveva capito che il lavoratore/assistente avrebbe potuto avere bisogno di riposo (non permessi per fare qualcosa) per poter restare in piedi.In tanti non comprendono la situazione di chi assiste un disabile, credendo che l'assistenza si limiti all'accompagnamento dal "medico"; forse non ci si rende conto che l'assistenza non si limita ai fatidici tre giorni mensili di permesso: ci sono gli altri 27 giorni in cui l'assistenza (o accompagnamento) continua, senza benefici e privilegi.Ora c'è l'evoluzione della legge 104/92... per avere diritto ai tre giorni di permesso (non li chiamano più riposi, non si considerano più riposi) non occorre più la convivenza nè la continuità dell'assistenza nè l'esclusività.Una semplificazione (per chi deve concedere il beneficio): "...ti considero i permessi se effettivamente devi "fare qualcosa" con il disabile; ma se stai a pezzi, se hai bisogno di riposo per tutto ciò che fai ogni giorno dell'intero mese... puoi anche schiattare... di te che assisti il disabile non me ne frega una minchia!"L'imperativo dell'evoluzione è stato "non farsi fottere da chi se ne approfitta!" si è pensato solo a semplificare il compito a chi deve verificare, "troppo complicato" fare valutazioni/verifiche/certificazioni con professionalità, per poter applicare la legge con i criteri individuati da chi l'aveva originariamente scritta.