L’operazione speciale nota come Operation Serval, condotta dalle forze armate francesi, maliane e della ECOWAS, avrà probabilmente un effetto limitato e non faciliterà la reintegrazione del paese. L’analisi delle azioni intraprese nel contesto dell’operazione anti-terrorista mostra che questo conflitto finirà probabilmente per innescare una diluizione degli elementi radicali in Mali, piuttosto che la loro eliminazione. Nel contempo, AQIM sta cercando di espandere l’area di crisi, minacciando la destabilizzazione di paesi confinanti, specialmente Niger e Mauritania.
Il gennaio 2013 ha visto l’inasprirsi dello scontro tra le tre forze che controllavano il nord del paese. Ansar ad-Din ha deciso di ammorbidire la sua linea, rinunciando a stabilire la legge della sharia nel territorio del Mali, distanziandosi quindi dai salafiti di AQIM. Il cambio dei leader di AQIM ha posto pressione su Ansar ad-Din, affinché fermasse il commercio di sigarette nei territori sotto il suo controllo, causando l’insoddisfazione di quest’ultimo. Contemporaneamente, i rappresentanti di Ansar ad-Din hanno partecipato ad incontri sempre più frequenti con i rappresentanti delle tribù locali, nel tentativo di rassicurarli che non c’era alcuna intenzione di interferire con il tradizionale regime islamico. Apparentemente, Ansar ad-Din sta cercando di fermare lo scontro con le tribù locali e di conquistare il supporto del MNLA. Questo rafforzerebbe la posizione di Ansar ad-Din e indebolirebbe quella di AQIM e
Alla luce di quanto detto, i gruppi avranno bisogno di trattenere le truppe governative e le forze straniere ai confini tra Mopti e Sevare il più a lungo possibile, mantenendo così la tensione nei pressi di Bamako.
Quindi, potrebbero essere attaccati:
- gli elicotteri militari francesi durante le operazioni in nuclei abitati;
- il personale di servizio dei militari francesi;
- e istituzioni governative e le infrastrutture a Bamako;
- gli uffici di rappresentanza e i beni delle compagnie straniere in Mali, gli stranieri.
L’ulteriore avanzata verso nord e la distruzione di equipaggiamenti tecnici e di posti di comando dei militanti aumenterà il rischio della loro diluizione tra i locali e la transizione verso tecniche di guerriglia e sabotaggio. Le condizioni geografiche permettono loro di nascondere armi e munizioni per lo stoccaggio a lungo termine. Essendo i membri di Ansar ad-Din per lo più rappresentanti delle tribù locali, la loro ulteriore infiltrazione nella popolazione civile sarebbe molto più semplice, e questo renderebbe loro possibile portare avanti ulteriori mobilitazioni militari dopo che le truppe francesi avranno lasciato la regione.
Nel caso l’avanzata delle forze governative e francesi verso il nord continui positivamente, i militanti potrebbero creare le condizioni per dirigere la massa di rifugiati verso le regioni meridionali, il che gli permetterebbe di infiltrarsi e di uscire dall’area delle operazioni.
I principali problemi riguarderanno la liquidazione di Ansar ad-Din, che mantiene il controllo delle regioni del nord del paese e di Kindal. Questo territorio si trova su di un altopiano che permette ai militanti di evitare le attività di ricerca. Inoltre, i rappresentanti di Ansar ad-Din sono tuareg, il che semplifica la loro infiltrazione tra la popolazione locale. Il trasferimento dei militanti da e verso il territorio dell’Algeria è ancora molto probabile. Questo canale comprometterà la lotta, con il probabile aumento del numero di vittime di sequestri (inclusi cittadini stranieri) e la loro ricerca nel territorio del Mali.
Consideriamo piuttosto probabile che l’AQIM attacchi le istituzioni governative e le infrastrutture nella capitale e nelle regioni meridionali del paese. Crediamo che sia necessario aumentare la sorveglianza ai due impianti idroelettrici situati sul fiume Niger: l’impianto idroelettrico di Sotuba (che ha la capacità di 5.2 mW) e l’impianto idroelettrico di Selingue, situato a Kulikoro (che ha una capacità di 44 mW e una diga alta 25 metri). Gli attacchi potrebbero portare all’inondazione dell’area a sud della capitale e potrebbero scatenare un flusso di rifugiati verso il Nord, che renderà più difficili le attività di contro-terrorismo. C’è anche la crescente possibilità di attacchi terroristici con ostaggi catturati nei siti industriali del Mali – le miniere di Anglogold-Ashanti in Saiola e Yatela, o le miniere delle Randgold Resources a Morila.
La reintegrazione delle regioni del nord del Mali in uno stato unitario è improbabile nel medio termine:
- Prima di tutto, in questo particolare caso assistiamo ad uno scenario di trasformazione etnica causata dai flussi di rifugiati. Ne consegue che se i rifugiati provenienti dalle regioni del nord non ritorneranno a casa, daranno spazio a quei gruppi della popolazione che sono più fedeli ai militanti. E questo faciliterà il loro futuro sviluppo;
- in secondo luogo, non escludiamo la possibilità di una rivitalizzazione degli imam radicali nelle aree del nord, vicini ad AQIM e che potrebbero contribuire alla formazione di estremisti locali;
- terzo, ripristinare un governo efficiente nei territori del nord richiede la creazione di basi logistiche a supporto delle attività delle forze governative all’interno della regione, assieme ad efficienti attività dei servizi speciali finalizzate alla liquidazione di elementi del terrorismo, dei canali di contrabbando e dei depositi di armi.
Quindi, riprendere il controllo sulle città del nord del paese non significa che Bamako prenderà automaticamente il controllo sulla situazione all’interno della regione.
Secondo la nostra analisi, oggi un problema significativo è l’indebolimento delle posizioni del MNLA e il rischio che si allei con Ansar ad-Din. Comunque, se questa organizzazione avesse la possibilità di ottenere il potere politico in modo legittimo e di essere rappresentata in parlamento, i suoi capi potrebbero iniziare dei negoziati con Bamako. Crediamo che i dirigenti del MNLA debbano essere integrati nel sistema di governo locale dei territori del Nord e che debbano ottenere una rappresentanza nel parlamento e, forse, uno speciale ministero dello sviluppo delle aree del nord del paese.
Crediamo che la condizione chiave per la stabilizzazione della situazione in Mali sia l’irrobustimento dell’esercito del Mali e l’integrazione delle truppe armate del MNLA all’interno dell’esercito del Mali o delle forze di difesa locali. A questo scopo, l’esercito del Mali ha bisogno di una riforma completa e di un aggiornamento all’interno della cornice dell’operazione di contro-terrorismo, insieme all’attenuazione delle restrizioni per i rifornimenti di armi al paese. Questo richiede il ripristino dell’ordine costituzionale interno, la volontà di indire elezioni democratiche con la partecipazione dei rappresentanti dei Tuareg, e l’ascesa al potere di un governo legittimo.
(Traduzione di Valentina Bonvini)