Marino Mannoia, 60 anni, “il chimico” di Stefano Bontade è tornato in Italia. Uno dei collaboratori di giustizia più attendibili e importanti, sia in Italia sia negli States, ha finito di scontare la sua pena detentiva di 17 anni. Pena passata quasi totalmente in una località protetta dai Marshall americani. L’esperto raffinatore di cocaina ha deciso di tornare in Italia per le difficili condizioni di vita dei suoi familiari e per l’assenza di una identità propria.
Il superpentito rincasa quindi da uomo libero ma, ovviamente protetto dal Servizio Centrale di Protezione in una località segreta. Il suo stipendio sarà sotto i mille euro rispetto agli 8960 dollari che riceveva negli Usa.
Mannoia, è da sempre considerato una delle voci più attendibili di Giovanni Falcone, arrestato nel con il quale, nell’’89 e dopo la morte del fratello, iniziò a collaborare con la giustizia italiana facendo nomi di un certo “calibro” come Bontade, Buscetta e Andreotti.
Pentito e discusso, “mozzarella” (altro suo appellativo) aveva prima rifiutato di aderire al programma di protezione perché non si sentiva sicuro e in quell’occasione aveva detto che sarebbe tornato in Italia.
Ancora oggi per la sua collaborazione pare non essere però terminata, infatti, due pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo lo interrogheranno nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Calogero Di Bona, sottoufficiale della polizia penitenziaria, ucciso con il metodo della ‘lupara bianca’ il 28 agosto 1978 .
Un uomo che fece tanto discutere anche contro lo Stato italiano quando, nel 2006, in cambio dell’uscita dal programma di protezione, era pronto a offrirgli una liquidazione finale pari a circa un milione di euro.
“Capitalizzazione” che non andò mai in porto.
Alessandro Ambrosini
Fonte fotografica ( Unità)