L'Hagakure e il teorema di Archimede

Creato il 26 maggio 2010 da Vix

“Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma, anche tentando di ripararci sotto i cornicioni, ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.” (I, 79)

Pubblicata per la prima volta nel 1906, ma composta due secoli prima, Hagakure è una delle opere più famose della letteratura giapponese, che racchiude l’antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi. Quello riportato qui sopra è, a mio avviso, una perla di inestimabile valore esistenziale, la cui applicabilità è davvero, come sottolinea l’autore, universale.
E’ un lampo che illumina il cammino al buio, è un invito all’accettazione attiva contrapposta all’indugio dell’autocommiserazione.
E’ una professione di impegno, un incoraggiamento a prendere la propria vita nelle proprie mani, senza aver paura di sporcarsele. O, come in questo aforisma, di bagnarsele.
Ma per quanto questo gioiello dell’umana consapevolezza, - che, vale la pena ricordarlo, venne formulato per trasmettere dei precetti marziali – abbia tuttora la capacità di accendere, con poche parole, una lampadina nella mente di chi lo raccolga, è nulla se comparato alla profonda e sintetica saggezza di quel precetto, tramandatomi oralmente nei giorni della mia fanciullezza, che passa ancora di padre in figlio sotto il nome di Teorema di Archimede: "Quando pisci, attento al piede."

Come sempre, less is more.

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