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L’hard-phone di Silvio e quell’insana, travolgente voglia di fascio

Creato il 06 aprile 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Di quello che fu il glorioso Corriere della Sera è rimasto ben poco, forse l’indirizzo della sede, sicuramente non la fama del grande giornale “liberal”, che nulla ha a che vedere con la traduzione in italiano di “indipendente per forza” . Da quando nel “patto di sindacato” siedono personaggi che con l’editoria non c’entrano una mazza, ma hanno parecchio a che fare, di riflesso, con la politica, il quotidiano milanese non si capisce più quale linea editoriale segua né quanto gli convenga continuare nella politica cerchiobottista che ha avuto sì il merito di lanciare “firme” del livello di Pigi Battista, di “Betulla”, di un Ostellino qualsiasi e ora perfino di Antonio Polito, ma che dall’altra parte gli ha causato un’emorragia di vendite e di credibilità lontana dall’essere fermata. Così, quando pubblica le ultime tre telefonate (in ordine di uscita e non di cronologia) nelle quali si sente la voce del presidente del consiglio, non si capisce bene se lo fa per spirito giornalistico, per fare un dispetto a Silvio o per minare la credibilità dei giudici. Quello che è certo è che la pubblicazione delle telefonate ricevute dal presidente del Consiglio, e fatte da Nicole Minetti, Raissa Skorkina e Marysthelle Polanco hanno causato l’alzata di scudi di tutto il centrodestra immediatamente pronto a sparare a pallettoni sui magistrati rei di aver “agevolato” la pubblicazione di atti per i quali, secondo il 2232 di turno, i giudici  avrebbero dovuto richiedere l’autorizzazione a procedere della Camera. Inutile spiegare che se viene intercettato il telefono di Nicole Minetti e si sente la voce di Silvio, non è Silvio ad essere intercettato ma la consigliera regionale ministro degli esteri in pectore. Ma da questo orecchio, gli uomini del Capo non ci hanno mai sentito né ci sentiranno mai convinti come sono del fatto che se Berlusconi è un puttaniere la colpa è della intercettazioni telefoniche che il reato lo hanno scoperto mica di Silvio. Ma da persone che stabiliscono per legge che Ruby è la nipote di Mubarak cosa volete venga fuori, buon senso? Resta ancora da capire come diavolo possano 314 deputati dotati di un’intelligenza normale, nella vita di tutti i giorni magari stimati professionisti, votare alla Camera un provvedimento come quello del conflitto di attribuzione avvalorando la barzelletta che Ruby è la nipote dell’ex leader egiziano. Come ha potuto questo paese trasformarsi nel caravanserraglio di servi decerebrati che fanno ridere l’occidente, l’oriente e pure gli indigeni dell’Amazzonia senza provare mai la benché minima vergogna di fronte al loro essere perennemente, costantemente, irrimediabilmente mezzeseghe. E qui non c’entra né la pochezza dell’opposizione né l’italiano barcollante di Di Pietro né la diaspora della sinistra, è un problema di dignità, di sentirsi uomini e non merde, di non dire sempre “signorsì” a un lenone malato di satiriasi, che sarà pure miliardario ma che per una malformazione genetica si ritrova il cuore nella patta dei pantaloni. Quello dei “magnifici 314” è diventato ormai un servilismo acritico, da cervelli in pappa, da mezzi uomini e un quarto di donne che senza Silvio si ritroverebbero in una discarica qualsiasi a fare la scelta del pranzo e della cena fra i rifiuti. Sono gli stessi che ora si sono messi in testa di togliere dalla Costituzione la norma transitoria del divieto della ricostituzione del partito fascista. Ma in che paese viviamo? Ma chi siamo diventati se sentiamo il bisogno di far tornare in vita la vergogna? Forse è vero, non basta quella che c’è, quella che fa dire a Silvio a Nicole Minetti “Amore, domani sarai con me in parad...no, scusa, ogni tanto mi confondo, in parlamento”. “Ho capito, passa da Spinelli” a Raissa Skorkina che gli dice di essere rimasta senza “benzina”, per chiudere con la sua segretaria che telefona a Barbara Faggioli per dirle: “...la volevamo per costruire la verbalizzazione della normalità delle serate del presidente”: più testimoni a discolpa di questi non ce n’è. La fregatura è che Ghedini se la ride.


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