L’Honduras verso le elezioni di novembre, in gioco il futuro del paese

Creato il 29 agosto 2013 da Eldorado

È ufficialmente iniziata in Honduras la campagna elettorale in vista del voto del 24 novembre. Otto i candidati, ma solo tre con reali possibilità di risultare eletti: Xiomara Castro (Partido Libertad y Rifundación, Libre), Juan Orlando Hernández (Partido Nacional, attualmente al governo) e Mauricio Villeda (Partido Liberal). Sull’intero processo peserà un fantasma, quello del golpe del giugno 2009, mai digerito dagli honduregni che andranno al voto con l’opportunità, questa volta, di scegliere se continuare con l’attuale stato delle cose o se tornare all’esperimento sociale di Zelaya. Xiomara Castro è infatti la moglie di Mel Zelaya ed il suo programma ricalca quello che aveva già inaugurato suo marito prima del colpo di Stato, il cui punto centrale era un ampio piano di riforme che potesse allineare l’Honduras al socialismo di stampo chavista. Da allora sono passati quattro anni, che l’Honduras ha vissuto sotto il rigurgito della destra militarista che ha pensato più a mantenere i propri privilegi (pensiamo alle repressioni nel Bajo Aguán per difendere i latifondi) che a risolvere i problemi del paese che si trova ora sull’orlo del default finanziario, con una criminalità difficile da arginare (con il più alto tasso di omicidi nel mondo) ed una povertà endemica.

Il terreno è florido per una vittoria della Castro. La gente è stanca e nemmeno lo spauracchio di un socialismo di stile venezuelano sembra dare alla destra la sicurezza di poter vincere queste elezioni. Gli ultimi sondaggi danno alla Castro un vantaggio di tre punti percentuale su Juan Orlando Hernández che, manco farlo apposta oltreché politico è imprenditore. Presidente del Congreso Nacional, Hernández (45 anni) è la figura rampante della politica locale. Chiaro il suo punto di vista: ¨Le Forze Armate devono avere un ruolo protagonista¨ ha dichiarato per dimostrare tutto il suo appoggio alla recente legge che autorizza i militari a svolgere compiti di polizia.

Una legge per combattere la criminalità secondo la destra, che l’ha creata, sostenuta e votata, un attentato contro i diritti civili per la sinistra ed i partiti progressisti, che vedono con questa misura (che legittima l’impiego di cinquemila effettivi per le strade) la militarizzazione definitiva della società honduregna.

Non sarà una campagna facile, basata più sullo scontro che sul confronto, dove sono già partite le accuse di brogli e di ingerenze e dove, alla fine, l’oligarchia si ritroverà a fare fronte comune contro la Castro ed al pericolo che, quattro anni fa, aveva pensato di aver eluso. Sarà un tutti contro tutti, senza colori e forze intermedie capaci di mediare e dove l’Honduras si gioca il proprio futuro.


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