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“L’Iddio ridente” di Luigi DI RUSCIO. Recensione di Antonio Fiori.

Creato il 14 agosto 2010 da Fabry2010

“L’Iddio ridente” di Luigi DI RUSCIO. Recensione di Antonio Fiori.

Irridente ma a suo modo teologica, parateologica, questa poesia squarta parole e simboli consolidati e si appella a una critica radicale dell’uomo – dunque, inevitabilmente, anche dell’uomo che crede. Il poeta dispiega tutte le armi possibili, tutte le varianti della provocazione: dall’ironia al sarcasmo, dalla parodia al neologismo; snocciola testi brevi segnati dalla sola numerazione progressiva, sferza i luoghi comuni della falsa religiosità, smonta la tradizione e la rimonta provocatoriamente in varianti ipotetiche e inaspettate. Siamo di fronte ad una massiccia attività di demistificazione, praticata quasi come un dovere, un “dover dire” etico, assertivo. Ecco, Luigi Di Ruscio è vero poeta del dissenso, capace di un’esposizione integrale, impermeabile al tempo e alle distanze, capace di coerenze ostinate ma anche di affermazioni sorprendenti e ossimoriche.
Una poesia analizzata molto bene da Stefano Verdino nella sua introduzione, che definisce la scrittura “materia verbale incandescente”, ed il poeta come “oltranzista”, “irridente” ma nel contempo “sacro”, deciso a raccontarci la storia della sua inimicizia con Dio (che per lui è “annegato”, “sparito”, “inesistente” ).

Eppure Dio è ben presente in questa raccolta: “…si era intrufolato perfino/ nel cassetto dove tengo le carte ”. C’è, in fondo, l’assidua presenza di un’inesistenza, così che mi sovviene, da un altro universo poetico, l’ormai famoso verso di Bertolucci: “Assenza, più acuta presenza”. Sotto la “materia verbale incandescente” s’agita continuamente, e affiora spesso, la biografia del poeta: il preciso ricordo, le ragioni della passione politica, lo sdegno per una contemporaneità inconciliabile a qualsiasi ideale.

La raccolta si dipana in 308 epigrammi (Verdino li definisce anche ‘iscrizioni’) dove si alternano parodia e gioco verbale, vita vissuta e visionarietà, provocazione e metapoesia. La sensazione, a fine lettura, è di una proficua spossatezza. (Antonio FIORI)

25.

mi alzo alle cinque del mattino
inizia un giorno come niente fosse
continuo a scrivere sino a che tutto è facile
come il raccorciarsi e l’allungarsi delle ombre
i versi si piegano ad tutte le parti
affondano nelle parti più tenebrose
amando tutto moltiplicato per tutto.

36.

cadde anche l’angelo custode
lo trasportammo sopra una scala
pesava come il piombo
il suo volo caduto.

41.

In questo mattino luminoso
è come se lo stesso iddio
venisse a visitarmi
entrando dalla finestra spalancata.

89.

Cristo ha detto di amare i propri nemici
infatti essendo un nemico d’Iddio
io da Dio sono molto amato.

180.

Iddio non esiste
siamo soli e matti
in un nubifragio di carte disperse
i segni delle rinunce e dell’irrinunciabile
resta solo quello che avevo spellato
e mai mi sono sentito
così intensamente vivo
come quando ero così vicino alla morte.

277.

negli ultimi anni sono
stato preso dalle poesie cortissime
a comunicazione rapida
poesie violentissime
a presa diretta senza sotterfugi.

*

Luigi Di Ruscio
L’Iddio ridente
Zona, 2008



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