L'ideologica opposizione del Vaticano al Nobel di Edwards

Creato il 14 ottobre 2010 da Andream

Come molti sapranno, il premio Nobel 2010 per la medicina è andato ad Robert Edwards, il medico che per primo applicò la fecondazione in vitro sugli esseri umani. La tecnica pionieristica di Edwards ha dato letteralmente la vita, negli ultimi 32 anni, a ben quattro milioni di persone, che non sarebbero mai nate altrimenti

Questo premio ha ricevuto una copertura mediatica maggiore del solito dai mezzi di informazione, in quanto esponenti della Chiesa cattolica hanno immediatamente criticato il premio ad Edwards e alla fecondazione in vitro come una scelta non etica.

Le argomentazioni dell'opposizione vaticana alla fecondazione in vitro sono riassumibili in tre punti:

  1. questa procedura richiede la produzione di numerosi ovuli fecondati, ma solo pochi sono effettivamente impiantati, mentre gli altri sono distrutti, uccisi;
  2. la possibilità di attuare l'atto della fecondazione esternamente al corpo della donna ha dato vita a fenomeni eticamente inaccettabili quali quello della fecondazione eterologa e quello degli "uteri in affitto";
  3. la fecondazione in vitro è una manipolazione diretta e tecnologica di un aspetto fondamentale dell'essere umano, il suo concepimento.

La mia posizione a riguardo è che le critiche avanzate alla fecondazione in vitro e quindi ad Edwards siano mal dirette e fondamentalmente originate da una posizione ideologica. Cercherò di spiegare il perché.

Ignacio Carra­sco (membro dell'Opus Dei) è il Presidente della Pontifi­cia Accademia per la Vita, ed è probabilmente l'esponente di maggiore spicco delle gerarchie vaticane che si è espresso sulla vicenda. Pur confermando i meriti di Edwards, Carrasco ha criticato l'assegnazione del premio affermando che "la scelta di Robert Edward sia completamente fuori luogo":

Innanzitutto, senza Edwards non ci sarebbe il mercato degli ovociti con il relativo commercio di milioni di ovociti; secondo, senza Edwards non ci sarebbero in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che nel migliore dei casi sono in attesa di essere trasferiti negli uteri ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire e questo è un problema la cui responsabilità è [del] neo-premio Nobel. Infine, senza Edwards non ci sarebbe l'attuale stato confusionale della procreazione assistita con situazioni incomprensibili come figli nati da nonne o mamme in affitto.

Non nega i meriti di Edwards, ma ne ribadisce le colpe Roberto Colombo, membro della stessa accademia e docente della Cattolica di Milano:

non si può tuttavia dimenticare il numero ancor più grande di vite umane individuali, allo stadio di sviluppo embrionale, che sono state interrotte dalle condizioni sperimentali della loro coltura in vitro, dalla selezione operata su di esse, e dal mancato impianto in utero.

Più articolata è la posizione, diffusa poco dopo l'annuncio dell'assegnazione del premio, dall'associazione Scienza e Vita, che ha fatto sapere tramite un'intervista del suo co-presidente Lucio Romano a Radio Vaticana come di fronte a questa scelta:

non possiamo non ricordare la visione riduzionistica della vita insita nelle procedure di fecondazione artificiale, nelle quali l'essere umano si traduce da soggetto a oggetto, vale a dire a mero 'prodotto del concepimento'.
Evidenziamo, inoltre, le derive antropologiche, etiche e sociali che scaturiscono dal ricorso, ad esempio, alla fecondazione artificiale eterologa o alla maternità surrogata. Queste tecniche sovvertono il concetto naturale di genitorialità e alterano il diritto fondamentale da parte di un figlio di riconoscere non solo la propria identità genetica, ma che questa sia anche in sintonia con quella biologica e sociale.
[...] pensiamo al congelamento degli embrioni e alla diagnosi genetica preimpianto, che comportano la soppressione di vite umane, selezionando gli embrioni ritenuti più idonei al trasferimento ed escludendo quelli non 'di qualità'.

Romano fa alcune affermazioni difficilmente condivisibili anche da un cattolico - è infatti evidente che se le persone avessero diritto ad avere identità genetiche (che non so in che modo possano essere distinte da quella biologica) e sociali coincidenti bisognerebbe proibire le adozioni.

Ma, a parte questo, il suo discorso è molto chiaro e riassume quello di Carrasco e Colombo:

  1. questa tecnica rende l'essere umano un oggetto;
  2. questa tecnica apre la porta a pratiche discutibili come la fecondazione eterologa (col seme di una persona esterna alla coppia) o la maternità surrogata (gli "uteri in affitto"), che possono avere anche aspetti commerciali;
  3. questa tecnica porta alla distruzione degli embrioni non impiantati, delle "vite umane".

E, come dice Carrasco, di tutto ciò è responsabile Edwards. Ma le critiche vaticane sono tutte e tre invalide: vediamo perché.

Confutazione delle critiche

L'"oggettivizzazione" dell'essere umano

La prima argomentazione è esemplificata da Lucio Romano, quando afferma che con la fecondazione artificiale "l'essere umano si traduce da soggetto a oggetto, vale a dire a mero 'prodotto del concepimento'".

Questa posizione è davvero strana: se ci si pensa bene, la fecondazione artificiale non è altro che una forma più cosciente e più laboriosa della fecondazione naturale, ma per il resto ad essa molto simile. La coppia che vuole e concepisce un figlio, che lo faccia naturalmente o artificialmente, pratica una scelta consapevole; questo, però, non rende il figlio un mero "prodotto del concepimento".

Ma anche se questo non fosse, come si può considerare un essere umano "oggetto" più che "soggetto" perché il suo concepimento è stato aiutato da tecniche mediche? Quale sarebbe allora il passo successivo e coerente, quello di dare dei robot a coloro che posseggono un organo artificiale o che devono ricorrere alle macchine per espletare alcune funzioni vitali come la dialisi o la respirazione?

Dunque, anche se senza dubbio si tratta di un'accusa che tocca la nostra sensibilità di esseri umani, affermare che la fecondazione in vitro rendere l'essere umano un oggetto è totalmente fuori luogo.

Le discutibili pratiche correlate

Sia Carrasco che Romano fanno correttamente notare come attorno alla fecondazione in vitro si siano sviluppate delle pratiche moralmente discutibili.

Una di queste è la fecondazione eterologa, in cui il seme maschile o l'ovocita femminile non appartengono al padre o alla madre del bambino, ma è ottenuto tramite un donatore o una donatrice. Stiamo quindi parlando di un bambino che avrà solo uno dei due genitori biologici come genitore "anagrafico", un caso non tanto raro, a dir la verità, e che non riscuote la demonizzazione che invece riscuote la fecondazione eterologa: non mi risulta infatti che la Chiesa demonizzi allo stesso modo i figli naturali.

L'altra pratica è quella della maternità surrogata: la donna che porta a termine la gravidanza lo fa al posto della madre "anagrafica" del bambino: spesso si tratta di donne non imparentate con la coppia, ma in alcuni casi è accaduto che a prestarsi a questo compito fosse la nonna materna del bambino.

Si tratta, ripeto, di pratiche discutibili sul piano morale, ma la cui responsabilità non ricade certo sulla fecondazione artificiale né tantomeno su Edwards. Spetta alla società interrograrsi sull'opportunità di permettere queste pratiche, senza però permettere che alcune pratiche collaterali impediscano del tutto l'accesso a questa soluzione dei problemi di procreazione.

Ancor meno valida è la posizione di Carrasco, il quale addossa ad Edwards la colpa del mercato degli ovociti (le cellule uovo femminili, sostanzialmente, che sono acquistate dalle coppie in cui la donna è sterile). E' infatti palese come questa parte commerciale non sia in alcun modo colpa di Edwards, il quale ha semplicemente messo a disposizione una tecnica. Accusarlo dell'esistenza di questo mercato sarebbe come accusare di aver inventato il mercato degli organi il primo chirurgo che ha effettuato un trapianto di rene (Murray, nel 1954, anche lui destinatario del Nobel, nel 1990).

La distruzione degli embrioni

L'ultima critica avanzata dai cattolici è probabilmente quella più sentita e, a parer mio, quella centrale: la fecondazione in vitro porta alla distruzione (i cattolici dicono "uccisione") degli embrioni sovrannumerari.

Accade infatti che per aumentare le probabilità di successo della fecondazione (che a trent'anni di distanza dal primo impiego della tecnica sono ancora intorno al 30%), e in modo da evitare alla donna ripetuti cicli di maturazione degli ovociti (che non sono certo leggeri da sopportare), ad ogni ciclo siano ottenuti più embrioni di quanto si impiantino ad ogni tentativo; solo gli embrioni più attivi, e dunque con maggiori probabilità di sviluppo, sono impiantati, mentre i restanti sono conservati per eventuali tentativi successivi. Se la fecondazione ha successo o se i tentativi sono interrotti, gli embrioni conservati sono, compatibilmente con la legge, distrutti.

Il punto di vista dei cattolici è chiaro: Carrasco parla di morte degli embrioni e afferma che la responsabilità di questo sia di Edwards; Colombo fa riferimento al gran numero di " vite umane individuali allo stadio di sviluppo embrionale" che vengono interrotte; similmente Romano parla di "soppressione di vite umane". Si tratta del punto centrale della discussione.

Origine ideologica dell'opposizione cattolica alla fecondazione in vitro

E' dunque evidente che il dibattito attorno alla fecondazione in vitro si riduce a questo: i cattolici ritengono che gli embrioni fecondati siano esseri umani in tutto e per tutto, e che la loro soppressione sia in realtà un'uccisione.

Una prima considerazione da fare riguarda gli aborti spontanei: per ogni cento concepimenti naturali, solo un numero compreso tra 30 e 50 (non è chiaro) porta alla nascita del bambino; in tutti gli altri casi avviene un aborto spontaneo, di cui la madre non giunge neppure ad accorgersi. In altre parole, secondo i cattolici per ogni bambino nato vi sarebbe un altro essere umano morto ancor prima che ci si accorga che esiste; eppure non mi pare che i cattolici si straccino le vesti dinanzi a questa mattanza...

La seconda considerazione, che è quella poi centrale, è che in realtà questa credenza è puramente ideologica: nasce da considerazioni e credenze che non appartengono al mondo fisico e reale, ma che vengono fatte ricadere su di esso senza rendersi conto della loro inadeguatezza.

Mi riferisco alla credenza che gli esseri umani abbiano un'anima, e in particolare all'idea cattolica, di origine relativamente recente, che quest'anima si "impianti" nell'embrione nell'atto del concepimento. Parlo di idea recente in quanto prima i cattolici ritenevano che l'anima entrasse nel corpo solo quando il sistema nervoso era completamente formato, attorno al terzo mese, come ad esempio riteneva Agostino d'Ippona.

E' evidente che quella dell'anima sia una credenza, dato che gli studi neurologici e fisiologici non hanno portato a nessuna prova della sua esistenza, ma semmai della sua inesistenza. Trasportare l'esistenza dell'anima dal reame delle idee teologiche a quello della pratica medica è proprio l'atto ideologico di cui parlavo.

Chiaramente i cattolici hanno tutto il diritto di credere in ciò che vogliono, ma hanno anche il dovere di rendersi conto che non possono pretendere che questa credenza debba essere imposta agli altri. Cosa che, invece, è stata fatta con la legge 40 e che è sottintesa nell'attacco vaticano al Nobel a Edwards.


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