AMICO – Ciao. Sai, l’altro giorno stavo guardando un servizio de Le Iene alla TV, hanno parlato dei bitcoins di cui mi avevi accennato l’altra volta e anche di una cosa chiamata Deep Web. Hanno detto che si possono commerciare droghe, armi e che è pieno di materiale pedo-pornografico…
IO – Sì, guarda, è una cosa risaputa. Diciamo che c’è un lato “nascosto” di Internet nel quale, tramite anonimato, è possibile acquistare e vendere materiale normalmente illegale. Vengono utilizzati i Bitcoins proprio perché, tramite opportuni accorgimenti, sono l’unica valuta che può non lasciare traccia.
[apro in 2 secondi il mio fedele TOR e accedo a Black Market]
IO – Ecco, questo è Black Market. Un sito simile a quello che hanno recentemente chiuso, Silk Road.
AMICO – Ma come!?! Ci si accedere così facilmente?
IO – Sì, non è affatto difficile, chiunque può entrarci senza troppi problemi. Basta avere il programma giusto ed ovviamente saper utilizzare gli opportuni accorgimenti. Ovviamente senza le opportune nozioni rischi di vanificare il tutto, quindi non provarci a casa; per il momento accederemo in sola lettura così ti faccio rivedere “dal vivo” ciò che hai già visto alla tele.
[mi iscrivo con una email temporanea giusto per loggare e fargli vedere cosa si trova all'interno del sito]
AMICO – Ma caspita, si trova di tutto! Guarda le categorie lì a sinistra: droghe, armi, servizi di qualsiasi tipo…
IO – Sì, e come puoi notare in alto a destra c’è un logo che ti indica che puoi pagare in bitcoins. Per esempio, prendiamo un prodotto a caso… questo esplosivo dell’esercito Argentino costa esattamente 5 bitcoins, circa 600€ ad occhio e croce.
AMICO – Certo che è interessante questa cosa, se la gente prendesse coscienza di queste cose… viste in TV non fanno lo stesso effetto.
Confermo, non fa lo stesso effetto. Le cose se non le si toccano con mano, non si capiscono.
Ed è veramente ironico, ora che mi sono riguardato l’episodio, come il media televisivo riesca a distorcere le informazioni in maniera così palese senza che il pubblico cambi canale. E’ facile manipolare la realtà quanto il tuo interlocutore non sa di cosa stai parlando, è la prima regola di un qualsiasi commerciante, e si applica in toto anche al servizio mandato in onda.
Vero, è attinente alla realtà. Ma il Deep Web ed il Bitcoin vengono ancora strumentalizzati ed etichettati come pericolosi agli occhi della gente, che ovviamente non può fare a meno che credere a ciò che gli viene mostrato. D’altronde, embé, c’è un agente della Postale sotto copertura ad avvalorare tutto ciò che viene detto… come si può non credergli?
La realtà è che il Deep Web è l’ultima roccaforte della libertà di espressione online, l’ultimo rantolo di un Internet che sta morendo per come era stato inizialmente progettato. In origine doveva essere una rete militare, basata su una struttura di tipo mesh (decentralizzata), in grado di resistere ad un qualsiasi tipo di attacco esterno. Se uno dei tanti nodi moriva, il sistema continuava a funzionare anche senza quel nodo. Ad oggi, vuoi per una massiccia implementazione dell’architettura client-server, tutto questo è stato ridotto ai minimi termini e rischia di sparire definitivamente a causa di programmi di spionaggio a livello globale come PRISM e xKeyScore. E per assurdo i Governi non solo non si oppongono a questo inesorabile Grande Fratello 2.0, ma incentivano il tutto con leggi ad-hoc atte ad imbavagliare la libertà di espressione e la libera circolazione di dati ed informazioni. Italia in prima linea.
Come già sapete, io credo molto nel Bitcoin come valuta. Un valore sicuramente non stabile, ma che non dipende in nessun modo dall’inflazione e che ha dimostrato grande maturità resistendo alla chiusura forzata di Silk Road. Una moneta che più viene accettata, più acquista importanza. Ed è proprio per questo che la notizia che Baidu ha iniziato ad accettare i BTC come moneta mi ha reso estremamente felice: si tratta del principale motore di ricerca cinese, e l’ennesimo sprint che ha dato al grafico è un ottimo segno positivo.
Noi internauti quindi dovremmo essere i primi ad essere consapevoli che le nostre libertà digitali sono a rischio. Noi, che in Europa utilizziamo questo mezzo di comunicazione quotidianamente, dovremmo ribellarci ad una politica che distrugge invece di creare, che disincentiva invece di premere sull’acceleratore dello sviluppo tecnologico. Anche se siamo dei caproni informaticamente analfabeti, ahimé, statisticamente parlando… [vedi infografica]