In quello stesso anno un altro grande esploratore partì alla conquista dell’Antartide: il capitano Robert Scott: morì nel marzo dell’anno seguente mentre , con altri quattro intrepidi compagni: Wilson, Evans, Oates, Bowers, dopo essere arrivati al Polo sud appena dopo il grande norevegese Amundsen, si trovavano a 18 chilometri dalla prima base dei rifornimenti.
Ma nell’Antartide sferzata dai venti gelati con temperature che giungono anche a – 90 gradi sottozero, 18 chilomentri sono una distanza invalicabile per chi sia ormai appiedato e preda degli stenti.
L’ultima annotazione sul diario di Scott è del 29 marzo: con grafia incerta predice la sua prossima fine e scongiura chiunque si trovasse a leggere quel diario di avere cura della sua famiglia e di quelle dei suoi compagni.
Adesso l’ignoto è nello spazio infinito; ma soltanto cento anni fa l’ignoto era ancora quel continente coperto dal ghiaccio, inospitale e deserto.