In Francia il XVII secolo era stato caratterizzato dal pensiero cartesiano, gli intellettuali in questo periodo di transizione si trovarono quindi a confronto con le diverse tendenze, razionalistiche e gianseniste, presenti all’epoca. Alcuni prosecutori della critica libertina approdarono alla tesi ateistica: la religione è impostura, espediente politico per sottomettere l’umanità all’autorità di una casta; altri come Locke e poi Voltaire, la ritennero utile base per la convivenza civile. Nel 1710 fu distrutto il Monastero di Port-Royal ma i giansenisti si rigenerarono e trasferirono la loro sede spirituale prima in Olanda e poi in Italia. Diderot e D’Alembert, dal canto loro, col nuovo metodo scientifico, sistemarono il sapere di allora in modo enciclopedico, affrancando definitivamente il razionalismo dalla mentalità metafisica; col pensiero di Rousseau l’illuminismo fuse poi la prospettiva intellettuale con un ipotesi di riforma politica, che si attuò, in modo sanguinoso e col coinvolgimento popolare, nella Rivoluzione Francese. Abbiamo già visto quì come e dove avveniva la circolazione delle idee, ed è infatti nei Salotti che le nuove idee illuministe si diffondono così velocemente in Francia. Le donne che animavano questi incontri furono le amiche e le compagne dei philosophes, recependo e talora modificandone il pensiero, in molti casi contribuendo alla stesura delle loro opere; dalle disquisizioni sulla galanteria e le buone maniere si passa quindi alle discussioni scientifiche e filosofiche. Diderot era l’animatore del salotto di M.me d’Epinay, Voltaire l’idolo di quello di M.me du Chatelet e poi di quello di M.me du Deffand, ecco le più influenti e fondamentali donne dell’illuminismo francese pre-rivoluzionario:
Claudine Alexandrine Guerine de Tencin (1682-1749)
Fu educata e prese i voti nel convento di Montfleury, che era tutt’altro che un luogo austero ma anzi quasi un Salotto, dal quale ella riuscì comunque a sottrarsi facendosi annullare i voti grazie ai suoi potenti protettori, e amanti, tra cui il cardinale Dubois, il primo ministro di Francia e addirittura il reggente Filippo d’Orleans. Unico suo amore fu però il cavaliere Destouches, da cui ebbe un figlio che abbandonò, come allora spesso accadeva, davanti a una chiesa. Il bimbo, battezzato Jean Le Ronde, diventerà il famoso enciclopedista d’Alembert. Nella sua rocambolesca vita M.me de Tencin fu anche accusata da un suo amante, prima del suicidio accuratamente preparato da lui stesso, e fu quindi arrestata e rinchiusa nella Bastiglia, ma scagionata al processo. Il suo vivace salotto, “My menagerie”, era animato da Fontanelle e da Montesquieu, le “mes betes” come chiamava i suoi ospiti. Scrisse ella stessa alcune opere tra cui il romanzo “Le memorie del conte di Comminges” ritenuto un capolavoro dell’epoca.
Marie Therese Rodet poi M.me de Goffrin (1699-1777)
Di famiglia ricca e borghese, amica della Tencin, le succedette alla sua morte, raccogliendo molti dei suoi frequentatori nel suo salotto come loro guida e mentore, era considerata giudiziosa rispettabile e religiosa e congedò dai suoi ritrovi, nel 1776 un anno prima della sua morte, Diderot e D’Alembert per le loro idee troppo materialistiche.
Marie Anne de Vichy Charmond poi M.me du Deffand (1696-1780) nobile, ma di fortune modeste, fu educata in un collegio laico a Parigi dal quale uscì per sposare un uomo, suo cugino marchese de la Lande, che non aveva mai visto prima. Rappresentò l’esempio più tipico e interessante di quella “malattia morale” diffusa tra le donne più abbienti del diciassettesimo secolo: l’ennuit o noia, presente in tutti i boudoirs e che in alcune donne prendeva la vorma di un male fisico: i vapeurse. Dal carattere ironico e indipendente, fu l’amante del Presidente della Convenzione, Hérault, rivoluzionario giacobino a cui rimase legata da una profonda amicizia. Nel 1722 conobbe Voltaire la cui amicizia per tutta la vita è testimoniata dalle lettere, alcune delle quali molto critiche verso Rousseau. Scacciata dal marito per i suoi numerosi amanti si rifugiò nella mondanissima Sceaux. Nel 1747 aprì il suo Salon dove accolse i Philosophes della prima generazione. Particolarmente angosciata per una progressiva cecità da cui era affetta, adottò la giovane M.lle de Lespinasse, figlia illegittima di una nobildonna, con la quale poi troncò ogni rapporto dopo essersi accorta che la giovane aveva organizzato a sua insaputa un salotto che si teneva un ora prima del suo e che dirottava molti dei suoi ospiti da lei. Fu in questo periodo che conobbe Walpole, l’autore anti-illuminista de “Il castello d’Otranto” che, nonostante la differenza d’età, amò appassionatamente e di nascosto, mai ricambiata.
Gabrielle Emilie le Tonnelier de Breteuile poi Marchesa du Chatelet (1706-1749)
Frequentò la corte, la regina in particolare, e fu amante del duca di Richelieu. Appassionata di scienze, intraprese gli studi superiori di fisica e matematica. Dopo otto anni di noioso matrimonio, iniziò una relazione con Voltaire per cui lasciò il marito e la vita di corte; fu una relazione matura basata sulle affinità intellettive più che sentimentali e con lui si trasferì a Cirey, in Lorena, convivendo per circa 15 anni in una casa-laboratorio che si riempì come una biblioteca dei loro libri e, per gli interessi di lei, divenne ben presto il centro di promozione della fisica Newtoniana. Il testo di Voltaire “Elements de la philosophie de Newton” fu scritto in realtà con lei, in particolare per la parte riguardante l’ottica, ma fu attribuito solo al famoso filosofo. Tradusse numerosi testi e scrisse alcuni libri di fisica e matematica tra cui “Istituzioni di fisica” tentando di apportare alle tesi Newtoniane una base metafisica che lei riteneva indispensabile, ma il suo revisore Koening affermò di aver dettato lui quell’opera e solo alla morte della donna che le fu riconosciuta la maternità del testo. Scrisse anche un trattato “della Felicità” tema caro agli illuministi, dove emerge un ideale di felicità terrena che può essere sintetizzato con una sua stessa affermazione “Bisogna cominciare a dire a noi stessi che non abbiamo altro da fare a questo mondo che procurarci sensazioni e sentimenti piacevoli”. Dopo il lungo legame con Voltaire, ebbe una relazione con il Marchese di Saint-Lambert e morì mettendo al mondo un figlio concepito con lui.
Nacque nel 1732 da un unione adulterina e, adottata ed educata da M.Me du Deffand, si trovò a 32 anni scacciata da quest’ultima. Dopo una tenera amicizia con D’Alembet si legò allo spagnolo Marchese di Mora e poi al Marchese di Guibert. Il suo salotto, dove si discuteva senza ulteriori intrattenimenti poiché cene e pranzi non erano alla portata della modesta rendita della donna, divenne presto il rifugio degli enciclopedisti.
Louise Florence Petronille de Tardieu D’Esclavelles poi M.me d’Epinay (1726 -1783) di nobile famiglia normanna, ebbe un infelice matrimonio testimoniato nelle sue “Memoires”: il marito la tradiva e per sentirsi più libero cercò di comprometterla favorendo le attenzioni degli uomini per lei; ella si vendicò accettando le attenzioni di Dupin de Francueil innamorato di lei. All’epoca la cosa non fece troppo scandalo poiché un matrimonio in cui il marito amasse la moglie era una rarità, ed essere gelosi era ritenuto estremamente sconveniente. Quando nel 1749 si separò dal marito, separò anche i suoi beni e le sue rendite dalla avventata prodigalità del lui. Di cultura ampia ed eterogenea si occupò anche di pedagogia scrivendo per la figlia Emilie e nel’ultima parte della sua vita, delusa dalle sue storie tormentate, cercò sollievo, con scarsa convinzione, nella religione.
Francoies d’Issemburg d’Happancourt, poi M.me de Graffigny (1695-1758) rimase celebre per
le sue Lettres in cui descrive la vita privata di Voltaire e M.me du Chatelet; sua nipote Anne Catherine de Ligneville d’Autricourt poi M.me Helvetius tenne un salotto da cui prese l’avvio il movimento degli Ideologues animato da Diderot, D’alembert, M.me de Stael ed anche Benjamin Franklin e Stendhal.
Louise Honorine Crozat du Chatel poi duchessa di Choiseul, nipote del finanziere di Luigi IVX, dal carattere in contrasto con la tendenza delle donne a lei contemporanee, non soffrì di ennuì come la sua amica M.me de Deffand, e fu una critica severa degli idolatrati Voltaire e Rousseau.
Renèe Caroline de Froullay poi Marchesa di Crèqui (1714 – 1803) orfana, allevata dalla nonna
materna, sposò il marchese di Créqui del quale rimase vedova dopo solo 3 anni di matrimonio. Fu amica di d’Alembert e di Rousseau, condusse una vita ritirata, e priva di vizi, riteneva che l’educazione delle ragazze non si dovesse limitare alla danza alla musica e ai romanzi e a tutti gli aspetti esteriori dell’esistenza. Poiché questa educazione non poteva produrre né il coraggio né la cultura o la moralità che poi veniva richiesta alle donne, e criticava l’aristocrazia poiché disprezzava il lavoro domestico, fondamento, secondo lei, di ogni solida educazione. Durante la Rivoluzione fu arrestata e tenuta prigioniera in un convento. Si risposò nel 1796 pochi anni prima di morire, col cavaliere Boufflers.
…e la prossima volta le donne della Rivoluzione.
Biblio
N. Zemon Davis, A. Farge – Dal Rinascimento all’età moderna, Storia delle donne, Laterza -Bari
per chi legge in francese: M. De Lescure Les Femmes Philosophers Ed. Dentu Paris https://archive.org/stream/lesfemmesphiloso00lesc#page/n0/mode/2up