L'illusione è finita. Il PD non è più un partito di Sinistra.

Creato il 09 marzo 2016 da Freeskipper
di Gerardo Lisco. Le primarie per l’individuazione del candidato sindaco a Roma e Napoli sono la fine di un’illusione. Il risultato dovrebbe svegliare tutti coloro che pensano che il PD di Renzi possa essere ancora trasformato nel partito politico di centrosinistra, forse meglio dire di sinistra centro, che in molti abbiamo immaginato. Le critiche della minoranza del PD, rappresentata da Roberto Speranza, non sortiscono gli effetti sperati perché il soggetto al quale sono rivolte, semplicemente, non esiste. Il PD di Renzi è il “non luogo” della costruzione politica.
I soggetti ai quali si rivolge sono gli interessi organizzati presenti sui territori che in quel momento sono funzionali all’egemonia di Renzi e al suo Comitato elettorale e di interessi. Le critiche di Speranza avrebbero avuto effetto e raggiunto l’obiettivo se fossero state rivolte a un partito organizzato, strutturato e portatore di una precisa e determinata cultura politica. La risposta di Orfini non poteva essere quella che è stata, ossia fuorviante, demagogica e autoreferenziale. Alle affermazione di Orfini circa il calo del numero di partecipanti alle primarie si potrebbe rispondere che oggi la partecipazione ha riguardato prevalentemente solo “truppe cammellate” per dare una parvenza di legittimità popolare a un uomo di apparato quale è appunto Giachetti. Alle precedenti primarie la partecipazione fu più alta perché, proprio per contrastare le “truppe cammellate”, si mobilitarono pezzi di Società che credevano nella possibilità di rinnovamento offerta dall’elezione di Marino. Non è un caso che la battaglia a garanzia di quegli interessi che Marino avrebbe voluto combattere si giocò sulle preferenze, indirizzandole verso coloro che si sono poi rivelati i veri garanti del sistema di potere che da Alemanno a, suo malgrado, Marino non è affatto cambiato. I toni usati da Orfini mirano soprattutto a screditare i potenziali avversari, sperando che in questo modo l’elettorato in possesso di una coscienza critica si tenga lontano dalle urne e a votare vadano, appunto, le “truppe cammellate”. Diciamocela tutta e fino in fondo. Se a Renzi e ai suoi feudatari presenti sui territori, tra i quali iscrivo Orfini, interessasse davvero il livello della partecipazione sia alle primarie che alle elezioni amministrative e in futuro a quelle politiche, la questione sarebbe stata aperta e posta all’ordine del giorno. La scarsa partecipazione è come il numero degli iscritti, serve solo alla minoranza Dem per cercare di aprire un minimo di confronto e di dibattito, sperando che in questo modo Renzi si accorga di loro. Il tentativo è stato fatto subito dopo le elezioni amministrative in Emilia Romagna, immediatamente fermato e chiuso: le elezioni sono state comunque vinte. Il confronto andava aperto subito dopo le elezioni Europee; ma come si poteva, a distanza di pochi mesi dalla defenestrazione di Enrico Letta voluta anche dalla minoranza e con un risultato elettorale del 40%, chiedere conto a Renzi delle politiche che si apprestava a porre in essere. A partire da quel dato elettorale abbiamo assistito all’adesione pedissequa e totale a quanto imposto dalla troika. A Renzi non interessa la partecipazione, non interessa avere un partito, non interessa avere organismi di partito che funzionino, non interessa il confronto vero, non interessa avere un partito fatto di iscritti. A lui interessa comandare non governare. Come negli organismi del suo PD così in Parlamento gode di una maggioranza che gli consente di fare quello che vuole. Provate un attimo solo a riflettere su questo sta succedendo in Libia, sulla vicenda delle Banche, sulla “deformazione” della Costituzione: a Renzi interessa che a votare vadano solo quelli che votano per lui. Se non fosse chiaro fino in fondo ciò che non interessa a Renzi è proprio la Democrazia tout court. E’ per questa ragione che la minoranza PD non riesce a provocare nessun serio dibattito dentro e fuori lo spazio politico occupato da Renzi. Per queste ragioni sostengo che con le primarie tenute domenica a Roma e Napoli svanisce definitivamente l’illusione in un PD partito di sinistra–centro in grado di combattere il trasformismo politico, unica vera costante nella storia politica nazionale ed espressione della peggiore forma di conservatorismo politico e sociale. Sostengo che il trasformismo sia la forma peggiore della conservazione perché l’avversario non è chiaramente identificabile poichè fa leva, da una parte sugli interessi organizzati del ceto dominante e dall’altra sul sentimento qualunquista e nazionalpopolare, alimentato da trasmissioni come quelle della D’Urso e di Giletti, che rende le fasce sociali subalterne vittime e carnefici di se stesse.