C’è un momento delicatissimo e molto difficile nella vita delle coppie che stanno per diventare genitori. Arrivano d’improvviso attimi di pura follia confusionale nei quali si rischia il divorzio prematuro, per giusta causa. Il momento topico si conclama con l’acquisto di venticinque libri con i nomi, maschili e femminili, da attribuire alla creatura nascente, codesti nomi si tende a invertirli a piacimento: si può chiamare Andrea una femminuccia e Sole oppure Castagna, un maschietto. La scelta del nome del nascituro crea nervosismo, tensione, irritabilità, vi è una coltre di mistero che avvolge quelle lettere dell’alfabeto che comporrano il nome. Nascono diatribe non solo tra i futuri genitori, ma anche attorno alla cerchia di amici e parenti. Ognuno desidera dire la sua o il suo, proponendo i vari Gesù, Sandokan, Rin Tin Tin, Tex, Didascalia, Candy Candy, Cenerentola, Principeazzurro come si proponesse un piatto di spaghetti aglio,olio e peperoncino. Attorno a questa difficile decisione, che con il trascorrere dei secoli non è più regola ferrea, quando si appioppava d’ufficio il nome dei nonni, dello zio morto in guerra, della cugina suora missionaria, della trisavola ricchissima, del cognato barone… ma è diventata una scelta abominevole e di cattivo gusto per molti. E motivo di litigio inutile e sterile tra i componenti della famiglia che non sono riusciti a far accettare la proposta nominale. Chiamare Astemio un bimbo che poi da adulto diverrà alcolizzato è di cattivo auspicio, così come denominare Virtuosa una futura escort, non porta bene. Era uso comune battezzare il bebè con il nome di Simplizio, Artemio, Biagio, Immacolato, Porfirio, Genoveffa, Artemide, Concetta, Dirce, Osvalda, Adalberto, Giscardo ,Baldovino, Leonida, Remigio,
Leopoldo, Fredegario, Cesara, Abbone, Iones, Oddone, Bernardina, Bertrando, Ermengardo, Cesario, Gherarda, Giocacchino e via discorrendo. Anzi! Non si poteva discutere, non ci si poneva nemmeno il problema del cambio nome: si marchiava l’erede con il nome deciso alla priam settimana di ritardo della puerpera e tutto finiva a tarallucci e spumante, durante il Santo Battesimo. Ma oggi, amici miei, vi siete accorti della miriade di nomi che vengono impressi al bambino, senza nemmeno guardarlo in viso quando esce allo scoperto? Ci sono visini felici sorridenti e li si chiama Tristino, se un bimbo è molto minutino gli si appioppa il nome di Gigante, se nasce strillando lo si chiama Leone, perché ha ruggito subito e nella vita un nome così può sempre aiutare! Per non parlare del parere degli amici, che dicono la loro dal momento che hanno chiamato il bambino con il nome di un cavallo “Varenne”, o il nome di una pastasciutta o di un pesce: Pennetta, Fusilla, Sogliola, Cernia, Struzzo, Merluzza, Orata, Gambero… Cè anche chi ha viaggiato molto e sceglie Oceano, Mare, Pacifico, Atlantica, Egitto, Maldiva, Everest, Lago, Fiume, Torrente, Montagnola….aiuto, non c’è limite e nemmeno confine! C’è la gara alla stupidità umana o il desiderio forse di finire sul libro del Guinness dei Primati? Ma un semplice e poco complicato: Mario, Gianni, Dino, Gino, Roberto, Massimiliano, Federico, Alessandro, Giovanni, Antonio, Giulio, Francesco, Anna, Aurora, Martino, no eh? Troppo banale, troppo semplice, non fa trendy! Come puoi, se di cognome fai Ammazzalorso, chiamare Bruno tuo figlio? O se ti chiami Delcampo, chiamarlo Santo? Suvvia un poco di lungimiranza, per rispetto ai nascituri che verranno sicuramente derisi dai compagni di scuola! Fortunatamente oggigiorno, un cittadino italiano che abbia l’esigenza di cambiare il proprio cognome oppure il nome, o entrambi perché ridicoli, vergognosi, o riconducibili a famiglie di malaffare, può farne richiesta al Prefetto della Provincia di Residenza. Oppure si può rivolgere nella circoscrizione dove è situato l’ufficio dello stato civile, nel quale si trova registrato l’atto di nascita della persona che lo richiede. Le richieste devono avere però carattere d’eccezionalità, non si può cambiare il proprio nome o cognome per sfizio o capriccio. Pensate che io, sull’atto di nascita, ho scoperto quattro anni fa, che di secondo nome, (quindi non ho l’obbligo di riportarlo su documenti ufficiali) faccio “Maria Bettina”. Aggiungerei che il mio secondo nome, doppio, in questo caso, lo sento adatto ad una suora o a una persona che ha deciso di ritirarsi in una grotta umida a meditare per tutta la vita! Forse ora mi scriverà una Maria Bettina da Caltanissetta e mi dirà che è molto felice del nome che indossa, beata lei! Risi molto nell’appurare questo dato nel momento in cui andai a chiedere l’atto di nascita per sposarmi in Chiesa! Non l’ho mai saputo e quella birba di mia madre, si è ben guardata dal dirmelo! Forse oggi a 91 anni se n’è dimenticata! Si dice che amasse il nome “Elisabetta”, o Betty, (Curtis..), per mio babbo era uguale purchè fossi femmina, ma la biologa di famiglia, mia sorella vinse con Fabiana. L’aveva notato su un libro oggetto di studio per la sua tesi di laurea: vi era menzionata una tale biologa, dottoressa Fabiana nonsocosa e le piacque moltissimo. Mia madre accettò, ma come secondo nome non la scappai e vinse Maria Bettina, così forse di nascosto dentro alla culla, quando no nera sentita da nessuno, mi chiamava Betty. Ma non ditelo a nessuno! Sarebbe buona e umile cosa lasciare questa importante scelta a colui/colei che nasce, una volta divenuto adulto, attribuendo un nome “provvisorio” che diventerà definitivo se il soggetto lo gradisce. Un nome giusto ed appropriato la dice lunga sulla persona che lo possiede, non puoi chiamare Camelia, crisantema, o Gladiolo un bambino che da grande avrà la repulsione o l’allergia per i fiori, così come è sconsigliato affibbiare nomi riconducibili a uomini e donne che appartengono al mondo pornografico. Lasciamo stare i vari Moana, Rocco, Eva, Cicciolina e mi fermo qua, non avendo studiato bene la materia. Semplicità e sobrietà sempre, per non creare imbarazzi o vergogne gigantesche, come quella cliente della banca che si chiamava Figoni di cognome e i genitori o qualcuno dotato di senso dell’humor di nome le han messo Passera. Quando era in fila e toccava a lei, nessuno si azzardava a chiamarla per nome e cognome, imbarazzati noi stessi cassieri e adottavamo uno stratagemma…Speriamo invece, che dopo l’incontro di ieri di Matteo con Angela Dorothea Kasner, si possa ritornare a chiamare qualche bambina;Italia. Almeno per patriottismo e per dimostrare che dietro alla lavagna in castigo, inginocchiati sui gusci di noce, non ci vogliamo più andare!
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