L’imbrunire

Da Mercedescoach

Non è che io fossi più felice prima, quando vivevo là. Avevo mancanze. Cercavo l'amore. Certo, mi divertivo nel riempire mancanze e cercare l'amore. Ma all'ora dell'imbrunire la verità mi si rivelava, spietata sempre, creando un vortice esasperato, un vuoto centrifugo che si arrotola su sé stesso ad una velocità crescente risucchiando dentro, e in giù, tutto ciò che a fatica galleggiava in superficie.
E ora vivo qui, e posso dire di essere più felice di prima. Se non altro perché ho trovato l'amore, e poi l'abbiamo anche moltiplicato.
Ma ogni tanto torno là. E quando ci torno scopro ciò che avevo già scoperto senza vederlo. Come si dice dei pesci che non sanno di vivere nell'acqua. Acqua? Quale acqua?. E nuoto in un fiumi di baci all'arrivo e la partenza, di abbracci, di aiuti senza profitto, sotto il sole che buca le strade e addormenta tutti quanti nel primo pomeriggio; attorno ai fuochi che si accendono la sera, per contrastare l'imbrunire che duole dentro tutti.
Perché quel vuoto ci appartiene come specie. Ma qui l'imbrunire non si vede. E cuor che non vede si sa già. Allora non si accende neanche il fuoco ne ci si ritrova a bere attorno raccontando storie quanto meno improbabili. Ma il vuoto c'e è rode, perché stiamo vivendo contro natura. Vivere contro natura per me e non guardarci negli occhi, perché troppo intimo, provocante, faticoso, spudorato.
E quindi sorpassatemi milanesi, sorpassatemi sempre, andate avanti veloci, in macchina in bici o a piedi, correte verso i vostri appuntamenti inutili che non cambieranno il mondo in meglio di una virgola. Insultatemi ancora perché mi fermo col giallo. E' così bello il giallo che si avvicina al calore del sole. Andate avanti, masticando la vostra rabbia, la frustrazione di una vita che trascura la vita stessa, andate avanti con le vostre messa in piega e l'auricolare appiccicato alle orecchie per sentire i lamenti rabbiosi di altre messiinpiegatate rabbiose come voi, andate avanti, sorpassatemi, e non tornate mai indietro, non voglio sapere cosa avete trovato alla fine della vostra corsa.
Intanto l'imbrunire arriva, direi "inesorabile" o "puntuale" se non fosse così scontato, e vorrei essere presente, e farlo accomodare nelle mie stanze vuote, e riempirlo di fumi casalinghi, di cipolla rosolata e vino appena aperto e sigarette accesse alla finestra perché stiamo così bene, abbiamo così tanto capito ciò che ci fa male, che non si fuma più dentro. L'imbrunire arriva sempre e nelle mie stanze vuote io sono al sicuro, anche se a volte triste. E se guardi bene quella stanza, ha un giardino piccolo, dove qualche pianta cresce, e si sente un profumo di legna bruciata e un'immensità che scricchiola nelle fiamme nutrite da storie improbabili.