Ormai finita la mia pipa di olivo, la 5° che faccio. La prima (la pipa n°0) era pure in ulivo ma è finita con un buco bello tondo in fondo al fornello. Il blocchetto di ulivo non era facile da lavorare, avendo le venature, marcate, con il verso sbagliato. Per farle funzionare come volevo ho dovuto ruotare la mia pipa, quando ancora era solo un'idea, all'interno del blocchetto. Niente di speciale, ma c'è voluto del coraggio, allo stadio di apprendista in cui sono. Anche in questa pipa la maledizione dell'olivo tarlato ha colpito quando meno me l'aspettavo: bucando il cannello con una punta del 3 mi sono visto spuntare il metallo fuori dal legno. Non dentro il fornello, come sarebbe stato auspicabile, ma fuori dalla pipa, come NON doveva essere. Prendendo la punta tra le molte, mi sono trovato in mano un ferro lungo il doppio di quello che usavo di solito. E che io ero convinto fosse l'unica punta del 3 che avevo. Il foro è stato riparato abbastanza facilmente con colla e finissima segatura di ulivo e, alle prime fumate, non dà segnali di sè. Sulla radica appaiono due 'occhi' naturali che mimetizzano il forellino facendolo sembrare uno di loro. Sono abbastanza contento di questa pipa. In primo luogo per le venature frattali del legno che mi ricordano i materiali che faccio con gli editor dei programmi 3d. In secondo luogo perchè trovo le pipe curve abbastanza ostiche da realizzare, al livello di minima competenza che ho al momento. La forma mi obbliga a lavorare molto a mano, con la carta vetra. Ed è un piacere, quello di intagliare e lisciare, che ho sempre rimandato ma che adesso mi godo con calma: erano anni che compravo raspe e punte, trapani e sgorbie, senza sapere che tutta quell'attrezzatura aspettava solo che mi decidessi. L'abbinamento è con lo Squadron Leader della Samuel Gawith, di cui ho già parlato, e con un libro proprio adatto: Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di R. Lewis. Un libro piacevolissimo che racconta delle velleità di una scimmia che credeva di avere una missione civilizzatrice.
Ormai finita la mia pipa di olivo, la 5° che faccio. La prima (la pipa n°0) era pure in ulivo ma è finita con un buco bello tondo in fondo al fornello. Il blocchetto di ulivo non era facile da lavorare, avendo le venature, marcate, con il verso sbagliato. Per farle funzionare come volevo ho dovuto ruotare la mia pipa, quando ancora era solo un'idea, all'interno del blocchetto. Niente di speciale, ma c'è voluto del coraggio, allo stadio di apprendista in cui sono. Anche in questa pipa la maledizione dell'olivo tarlato ha colpito quando meno me l'aspettavo: bucando il cannello con una punta del 3 mi sono visto spuntare il metallo fuori dal legno. Non dentro il fornello, come sarebbe stato auspicabile, ma fuori dalla pipa, come NON doveva essere. Prendendo la punta tra le molte, mi sono trovato in mano un ferro lungo il doppio di quello che usavo di solito. E che io ero convinto fosse l'unica punta del 3 che avevo. Il foro è stato riparato abbastanza facilmente con colla e finissima segatura di ulivo e, alle prime fumate, non dà segnali di sè. Sulla radica appaiono due 'occhi' naturali che mimetizzano il forellino facendolo sembrare uno di loro. Sono abbastanza contento di questa pipa. In primo luogo per le venature frattali del legno che mi ricordano i materiali che faccio con gli editor dei programmi 3d. In secondo luogo perchè trovo le pipe curve abbastanza ostiche da realizzare, al livello di minima competenza che ho al momento. La forma mi obbliga a lavorare molto a mano, con la carta vetra. Ed è un piacere, quello di intagliare e lisciare, che ho sempre rimandato ma che adesso mi godo con calma: erano anni che compravo raspe e punte, trapani e sgorbie, senza sapere che tutta quell'attrezzatura aspettava solo che mi decidessi. L'abbinamento è con lo Squadron Leader della Samuel Gawith, di cui ho già parlato, e con un libro proprio adatto: Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di R. Lewis. Un libro piacevolissimo che racconta delle velleità di una scimmia che credeva di avere una missione civilizzatrice.
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