L'immobilismo dello Stato e la modernità della Chiesa
Creato il 01 ottobre 2013 da Coloreto
@LoretoCo
Le elezioni, ormai passate da più di sette mesi, ci hanno consegnato una coalizione di governo, assai improbabile, fino al 24 Febbraio prossimo: una “convivenza forzata” - forse non più di tanto -, tra PD e PDL, venutasi a creare anche per la goffaggine politica del M5S.Le speranze erano alte. Nonostante l'imbarazzante vicinanza dei due partiti da sempre rivali, non si poteva altro che aspettarsi un particolare e risoluto impegno nel risolvere i problemi veri e pressanti del Paese e, invece, non si può fare a meno di sentire notizie su fatti privati di un politico ormai vecchio ed in fase discendente della sua parabola che tiene sotto scacco l'intero esecutivo; dall'altro lato, le beghe interne di un partito che ancora oggi celebra la “festa dell'unità”, un'unità, tuttavia, assolutamente farraginosa se non inesistente e quantomeno formale.
L'ex Premier, come un mantra, cerca di promuovere con insistenza il ritornello della gogna, che sia vittima di un attacco giudiziario, un refrain che dà noia anche a molti elettori dell'area di destra, distribuendo improvvisati comizi vacui e somministrando dubbi videomessaggi tramite media nazionali in cui si può percepire il fatto che neppure l'interessato sembra credere più di tanto ad un'altra via di fuga: messo ormai alle strette da più fattori, nemmeno il “resuscitare” la vecchia anima di “Forza Italia” potrà salvarlo (con molta malizia direi che questo compito è spettato sempre ai dirigenti di sinistra).Dall'altra parte, eppure, un partito con un congresso che si svolgerà tra qualche settimana per scegliere un nuovo segretario (che non sarà, a quanto pare, candidato premier), fa emergere tutti i malumori, invidie e rancori che serpeggiano all'interno dei suoi più alti esponenti, tentando in maniera poco efficace di creare la percezione di unità e compattezza tra le proprie fila e che con il dialogo riusciranno a far sì che tutti insieme possano prendere una decisione per un programma condiviso con cui presentarsi alle elezioni.Personalmente penso che il loro problema, infatti, sia questo: il voler stare insieme a tutti i costi, anche a costo di perdere le elezioni o di vincerle per quella che in gergo viene tristemente identificata con “una manciata di voti”.Credo che quando si faranno le primarie del PD, qualunque sia l'esito, quest'ultimo dovrà necessariamente estromettere il rivale, se vuole governare, perlomeno il partito, in modo più sereno; poiché, come abbiamo avuto modo di constatare a partire dagli ultimi accadimenti, questa tendenza buonista ha prodotto una grave instabilità interna che ha avuto come esito finale quello di regalare voti al centro-destra o ai “grillini” o, nella peggiore delle ipotesi prospettabili, all'astensionismo.Non si parla solo di partiti, chiaramente. Poi c'è il premier Letta che seppur a piccoli passi stia tentando di risalire dalla china cui siamo stati scaraventati durante il primo semestre del 2013, risulta evidente non avere la statura politica di un Cavour né di un Giolitti. L'attuale Premier, di fatto, non prova nemmeno pallidamente a ispirarsi a veri grandi riformatori del passato, compie solamente atti di un'inefficienza unica che spesso hanno il risultato di aggravare ulteriormente la già precaria situazione italiana. Solo in luglio si è parlato di interventi sostanziali contro l'evasione fiscale. Molto poco rispetto a quanto previsto, al di là di rallentamenti dovuti alle, inspiegabili logicamente, divagazioni di una classe politica che sembra essere stanca persino di occupare i posti assegnati. Intanto, il rapporto deficit/pil, segna un nuovo sforamento, largamente previsto. A poco servono proiezioni positive, occorrono piani strutturali e riforme radicali. Letta, che è stato incaricato, dal Presidente Napolitano, a governare per risolvere le questioni del paese, ha dovuto da subito scontrarsi con questioni che i suoi predecessori hanno portato a gravare sulla schiena degli italiani: disoccupazione, debito pubblico, inflazione, aumento dell'IVA; l'unica cosa nella quale sta riuscendo è interpretare il ruolo di mediatore tra i due schieramenti che compongono il governo per far stare in piedi la legislatura.Mi chiedo solo se quello di cui si ha bisogno in questo momento nello Stato italiano sia un uomo che dimostra grandi capacità diplomatiche o un uomo che dimostri grandi capacità politiche.Il primo sembra esserci il secondo no, a mio modesto avviso. Dato che la disoccupazione è aumentata, il debito pubblico è cresciuto e non mi pare si stiano pensando riforme funzionali in tal senso; circa le provincie, sembra intenzionato ad abolirle, un piano serio di privatizzazione non è stato ancora avviato, l'unica cosa che si è prodotta è stata la riduzione delle auto blu del 20% che è una percentuale irrisoria, quando si dovrebbero diminuire del 50% tutte le spese dell'amministrazione pubblica, non solo del parlamento, ma anche dei comuni sotto i 5000 abitanti e la riduzione degli stipendi dei manager di stato per citare due esempi tra i più noti. Letta sembra non sapere che solo l'attuazione di queste manovre porterebbe, secondo gli economisti, un risparmio di oltre 10 miliardi di Euro; sa però che può aumentare l'IVA per far “quadrare i conti”, politica, questa, del tutto in linea con i precedenti governi (anche ad oggi tutti gli schieramenti si dichiarano contrari ad un possibile aumento) che non ha aiutato in nessun modo la popolazione già sfiancata da un prelievo fiscale assurdo.Il paradosso a mio avviso è dato dal fatto che davanti all'immobilismo politico mostrato, dove ogni cosa sembra mutare rapidamente, pur restando nei fatti ferma, l'unico evento che sembra dare una nota di innovazione è data dalla Chiesa, inaspettatamente.Prima con le dimissioni di Ratzinger (gesto nobilissimo e di grande umiltà e intelligenza), esempio il quale molti dovrebbero imitare; poi con il carisma di Papa Francesco I, che sembra aver dato in questi mesi una svolta modernista ( sperando che non si riduca solo a questioni formali e d'immagine ) alla Chiesa: sia per i suoi modi molto semplici e diretti, sia per aver espresso concetti in netta controtendenza con coloro che lo precedettero. E' auspicabile che la buona classe politica faccia tesoro degli esempi che la Chiesa ha dato negli ultimi mesi, sia a partire dalle dimissioni di Ratzinger, che dal carisma e dalla volontà di rinnovamento del nuovo pontefice, altrimenti, anche la vita monastica che si pratica in Vaticano sarà preferibile a quella che un qualsiasi privato cittadino svolge in Italia.
Andrea Zammitti
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