L'immondo profondo #9: Barbara Steele
Creato il 11 agosto 2012 da Alexdiro
Di lei vi ho già parlato un pò in una delle rubriche precedenti,
è considerata la prima Scream Queen del cinema italiano, eppure
nella sua carriera d'attrice era lei a provocare le urla di terrore
delle sue vittime, che però in molti casi erano interpretate sempre
da lei. I terribili occhi neri, la lunga chioma corvina e quello
sguardo magnetico l'hanno resa un fenomeno di culto ma l'hanno anche
relegata in un tipo di cinema che le stava stretto.
Barbara Steele nasce a Birkenhead nel Regno Unito il 29 dicembre
1937 o 1938. Da ragazza studia pittura ma nel 1958, forse proprio
per la sua inconfondibile presenza fisica, si ritrova con un
contratto firmato dalla Rank Organization, una società di produzione
e distribuzione fondata da J. Arthur Rank proprio nel 1937, e che in
pochi anni arrivò ad inglobare gran parte delle case di produzione
inglesi, tra cui la Gaumont-British, e molte delle principali sale
cinematografiche del paese. Dopo una rapida preparazione nella scuola
di recitazione della Rank, Barbara esordisce nel 1958 con la commedia
Uno straniero a Cambridge e negli anni successivi si ricava qualche
particina in pochi film più o meno dimenticabili, tra cui forse
spicca I 39 scalini, sorta di remake shot-by-shot di Il Club dei 39
diretto da Alfred Hitchcock nel 1935.
Rank però non è in grado di valorizzare la giovane attrice e
infatti poco dopo cede il suo contratto alla 20th Century Fox. Per
Barbara è un'occasione d'oro, dopo meno di due anni e qualche
comparsata in pochi film è già sbarcata ad Hollywood, ma la
fabbrica dei sogni delude tutte le aspettative e la giovane attrice
rimane per due anni senza lavorare. Finalmente nel 1960 prende parte
alle riprese di Stella di Fuoco, probabilmente il miglior tra i film
in cui compare Elvis Presley, ma le delusioni non sono finite,
Barbara litiga con il regista Don Siegel e abbandona il set per non
fare più ritorno, la sua parte viene poi assegnata a Barbara Eden.
Destino vuole che proprio in quei giorni ad Hollywood sia in corso
uno sciopero degli attori, per Barbara quindi l'unica soluzione per
tornare a lavorare è rivolgersi all'estero. L'ennesima occasione le
arriva proprio dall'Italia ma le premesse non potrebbero essere meno
incoraggianti, un ruolo da protagonista in un horror, la proverbiale
ultima spiaggia, e come se non bastasse dietro la macchina da presa
c'è un esordiente, uno che fino a quel momento ha fatto solo l'aiuto
regista o il direttore della fotografia, un certo Mario Bava. Il film
si intitola La Maschera del Demonio e approda nelle sale nel 1960,
contrariamente alle aspettative costituirà una vera e propria svolta
per l'attrice, un successo ma anche una condanna, perché Barbara
troverà il ruolo che la consacrerà e anche quello in cui rimarrà
per sempre incagliata.
La Maschera del Demonio si ispira vagamente al racconto Il Vij di
Nikolaj Gogol, e racconta la storia della contessa Asa Vajda, una
nobildonna processata e condannata come strega dai suoi stessi
familiari che torna in vita dopo due secoli per vendicarsi sui suoi
discendenti. La Steele, costantemente sullo schermo, compare
addirittura in un doppio ruolo, quello della strega Asa e quello
della sua pronipote Katia, la fluente chioma corvina, la carnagione
pallida, e il suo sguardo penetrante diventano un marchio di
fabbrica. Il film è un successo inaspettato, soprattutto all'estero,
Bava ha confezionato un horror particolarmente esplicito e raffinato,
il primo vero esponente del gotico all'italiana, un genere che godrà
di moltissima fortuna negli anni successivi, anche grazie alle
interpretazioni della stessa Steele, quasi sempre nelle vesti della
strega in cerca di vendetta. Il suo stile piace così tanto che
persino Roger Corman la affianca a Vincent Price per il primo dei
suoi film ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe, Il pozzo e il
pendolo del 1962. Si racconta che durante le riprese dell'ultima
scena Price la afferrò per il collo così forte da ferirla
gravemente.
Dopo un paio di apparizioni televisive nelle serie Adventures in
Paradise e Alfred Hitchcock Presenta l'attrice torna in Italia per
recitare nell'horror con contaminazioni gotiche L'orribile segreto
del Dr. Hichcock di Riccardo Freda (lo stesso regista per cui aveva
lavorato Bava come aiuto-regista, in un certo senso il suo I Vampiri
del 1956 gettò le basi per il gotico all'italiana).
Per scrollarsi un po' di dosso le ragnatele del gotico l'attrice
cerca di differenziare un po' i suoi ruoli, prima con il piratesco
Capitano di ferro (1962) di Sergio Corbucci e poi con 8 ½ (1963), il
capolavoro di Federico Fellini, che Barbara aveva incontrato nel 1954
quando l'allora amante Anthony Quinn stava recitando in La Strada. I
tanti horror con cui si paga da vivere però la tengono costantemente
impegnata e dedicarsi al cinema d'autore diventa praticamente
impossibile, come lei stessa racconta la sua parte in 8 ½ viene
ridimensionata proprio per queste ragioni. Tra le scene tagliate
l'attrice ne ricorda una in particolare in cui il suo personaggio
rimproverava un cagnolino di nome Michelangelo di essere troppo
lento, forse una frecciatina rivolta dal regista al collega
Michelangelo Antonioni. Anni dopo Fellini la richiamerà per
interpretare una delle tante figure femminili del suo Casanova ma
anche questa occasione sfuma.
Negli anni che seguono alternerà le sue incursioni nel mondo
dell'horror ad una serie di dimenticabilissime commedie erotiche o
romantiche.
Nel 1963 recita in Lo Spettro (Riccardo Freda), seguito di
L'orribile segreto del Dr. Hichcock, e in I lunghi capelli della
morte di Antonio Margheriti, quest'ultimo in particolare pur essendo
un ottimo horror italiano rappresenta perfettamente l'immobilità
della sua carriera d'attrice, si tratta infatti di un gotico che
ripropone senza grosse variazioni la trama e lo stile di La Maschera
del Demonio, relegando nuovamente la Steele nel doppio ruolo di
vittima e carnefice. Lo stesso vale per i film successivi, che, ad
eccezione dell'ottimo Danza Macabra (1963, Antonio Magheriti), la vedono quasi
sempre impegnata nel ruolo della strega o dello spirito inquieto in
cerca di un corpo di cui impossessarsi per compiere l'ennesima
vendetta. Sono gli anni di 5 Tombe per una medium (1965, Massimo
Pupillo), Gli amanti dell'Oltretomba (1965, Mario Caiano), La Sorella
di Satana (1966, Matt Reeves) e, per fortuna, l'ultimo gotico
italiano girato dall'attrice Un angelo per Satana (1966, Camillo
Mastrocinque). Per fortuna, perché ancora una volta si tratta di una
rivisitazione di La maschera del Demonio, e ancora una volta Barbara
Steele interpreta la solita stregaccia defunta che vuole servirsi del
corpo di una pronipote per tornare in vita.
Come al solito in Italia ci si arrocca sul genere che vende di più
e lo si spreme finché c'è ancora succo, e in questo caso registi e
sceneggiatori non si scomodano nemmeno ad inventarsi qualcosa di
nuovo, perché riciclare senza ritegno lo stesso schema è una
soluzione molto più rapida e redditizia. Con una media di 2 film
l'anno l'attrice diventa praticamente prigioniera del suo stesso
personaggio, sia perché non ha tempo per dedicarsi ad altro, sia
perché ormai probabilmente non viene più presa tanto sul serio.
Tuttavia non smette mai di provarci, nel 1966 affianca Vittorio
Gassman in L'armata Brancaleone di Monicelli e recita una piccola
parte nell'adattamento del romanzo di Robert Musil I turbamenti del
giovane Torless.
Nel 1968 si unisce a Boris Karloff, Christopher Lee e Michael
Gough nel poco memorabile Black Horror - Le messe nere in cui,
sorpresa sorpresa, interpreta il ruolo della strega. E' proprio in
questo periodo che durante un'intervista dichiara “I never want to
climb out of a freakin' coffin again!”, e se lo dice la regina
dell'horror..
Comunque mantiene la promessa, almeno per un po', e in quegli
stessi anni conosce e sposa lo scrittore americano James Poe
(sceneggiatore di La gatta sul tetto che scotta), dopotutto era
destino, lei è una star del cinema gotico e lui porta quel cognome
così impegnativo.
Per aiutarla ad uscire dal baratro Poe le scrive una piccola parte
nel film a cui sta lavorando, Non si uccidono così anche i cavalli ?
(1969), ma il regista Sydney Pollack decide di affidare il ruolo a
Susannah York e Barbara esasperata decide di prendersi una pausa di 5
anni. Nel 1974 ritorna sul grande schermo con un ruolo secondario in
Femmine in Gabbia un women-in-prison prodotto da Roger Corman e
diretto dall'esordiente Jonathan Demme.
Nel 1975 ottiene un'altra
piccola parte nel primo lungometraggio di David Cronenberg, Il demone
sotto la pelle, tradendo così tutti i suoi buoni propositi riguardo
all'horror, tanto più che la vasca da bagno in cui viene violata dal
terribile parassita ricorda pericolosamente una bara. Continuando con
l'horror nel 1978 la ritroviamo in Piranha di Joe Dante, prodotto
sempre da Roger Corman, dove interpreta la folle scienziata
responsabile della tragedia. Il 1978 è anche l'anno della
separazione da James Poe, che morirà due anni dopo.
Nel 1980 è la volta di Silent Scream uno slasher diretto da Denny
Harris che evidentemente non la convince troppo, perché per la
seconda volta decide di allontanarsi per un po' dal genere horror.
Gli anni '80 le offrono l'occasione per lanciarsi finalmente in
qualcosa di diverso, nel 1983 veste i panni della produttrice
associata a fianco del produttore Dan Curtis nella realizzazione
della mini-serie tv I venti di guerra, interpretata tra gli altri da
Robert Mitchum e dalla stessa Barbara Steele che compare in uno degli
episodi. La serie è un successone e ottiene 4 candidature ai Golden
Globes e 13 agli Emmy Awards di cui 3 vinti. Il successo è tale che
nel 1988 viene realizzata una seconda stagione, Ricordi di guerra,
che questa volta vince 3 Golden Globes e 3 Emmy di cui uno ritirato
dalla stessa Barbara Steele.
Nel 1991 Dan Curtis produce Dark Shadows, una serie televisiva
remake di quella omonima degli anni '60, e Barbara accetta di
interpretare la parte della psicologa che tenta inutilmente di
guarire le ossessioni del vampiro Barnabas Collins (qui interpretato
da ben Cross); per intenderci, la stessa parte che interpreterà
Helena Bonham Carter nel soporifero adattamento cinematografico di
Tim Burton. In quel periodo però l'attenzione dei media è tutta
concentrata sulla Guerra del Golfo e i palinsesti televisivi vengono
continuamente sconvolti per fare spazio ai notiziari, il pubblico non
riesce a stare dietro ai repentini cambi d'orario degli episodi e si
perde sviluppi fondamentali della trama, così gli ascolti calano e
la serie viene sospesa dopo una sola stagione.
Nel 1994 l'attrice si sposta in Austria per recitare nell'ormai
irreperibile Tief Oben, un cocktail surreale di gotico, zombesco,
musical e romantico. Il 1999 recita in The Prophet, un action
mediocre prodotto da Roger Corman e interpretato dal kickboxer Don
“The Dragon” Wilson.
Nel 2006 partecipa al film a episodi The Boneyard Collection di
Edward L. Plumb e nel 2009 compare in Her morbid desire sempre di
Plumb un vampiresco a metà tra horror e commedia di cui ho trovato
solo il cast e un trailer orribile ma che a quanto pare potrebbe
rivelasi interessante; a fianco della Steele compaiono Ronn Moss
(Ridge di Beautiful), Tippi Hedren, Robert Loggia, Ray Harrihausen e
Cassandra Peterson (Elvira, la pettoruta presentatrice di Movie
Macabre, una rassegna televisiva di film horror).
Ma veniamo al presente, anzi al futuro, l'italiano Jonathan
Zarantonello dopo aver tentato inutilmente di combinare qualcosa in
Italia è scappato in America per realizzare The Butterfly Room un
horror tutto femminile con un cast da urlo, letteralmente, perché è
pieno di scream queen del passato, oltre a Barbara Steele infatti
troviamo Heather Lagenkamp (la Nancy Thompson di Nightmare – Dal
profondo della notte), Camille Keaton (Jennifer Hills in Non
violentate Jennifer, l'originale eh), P.J. Soles (Halloween: la notte
delle streghe), Erica Leerhsen (il remake di Non aprite quella
porta), Adrienn King (Alice in Venerdì 13) e Ray Wise (Leland Palmer
in Twin Peaks), alla faccia dei produttori italiani insomma, qui un
cast così dove lo trovava ?
Non so voi ma io non vedo l'ora, anche perché al Festival
internazionale del Film Fantastico di Bruxelles gli applausi non sono
mancati, ma mi sarebbe bastata la curiosità di vedere questa attrice
di oltre 70 anni che ha il coraggio di tornare davanti alla macchina
da presa, dopo che proprio il genere horror l'aveva spinta ad
allontanarsene.
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