L’immorale degenerazione del calciobalilla

Creato il 14 luglio 2014 da Stampalternativa

Le sale-giochi dei bigliardini non sono mai state luoghi formativi, ma l’attualità evidenzia una trasformazione desolante e allarmante. In passato si poteva quanto meno trovarci calciobalilla, ping pong e flipper per ingaggiare sfide leggendarie; oggi sono organizzate secondo il più bieco principio dei giochi d’azzardo, verso il quale costituiscono un viatico preoccupante.
 
Per chi non le frequenta da un po’ conviene un sintetico aggiornamento: i gettoni acquistati a caro prezzo (e fin qui niente di nuovo) permettono di accedere a giochi che nulla hanno a che fare con l’abilità e l’intelligenza del concorrente, visto che il risultato è determinato esclusivamente dal caso (salvo le inevitabili manipolazioni a monte che favoriscono “il banco”, cioè il gestore). A seconda del punteggio raggiunto, sul quale l’influenza del ragazzino è irrilevante, la macchina-ex bigliardino di una volta emette una striscia più o meno lunga di ticket ciascuno di valore uno. A fine serata (cioè a fine gettoni, cioè a fine soldi) è previsto un ulteriore passaggio: il rilascio da parte di una macchinetta mangiastriscie del tagliando col punteggio globale raggiunto.
 
Con esso si può interagire col proprietario della sala-giochi, immancabilmente bonario e portato a elargire generose facilitazioni, ammirare lussureggianti premi esposti in vetrine opportunamente sigillate e realizzare che, nella fascia raggiunta, si può scegliere una matita o un’automobilina il cui valore non supera un decimo degli euro investiti. Tali locali si moltiplicano, i loro gestori prosperano e, paradossalmente, i ragazzini appaiono in preda a passione ed eccitamento fuori di misura e ben lontani dalla consapevolezza della fregatura presa. Tutto infatti è organizzato con finalità precisa (la reiterazione della frequentazione) e con modalità allettanti, le stesse che intrappolano adulti tutt’altro che stupidi nelle disgrazie dei videopoker e delle varie macchinette mangiasoldi.
 
Ad aggravare l’immoralità di tali sale-giochi è la loro frequentazione privilegiata da parte di minori facilmente influenzabili e plasmabili verso la logica assurda del gioco d’azzardo. In esse infatti tutti i meccanismi rovinosi dell’azzardopatia sono riprodotti in scala, compreso lo stereotipo del tenutario del banco, all’apparenza buono e comprensivo, in realtà biscazziere disinteressato ai tristi destini delle vittime.

– Enrico Baraldi, autore del libro Lo psichiatra nel cassetto. Piccolo psichiatra cresce. Com’è cambiata la malattia mentale (2014).


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