Peccato essermi accorta tardi dell'importanza fondamentale dei Komatsu.
Ero sempre così immersa in faccende virtuali. Si parlava di idee, planning, segni, prospetti, trasferimenti, presentazioni. Il posizionamento? un concetto astratto. Le spinte al rialzo? Nulla di concreto, infatti puff.
Tutto molto figo, ma volatile. Tutto troppo sostituibile e non fondamentale.
Non era leggerezza di valore, quella.
Tutti noi siamo debitori verso i Komatsu. Lo è la nostra civiltà, urbana o campagnola che sia.
Sono nell'anima di tutti, questi bestioni, anche se poi tendiamo a rimuovere: arrediamo le case in stile shabby chic (è ancora attuale? confesso che non seguo), profumiamo le stanze di pane, coltiviamo pomodori in piccoli e graziosi vasi da balcone.
Siamo impegnati sempre a decorare la superficie della nostra realtà e finisce che ci restiamo, in superficie, senza chiederci mai come si è arrivati fino a qui. A bordo di un Komatsu, ovvio.
I bambini, che sono sempre più saggi di noi, lo sanno da subito tutto questo.
Dai Komatsu - e tutto quello che vi gira intorno, tralicci, bulloni, palizzate - non si può prescindere. Il loro mondo è metallico, impolverato e ruggine, ma anche bello. Basta guardare. E dunque: Estetica Komatsu sia!
(Mannalisa, vale?
Owl, il banner è superbello)