Facciamo un pò di becero populismo:
I giovani di oggi vogliono tutto e subito, non sanno più cosa vuol dire far fatica, pretendono che gli sia tutto dovuto.
Dietro queste frasi fatte che tendono a generalizzare un fondo di verità c'è ed è innegabile.
Vedo sempre meno gente disposta a fare la gavetta, a mettersi al servizio degli altri, ad accettare il proprio ruolo senza sdegno.
Io, andando controcorrente sicuramente, sono un fan del rapporto nonno-burba.
Chiarisco subito ,onde evitare fraintendimenti, che sono assolutamente contrario alla violenza e le "lezioni" non devono mai sfociare nell'umiliazione. Altrimenti si perde di vista lo scopo.
Si perchè secondo me il nonnismo (quello sano) è una risorsa enorme, da non sottovalutare, ne da condannare a priori in nome del politically-correct.
Io sono stato burba e sono stato nonno, anche se non in ambiente militare e qualcosina l'ho imparata.
Quando sei burba impari alcuni valori che ,onestamente, non vedo più, impari cos'è l'umiltà, a rispettare i più "anziani", ad avere rispetto per la gerarchia, a conoscere il valore del sudore della propria fronte, a mettersi al servizio di tutti, lasciando da parte creste da gallo e piumaggi da pavone.
E anche il "nonno" ha molto da imparare, deve capire come tirar fuori il meglio da un ragazzo, riuscire a valorizzarlo, ha come obbiettivo il creare il suo sostituto, scoprire come gestire il potere e le responsabilità che la posizione comporta.
Se si chiama discepolo-mentore va tutto bene, è socialmente accettato, se si chiama burba-nonno è pericoloso e va estirpato ma guardate che le due cose non sono così diverse come sembrano.
Entrambe creano un legame molto forte tra i protagonisti, entrambe sono un processo di formazione ( a conti fatti la burba "studia" per diventare un giorno nonno).
A differenza di quello che si dice io ho avuto un bellissimo rapporto con i miei "nonni", e altrettanto posso dirlo delle mie "burbette", perchè ci si lega l'un l'altro in un rapporto molto intenso che è di innegabile crescita per entrambi.