L'importanza del singolo nella storia: Sostiene Pereira

Creato il 06 maggio 2014 da Lucia Savoia
Ambientato a Lisbona nel 1934, durante la dittatura di Salazar, Sostiene Pereira è il capolavoro di Antonio Tabucchi. La semplicità dello stile, l’impegno sociale del tema trattato, le immagini in cui ogni parola sembra trasformarsi, ne hanno fatto uno dei testi più importanti della letteratura contemporanea.  La formula “Sostiene Pereira”, che non solo apre e conclude il romanzo  ma ne è una costante, è il tentativo di Tabucchi di farci immergere ancora di più nella narrazione, come se stessimo realmente parlando  con quell’anziano signore intento a rilasciare un’ipotetica e lunga deposizione.
Il protagonista del romanzo è il dottor Pereira, un giornalista che trascina stancamente la sua vecchiaia. Rimasto vedovo e solo, dopo trent’anni passati ad occuparsi di cronaca nera, compila la pagina culturale di “un modesto giornale del pomeriggio”( Il Lisboa), traducendo i grandi romanzieri francesi dell’Ottocento. È assolutamente disinteressato alle vicende politiche del suo Paese ed i ritmi delle sue giornate sono scanditi da eventi abitudinari: si sposta da casa alla redazione e viceversa, si reca al Cafè Orquidea  dove da prassi mangia omelette alle erbe e beve limonata con una dose esagerata di zucchero.Un giorno questo noioso tran-tran quotidiano viene bruscamente interrotto dalla conoscenza di un giovane, Monteiro Rossi, e della sua fidanzata Marta, dei rivoluzionari che combattono le dittature fasciste e che lo coinvolgono, suo malgrado, nelle loro attività clandestine. Pereira assume Monteiro Rossi  alla redazione del Lisboa affidandogli il compito di redarre i necrologi per la morte delle più eminenti personalità culturali. Tuttavia i “coccodrilli” scritti dal giovane non possono essere pubblicati perché, intrisi come sono di teorie socialiste ed anarchiche, rischierebbero di incorrere nella censura del regime. L’atteggiamento “cospirativo” di Monteiro e Marta irrita Pereira che tuttavia non può fare a meno di restare affascinato da quegli ideali che animano con fervore i due giovani. Durante un viaggio di ritorno da Coimbra, il giornalista conosce una donna ebrea con cui ha un lungo colloquio in seguito al quale avverte la necessità di impegnarsi attivamente; tesi condivisa dal dottor Cardoso, il medico di una clinica talassoterapica in cui Pereira si reca per effettuare delle cure. A dare la scossa finale è l’assassinio di Monteiro Rossi per mano della polizia politica nella stessa abitazione di Pereira, suo temporaneo rifugio; l’anziano giornalista resterà così impressionato dalla violenza di tale epilogo che sarà indotto, grazie anche all’appoggio di Cardoso, a denunciare l’uccisione e a pubblicare un articolo realista e crudo, rendendo così evidente all’opinione pubblica il vero volto della dittatura salazariana.
Il Pereira che Tabucchi tratteggia in apertura di romanzo si discosta dai topoi dell’eroe romantico in lotta contro il mondo e dalla figura del partigiano che combatte per la liberazione del proprio Paese. Pereira è un uomo ormai solo e disilluso, vive in un passato a cui si aggrappa con tutte le forze possibili parlando con il ritratto della moglie, è abitudinario e spesso scostante. Ha perso ogni speranza nelle possibilità offerte ad un uomo di cultura di mettere in atto qualsiasi forma di ribellione e di espressione della propria coscienza come lui stesso afferma dicendo: “non è facile fare del proprio meglio in un Paese come questo, per una persona come me”.

Una scena dell'omonimo film con Marcello Mastroianni

Tuttavia nel corso dell’opera il protagonista si trasforma, si rende conto della sua funzione nella società e del ruolo che anche un giornalista può e deve svolgere per smuovere le coscienze e compiere un passo decisivo verso un processo di liberazione. Quello che Pereira finisce per rappresentare è l’uomo singolo che può fare tanto con  la sola volontà di credere.
Tabucchi ci informa che in portoghese "pereira" significa "albero del pero", e come tutti i nomi degli alberi da frutto è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli subito rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della storia”. Il giornalista portoghese proviene dunque da una famiglia apartenente ad un popolo da sempre perseguitato che ha dovuto fare i conti con le follie del totalitarismo. Chi meglio di lui può incarnare quel desiderio di riscatto, di giustizia e di libertà? Ed ecco che proprio il pingue Pereira, sempre ansimante per le vie di Lisbona, diventa simbolo dell’ l’importanza dell’individuo, anche il più ordinario, nella Storia con la S maiuscola.Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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