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L’importanza dello sviluppo eurasiatico per l’economia europea

Creato il 18 marzo 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’importanza dello sviluppo eurasiatico per l’economia europea
L’era delle economie transcontinentali

Viviamo nell’era del mercato globalizzato; è un dato di fatto riconosciuto e percepito da economisti, analisti delle relazioni internazionali e direttori generali di tutto il mondo ogni istante della loro vita, delle loro attività, dei loro rapporti professionali.

È apparentemente quello che sta accadendo all’economia globale. Tuttavia i problemi seri non sono legati all’evento in sé, al mito della globalizzazione, ma alle evoluzioni dinamiche, ai poteri economici invisibili che questa globalizzazione ha eretto. Quando si parla di globalizzazione, è opportuno precisarne il significato e le nostre attese in merito.

L’attuale crisi economica, iniziata nel 2008, ha accelerato il processo di globalizzazione in direzioni finora ignote. Da questo punto di vista è una crisi che non ha solo analogie con quella del 1929, somiglianze dalle conseguenze devastanti, ma porta l’economia mondiale verso una nuova fase di sviluppo.

Questa fase racchiude i seguenti processi:

  • La crisi strutturale dell’Unione Europea
  • La crisi generale dell’Occidente e la contemporanea ascesa della controparte
  • La formazione dell’organizzazione multipolare dei BRICS

Questi tre processi geo-economici conducono alla trans-continentalizzazione della globalizzazione, fase che prevede non solo la fine di motori economici unipolari, ma che renderà l’intero progetto di globalizzazione sempre più dipendente da forme di mercato basate sulla cooperazione intercontinentale.

Queste forme conferiranno al termine “regionalismo” un significato diverso, più stabile e complesso. La fase transizionale del processo di globalizzazione vede, da un lato, il tentativo degli Stati Uniti di proporre e predisporre l’apertura di una zona economica transatlantica comune con l’Unione Europea, e dall’altra il progetto dell’Unione Economica Eurasiatica; quest’ultimo mira, a livello continentale, allo sviluppo dei principali Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti e, a livello istituzionale, ad accrescere il potenziale dell’Europa e dei mercati asiatici.

Si tratta di comprendere che i progetti in corso saranno decisivi per l’andamento dell’economia mondiale non solo nei prossimi dieci o venti anni ma nell’immediato. Occorre affrontare questa nuova situazione in maniera realistica, liberandosi dei vecchi stereotipi dell’era unipolare e abbandonare contemporaneamente quei tabù ideologici già scomparsi dall’economia mondiale.
Questo è l’argomento più forte a sostegno della nuova era economica multipolare. Basta saperne cogliere il potenziale e sfruttarne concretamente le incredibili opportunità di crescita.

Lo Sviluppo Eurasiatico: il vecchio paradigma e la nuova sfida

L’importanza geo-economica e geopolitica dell’Eurasia, per lo sviluppo dell’economia, della politica o dell’egemonia mondiale in generale è un dato ampiamente condiviso. La vasta area eurasiatica è oggi interessata da eventi concreti; in primo luogo, la ricomparsa in campo economico e politico della Russia e della Cina sulla scena mondiale e soprattutto regionale. In secondo luogo, la crisi del progetto dell’Unione Europea. Da un lato abbiamo il vecchio paradigma, di massima rilevanza in termini di esperienza, conoscenza e strumenti per sviluppare nuovi progetti ultra-periferici; dall’altro, assistiamo alla nuova sfida lanciata dallo Sviluppo Eurasiatico che prevede poche fasi, non una grande esperienza ma una visione del futuro sicuramente più ambiziosa. Purtroppo la propaganda politica, ovvero gli espedienti ideologici del secolo scorso, ne hanno distorto l’importanza. Eppure la realtà economica è complessa, autentica e più progressiva di qualsiasi approccio politico.

Le priorità economiche dei giganti eurasiatici come la Russia sono molto importanti per il futuro dell’economia europea, poiché:

  • Gli investimenti riguardano principalmente il settore delle infrastrutture
  • La ricerca è finalizzata al sostegno dell’industria e della scienza
  • Il commercio dall’Eurasia ai mercati mondiali procede a ritmi inarrestabili

Queste tendenze sono strettamente legate all’economia europea. Basti osservare i rapporti commerciali dell’Unione Europea con la Russia:

  • La Russia è il terzo partner commerciale dell’UE mentre l’UE è il primo partner commerciale della Russia
  • Gli scambi commerciali tre le due economie hanno fatto registrare un tasso di crescita notevole fino al 2008; la crisi economica e le misure unilaterali adottate dalla Russia in quel periodo hanno avuto un impatto negativo sugli scambi tra la Russia e l’Europa, interrompendo la tendenza positiva. Dal 2010 il mutuo scambio ha ripreso a crescere raggiungendo livelli record nel 2012
  • L’UE esporta in Russia principalmente: macchinari e attrezzature di trasporto, prodotti chimici, medicinali e prodotti agricoli
  • L’UE importa dalla Russia prevalentemente materie prime, e in particolare petrolio (greggio e raffinato) e gas. Per questi prodotti, così come per altre importanti materie prime, la Russia si è impegnata presso l’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) a congelare ovvero a ridurre i dazi all’esportazione
  • L’UE è il principale investitore in Russia. Si stima che fino al 75% dei capitali di Investimento Diretto Estero in Russia provenga da Stati membri dell’UE, compresa Cipro

I rapporti commerciali tra l’UE e la Cina sono altrettanto saldi:

  • Lo scambio commerciale tra l’UE e la Cina è cresciuto notevolmente negli ultimi anni. La Cina è in termini assoluti il principale esportatore verso l’UE e uno dei mercati di esportazione dell’UE in più rapida espansione. L’UE è, d’altra parte, il principale esportatore verso la Cina. Si stima che il commercio tra la Cina e l’Europa superi il miliardo di euro al giorno
  • L’UE importa dalla Cina prevalentemente beni industriali e di consumo: macchinari e attrezzature, calzature e abbigliamento, arredamento, lampade e giocattoli. Le esportazioni dell’UE verso la Cina riguardano soprattutto macchinari e attrezzature, veicoli a motore, aeromobili e prodotti chimici
  • Nell’ambito dei servizi, tuttavia, il commercio bilaterale ammonta soltanto a 1/10 del commercio totale dei beni; mentre le esportazioni di servizi da parte dell’UE rappresentano solo il 20% delle esportazioni europee di beni
  • L’UE registra pertanto un notevole disavanzo commerciale con la Cina; in parte è il riflesso dei vincoli di valuta globali e asiatici, ma in parte anche dovuto alle barriere al mercato che permangono in Cina
  • Il flusso degli investimenti indica inoltre che ci sono potenzialità enormi ma non sono sfruttate, specialmente se si considera la dimensione delle rispettive economie. Il 2-3% degli investimenti totali dell’UE all’estero è rappresentato dalla Cina, mentre gli investimenti cinesi in Europa sono in crescita, pur partendo da una base iniziale molto più bassa

Se analizziamo attentamente i dati precedenti, soprattutto i numeri complessivi che legano l’economia europea ai due giganti asiatici, certamente sosterremo lo Sviluppo Eurasiatico come elemento indispensabile alla prassi ordinaria delle economie europee. Ogni rallentamento degli indicatori economici dei giganti asiatici avrebbe conseguenze spaventose per l’economia europea. In questi anni di crisi economica, l’Europa ha potuto beneficiare del fatto che né la Russia né la Cina hanno vissuto la sua stessa disastrosa situazione economica.

Infrastrutture, Trasporti, Commercio … I corridoi per l’unificazione del mercato europeo con l’Asia

Oggi, quando si parla di avviare il regionalismo e la trans-continentalizzazione dello Sviluppo Eurasiatico, si fa riferimento a possibilità già in corso, grazie all’attuazione di Piani quali, il trittico Infrastrutture, Trasporti e Commercio. Questa triplice strategia di sviluppo è stata il tratto distintivo della crescita dirompente delle economie eurasiatiche negli ultimi sette anni; è una strategia che rivaluta metodi e approcci economici che hanno dominato l’agenda dell’economia internazionale degli ultimi vent’anni.

Non si tratta di discutere oggi i valori del libero mercato in generale né di rimanere intrappolati nel dilemma che vede contrapposte religione dell’austerità, da un lato, e prassi neo-keynesiana, dall’altro. Oggi, il potere del mercato globalizzato, l’unificazione di vastissime aree economiche e la connessione di risorse di talento umano a livello mondiale anticipano un cambiamento. Occorre dunque sfruttare e unire la Conoscenza Scientifica con gli Strumenti Tecnologici per creare nuovi prodotti e rispettive rotte dedicate. In questa fase gli investimenti assumono un significato diverso. Il trittico Infrastrutture, Trasporti e Commercio rappresentano essenziali fondi di investimento per la crescita globale.

Questa logica non è più teoretica.

Nel 2007, sono stati trasportati 17.7 milioni di TEU dall’Asia all’Europa, e 10 milioni di TEU dall’Europa all’Asia. La differenza di 7.7 milioni di TEU riguardava i container vuoti che tornavano al loro punto di origine. Inoltre, il trasporto di container lungo il Canale di Suez è condizionato al rispetto di alcuni limiti. Secondo la Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico (ESCAP) delle Nazioni Unite (2007:39), entro il 2015 il trasporto di container dall’Asia all’Europa e dall’Europa all’Asia raggiungerà rispettivamente i 26.1 milioni di TEU e i 17.7 milioni di TEU.1

Il piano trasporti consolidato dal Balzo in Avanti della Cina insieme alla politica del Go West, programma per lo sviluppo delle province occidentali, avranno come effetto l’incremento della movimentazione delle merci verso l’Europa, attraverso il Kazakhstan e la Russia.

Un’ulteriore riflessione sui vantaggi per l’economia europea

È dunque opportuno chiedersi se l’economia europea stia valutando una strategia per unificare il proprio mercato con quello eurasiatico. Quanto investirà in infrastrutture, trasporti e scambi commerciali nei prossimi anni? È in grado di elaborare una strategia coesiva che dia nuovo corso all’economia europea o ne è impossibilitata a causa della crisi economica e istituzionale dell’Eurozona?

Serve dunque maggiore coraggio e occorre sostenere iniziative che favoriscano l’evoluzione congiunturale europea verso lo sviluppo eurasiatico. Aziende, fondi, dirigenti e imprenditori in tutta Europa, dal Regno Unito alla Grecia e dall’Italia alla Svezia hanno rapporti quotidiani con il mercato eurasiatico. Si moltiplicano infatti in tutta Europa conferenze ed eventi aziendali sul rapporto tra lo sviluppo eurasiatico e l’economia europea.

Lo Sviluppo eurasiatico è una scelta assolutamente pragmatica che non impedisce allo stesso tempo all’economia europea di instaurare relazioni economiche con gli altri poli dell’economia globale, come Stati Uniti, America del Sud o Africa. Questo è logico ed evidente per ogni seria potenza economica. È un tipo di cooperazione che non implica, ad esempio, l’estinzione istituzionale dell’Unione europea o la rescissione dell’Unione Economica Eurasiatica. L’alternativa concreta è una terza via di cooperazione, caratterizzata da spazi comuni d’intervento economico e progetti congiunti nel campo della ricerca scientifica. Occorre inoltre rafforzare la costruzione di piattaforme doganali e l’attività sistematica di rete e di lobby da parte di aziende e imprenditori dell’area europea ed eurasiatica.

L’Europa deve approfittare della sua posizione geo-economica e trasformarsi in un vero gigante dell’economia mondiale, unificando il proprio mercato con la grande regione eurasiatica. Questa prospettiva rappresenta una vera sfida per i direttori generali, gli imprenditori, i ricercatori accademici, i funzionari statali, per i numerosi e duraturi vantaggi che potrebbe riservare. Si tratta di comprenderne le potenzialità e sostenerne l’analogo intervento economico. La visione contenuta nella Dichiarazione Schuman per un’unica Europa economica e politica potrebbe essere modificata ed estesa. La sfida storica per l’economia europea è quella di un’Europa al centro di una grande Zona Eurasiatica, Economica Transnazionale e cuore di un mercato che va da Lisbona a Vladivostok.

(Traduzione dall’inglese di Daniela Rocchi)


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