Tempo fa un amico giornalista mi ha chiesto il permesso di citarmi tra i possibili candidati alle prossime primarie per Sindaco di Follonica . Io ho risposto di sì, anche se , come in tutti i partiti plurali, mi dovrò necessariamente e giustamente confrontare con le assemblee e le segreterie del mio partito. Ma quella risposta immediata nasceva da una riflessione un po’ acerba e da un riflesso condizionato della mia coscienza che mi suona dentro da anni più o meno così: sono chiamato a realizzare qualcosa di importante per la mia generazione e per la città dove sono nato. Insomma un riflesso condizionato che si trasforma a forza di ripetersi in una sorta di imperativo morale. Engagez vous, perdio, ora o mai più. E poi mi sono un po’ stancato di questa battaglia tutta strategica e sotterranea per cui dire di volersi candidare coincide con un delitto punibile con l’esclusione per eccesso di supponenza. Sembra quasi che tutti aspettino l’aria che tira per orientare le proprie vele. Io anticipo e non mi interessa se strategicamente questo sia un bene o un male. Credo che il tribunale delle nostre scelte siano poi i cittadini che dovranno conoscere le motivazioni pubbliche del nostro chiamarsi avanti nella lotta che si dovrà combattere. Io le armi per la battaglia (che in democrazia si chiamano idee) le ho elencate tempo fa in un piccolo vademecum ( citato in questo blog) essenziale per sviluppare la città e cambiarne un po’ il volto. Oltre a quelle idee e ad una grande capacità di ascolto serve urgentemente l’impegno – non me ne voglia nessuno – di persone nuove e preparate. Motivate soprattutto dalla voglia di migliorare con lavoro quotidiano e conoscenze nuove le condizioni di vita dei cittadini. Insomma io ci sono, per ora, e non provo nessuna vergogna a dirlo: e poi perché ci si dovrebbe vergognare quando si vuole il bene degli altri e della città dove si è nati e sempre vissuti? E poi la politica non è da sempre la battaglia per trasformare l’esistente in un futuro migliore?
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