L’inarrestabile crescita delle fonti rinnovabili e del gas

Creato il 14 febbraio 2014 da Bioenergyitaly_blog

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La crescente domanda di elettricità nei Paesi emergenti e la lotta alle emissioni di Co2 porterà i governi a investire sempre di più nel settore delle alternative. Nei prossimi anni si assisterà a un nuovo boom dell’idroelettrico. E la grid parity arriverà entro il 2020.

Hanno avuto una battuta d’arresto. In particolare in Europa, dove alcuni paesi come l’Italia e la Spagna hanno cambiato la politica degli incentivi spinti dalla crisi a diminuire il peso economico sulle bollette dei cittadini. Ma in campo energetico, gli esperti non hanno dubbi: il futuro dell’energia passa sempre di più dalle rinnovabili e dal gas. Sono le due fonti che, nei prossimi anni, cresceranno maggiormente e sosterranno il peso dell’aumento della domanda di elettricità nel mondo, soprattutto in quelle nazioni dove la crescita è più sostenuta.

Ed è quello che si legge in un report di Etf Securities, la cui tesi è proprio questa: “Nei prossimi 30 anni le energie alternative (agli idrocarburi e al nucleare, ndr) saranno le fonti con la crescita più rapida”. Per quale motivo? “Dati gli impegni assunti da molti governi sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, le fonti di energia più pulite toglieranno sempre più quote di mercato ai carburanti fossili tradizionali”. Inoltre, visto che molti governi sono in ritardo sul rispetto degli impegni, anche a causa della crisi, nei prossimi anni “dovranno intensificare i propri sforzi per rispettare le scadenze”, creando una situazione favorevole per le imprese del settore.

Il successo delle rinnovabili è sottolineato anche dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), i cui esperti sostengono che entro il 2016 la produzione globale di elettricità da fonti verdi supererà quella derivante da gas e doppierà quella del nucleare, issandosi così al secondo posto, alle spalle del carbone. A livello mondiale, le rinnovabili copriranno così il 31% della generazione totale entro il 2035, rispetto al 20% del 2011 e al 19% del 2006.

Il boom dell’idro. La crescita più significativa si verificherà nei Paesi che non fanno parte delle statistiche dell’Ocse, in pratica tutte le economie emergenti. Crescita che sarà sostenuta dalla componente idroelettrica, che “permette loro di avere un settore globale delle rinnovabili più grande del 16%”. L’idroelettrico, nei Paesi non Ocse, raddoppierà le proprie dimensioni dai 2.100 miliardi di kwh del 2010 ai 4.400 miliardi di kwh del 2040. Valore che sarà più del doppio dell’idroelettrico dei Paesi Ocse.

Fine degli incentivi. Nei prossimi anni, sempre secondo le stime dell’Aie, gli incentivi statali non saranno più un peso per lo sviluppo delle rinnovabili, visto che i costi del fotovoltaico dovrebbero calare tra il 40 e il 60% entro il 2035, rispetto al 2011. Allo stesso modo, il costo di produzione di energia dell’eolico diventerà competitivo anche senza il supporto pubblico entro il 2020 in Europa ed entro il 2030 in Cina.

Il sostegno agli idrocarburi. In ogni caso, le polemiche per il peso degli incentivi alle rinnovabili vengono riespinte dagli addetti ai lavori ricordando che anche il sostegno pubblico alle fonti tradizionali non è irrilevante. Anzi: i sussidi ai carburanti fossili nel 2011 erano pari a 523 miliardi di dollari a livello globale, rispetto agli 88 miliardi di dollari alle rinnovabili. Di più: il Fondo monetario internazionale ha calcolato che combinando i sussidi per i carburanti fossili con i costi sociali che determinano, la spesa per i governi sale a 2mila miliardi di dollari.

L’instabilità degli indici. Le energie alternative si presentano come opportunità non solo per i policy makers e i Paesi che cercano di modulare le loro fonti energetiche alla ricerca di un mix conveniente, ma anche per l’investitore al quale possono riservare sorprese positive. Il recente passato insegna che in molti casi le azioni delle imprese green si sono mostrate volatili, perché troppo legate alle politiche incentivanti statali. E’ accaduto anche in Italia, dove l’indice Irex – che raggruppa 8 società delle rinnovabili – ha patito i repentini cambiamenti dei Conti Energia e ha seguito talvolta con apprensione i tentativi di consolidamento del settore, o di aggiustamento di piani industriali rivelatisi anzitempo insostenibili a fronte delle strette ai bonus statali.