Lorenzo Pellegrini è uno dei giornalisti di punta di Stadio, quotidiano sportivo tra i più importanti a livello nazionale. Le sue dieci domande ai “top player” della Serie A sono una rubrica fissa all’interno di Stadio, e nel settore è una delle figure professionali più importanti.
Tuttavia, a causa di uno sgarbo amoroso perpetrato ai danni della figlia del direttore di Stadio, Lorenzo viene “esiliato” per un mese nelle colonie italiane dell’Africa Orientale a seguire le partite conclusive della Serie Africa.
La vincitrice del campionato africano, infatti, giocherà un prestigioso torneo a Roma, dove saranno presenti le vincitrici dei più importanti campionati del Mediterraneo.
Il tutto mentre la nazione italica è in subbuglio a causa del preoccupante stato di salute di Mussolini, la cui morte potrebbe sconvolgere i fragili equilibri all’interno del partito fascista…
Immaginate Federico Moccia (sì, quello di 3 metri sopra il cielo e altre vaccate simili) che di punto in bianco smette di scrivere minchiate bimbominchiose, “impazzisce” e tira fuori un libro migliore dell’altro, fino a giungere a un romanzo sportivo mascherato da ucronia (o a un’ucronia mascherata da romanzo sportivo, fate voi).
Perché Enrico Brizzi ha fatto esattamente questo.
Il suo Jack Frusciante è uscito dal gruppo è stato, sin da subito, un cult tra i giovanissimi a cavallo tra la metà degli anni novanta e l’inizio degli anni 2000. Diciamo pure la verità: forse il paragone con Moccia è pure abbastanza impietoso (Brizzi, dal punto di vista –meta-narrativo con Jack Frusciante tira i cartoni a tutta la produzione Moccesca/Mocciosa), ma a livello di meri contenuti non è che ci allontaniamo più di tanto.
C’era Alex che era innamorato perso cotto di una gatta morta di nome Adelaide (detta Aidi), la quale si sarebbe meritata calcagnate sulle gengive dall’inizio alla fine del romanzo…più o meno come con Babi e Step.
Ma sto divagando.
L’inattesa piega degli eventi è uno di quei (pochissimi) romanzi che ho riletto con estremo piacere. È veloce, scorrevole, irriverente, divertentissimo, favoloso, sognante. È un concentrato di fantastoria, calcio e critica sociale dei giorni nostri (non mancano alcune stilettate al Silviuccio nostrano, per dire).
Grazie all’esilio africano di Lorenzo assistiamo a un vero e proprio viaggio attraverso le colonie africane italiane, i loro colori, le loro tradizioni, la loro fierezza. E abbiamo la possibilità di scoprire cos’è successo nel mondo ucronico ideato da Brizzi.
L’inattesa piega degli eventi ucronici è data dall’Italia che rimane neutrale allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. E che, a seguito della minaccia di Hitler di entrare in guerra come alleata della Germania (pena l’invasione e l’annientamento da parte delle truppe germaniche), decide di intraprendere una guerra difensiva. “La nostra guerra”, come viene chiamata da Mussolini, si tramuta in un trionfo per l’Italico stivale, che diviene paese egemone nell’area mediterranea, e si mantiene equidistante dalle influenze russe e americane.
La Serie Africa, perno attorno al quale ruota tutta la storia, è uno spettacolo, e le partite, giocate in stadi sempre pieni e sempre simili a bolge infernali, sono una più divertente ed entusiasmante dell’altra.
Le squadre sono uno splendore e ottimamente caratterizzate: dal Birra Venturi Asmara, con il suo direttore untuoso e i suoi calciatori altezzosi, passando per l’Audax Addis Abeba, i suoi conflitti d’interesse e i giocatori duri e truci, fino ad arrivare alla perla del campionato, il San Giorgio, dove militano calciatori di paesi, etnie e pelli miste, e dove spicca il talento del geniale Iohannes Aregai.
Il pallone d’oro per il personaggio più azzeccato, interessante e intrigante di tutto il romanzo va di diritto ad Ermes Cumani, giocatore estroso e irrefrenabile. Genio e sregolatezza, è capace di azioni travolgenti e “cassanate” ai limiti dell’inverosimile.
Soprattutto è l’anima “politica” del romanzo, ed è impossibile non tifare per lui, nonostante i numerosi guai che combinerà dall’inizio alla fine.
Insomma, recuperatevi ‘sto gioiellino, perché sicuramente non ve ne pentirete.
Per me, L’inattesa piega degli eventi, rivaleggia tranquillamente con roba come “La svastica sul sole”, “Fatherland” e tutte le migliori ucronie che vi vengono in mente.
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