L'incanutito e la salata immensità

Da Hombre @LaLineadHombre
Erano ottantaquattro giorni che andavo in bianco e non vedevo il buco di culo di un pesce manco a pagarlo.
La sfiga regnava sovrana e persino Manolito, il pischello a cui avevo dato le prime dritte per pescare, s'era cavato dalle palle aggregandosi a una barca in fortuna e togliendosi delle belle soddisfazioni. Bastardo.
Il ragazzo per sdebitarsi dello stage sulla mia barca mi fece dono di un avanzo di sardine, le avrei usate come esche nelle acque calde della Corrente del Golfo: sardine fortunate, ebbe a dirmi.
Non ci crederete ma con quelle stupide sarde, che dio o chi per lui le abbia in gloria, presi un fottuto marlin da un quintale e mezzo che mi portò a spasso per tre giorni filati dove cavolo gli pareva a lui, senza che io potessi fare alcunché per impedirlo, salvo maledire il creato.
Ma questa è stata una passeggiata di salute confrontata al ritorno quando ci attaccarono i pescecani, che il diavolo o chi per lui se li porti.
Avrei desiderato impugnare la mazza di Joe Di Maggio per difendere la mia preda, ma di fatto ho combattuto a mani nude senza una sola speranza di primeggiare. E a furia di smozzichi solo la lisca mi hanno lasciato.
Almeno quella, almeno quella, sì, affinché gli altri cazzoni giù al porto non pensassero che mi ero inventato tutto di sana pianta.
Era lungo così, dissi loro, e non dovetti nemmeno allargare le braccia.
A questo ripensavo, poco prima di crollare nel sonno e mettermi a sognar di leoni.
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N.B. Nessun animale da ediesse è stato maltrattato durante la stesura di questo pezzo.