De L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio ne avevo parlato con le ragazze di RadioSapienza nella mia rubrica #AngoloDeiLibri. Durante le vacanze sono finalmente riuscita a leggerlo e, come sempre, Murakami mi ha rapita. Non so come descriverlo né so spiegarmi come succede, ma tutte le volte è la stessa storia. Lo stile di questo autore riesce a trasportarmi lontano, ma non un lontano geografico e non necessariamente sempre il Giappone (in questo romanzo c’è anche un po’ di Finlandia), ma comunque fuori dal mondo come lo conosciamo. Mi avvolge nelle sue storie e mi fa staccare da tutto e da tutti, fino a quando non arrivo all’ultima pagina. Ed è proprio per questo che amo la sua scrittura. Non smetterò mai di ringraziare Andrea MT per avermelo fatto scoprire.
Il libro inizia così:
«Dal mese di luglio del suo secondo anno di università fino al gennaio seguente, Tazaki Tsukuru aveva vissuto con un solo pensiero in testa: morire. Nel frattempo aveva compiuto vent’anni, ma raggiungere la pietra miliare della maggiore età non era stato per lui un evento particolarmente significativo. Metter fine ai suoi giorni gli sembrava la cosa più naturale e coerente. Per quale motivo, però, non avesse fatto quell’ultimo passo, ancora oggi non riusciva a capirlo. E dire che in quel periodo attraversare la soglia che separa la vita dalla morte sarebbe stato più facile che bere un uovo dal guscio!»
Se volete leggerlo nella giusta maniera, accendete le casse del computer e fate partire questa sonata di Listz Anni di pellegrinaggio (nella versione di Lazar Berman). Io non riesco più a spegnerla: va in loop quasi 24 ore su 24.
Tutto ruota attorno a una questione non risolta, un’amicizia finita senza un’apparente spiegazione logica, che ha portato Tazaki a pensare addirittura di suicidarsi. È una di quelle cose a cui restiamo legati per anni, troppi. Una di quelle ferite che non si rimarginano facilmente, che spesso gli altri non considerano così importante e che dimenticano in poco tempo, ma che per noi è un ostacolo difficile da superare.
«Sono passati sedici anni – proseguì Tsukuru. – Ma mi sento come se la ferita che mi è stata inferta quella volta me la portassi ancora nel cuore. Non so perché, eppure continua a sanguinare. [...] Quando si viene profondamente feriti… si resta senza parole».
Quando vieni tradito dagli unici amici che hai, quando all’improvviso le persone più care ti voltano le spalle senza una spiegazione, nel tuo cuore si spalanca un abisso dentro il quale è facile precipitare. Tazaki Tsukuru ha convissuto con il dolore di quell’abbandono per troppo tempo, e ora vuole scoprire la verità.
Leggetelo, se vi capita. Perché da questo libro capirete tante cose e forse riuscirete a far pace con tanti rancori del passato.
Titolo: L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Titolo originale: Shikisai o motanai Tazaki Tsukuru to, kare no junrei no toshi
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 2013 (in Italia nel 2014)
Casa Editrice: Einaudi - Collana: Supercoralli
260 pagine - EAN 9788806219772
Prezzo copertina: 17,00 €
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L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio (Supercoralli)
Sinossi:
A Nagoya abitano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine, che tra i sedici e i vent’anni vivono la più perfetta e pura delle amicizie. Almeno fino al secondo anno di università, quando uno di loro, Tazaki Tsukuru, riceve una telefonata dagli altri: non deve più cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai più: non ci saranno mai più ore e ore passate a parlare di tutto e a confidarsi ogni cosa, mai più pomeriggi ad ascoltare la splendida Shiro suonare Liszt, mai più Tsukuru avrà qualcuno di cui potersi fidare. Il dolore è cosi lacerante che nel cuore del ragazzo si spalanca un abisso che solo il desiderio di morire è in grado di colmare. Dopo sei mesi trascorsi praticamente senza mangiare né uscire di casa, nelle tenebre di un’infelicità senza desideri, Tzukuru torna faticosamente alla vita ma scopre di essere cambiato. Non solo nel fisico – più magro, dai lineamenti più duri e taglienti – ma anche, soprattutto, nell’animo. Ancora oggi, quando ormai ha trentasei anni, continua a vivere con l’ombra di quel rifiuto che lo accompagna sempre, come una musica che resta sospesa nell’aria anche quando non c’è più nessuno a suonarla. L’incontro con Sara, che intuisce l’inquietudine nascosta dietro l’apparente ordinarietà di Tsukuru, sarà l’occasione per rispondere a quelle domande che per sedici anni l’hanno ossessionato ma che non ha mai avuto il coraggio di affrontare.
[ps. Ho cambiato un po' l'impostazione dei post per le recensioni, mettendo in coda i dati sul libro e la sinossi, perché mi sono resa conto che spesso mi perdo e parto per la tangente senza parlare molto della trama. Così almeno potete leggerla qui, se già non la conoscete, e capire se al di là della mia opinione il libro vi piace. Che ne dite? Meglio adesso o meglio prima?]
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