La trama è senza dubbio molto vivace e originale, e lo diventa sempre più, mano a mano che si svelano i retroscena dei doni di questi due fratelli e mentre crescono, staccandosi dai giochi infantili per cercare il proprio posto nel mondo. Quello che è risultato molto diverso rispetto alla precedente esperienza con la narrativa della Bender è stato il ritmo: non vi ho trovato quel brio e quell'ironia che mi avevano fatta innamorare delle avventure di Mona Gray, del suo carattere bizzarro e degli strani personaggi che la circondavano. A costringermi al confronto fra i due romanzi sono le numerose corrispondenze contenutistiche: in entrambi i casi le protagoniste sono ragazze/donne che hanno alle spalle una situazione familiare apparentemente tranquilla, ma connotata dall'emergere di ansie compulsive e silenzi opprimenti; sia Rose che Mona hanno un talento fuori dal comune (anche se quest'ultima non travalica i limiti del realismo) e per entrambe il rapporto con il mondo esterno dei sentimenti e delle esperienze di vita risulta faticoso, al punto che il loro stesso dono serve quasi da filtro e le loro manie (in Rose non accentuate come in Mona) le rendono personaggi difficili da avvicinare e votati a storie sentimentali agitate. Anche Mona, come Rose, è un po'un caso clinico, una figura che racconta se stessa e il proprio disagio mentre si ritaglia un ruolo, conoscendo se stessa e comprendendo il modo di scendere a patti con la realtà.
Aimee Bender (foto di Max S. Graber)
A fronte di queste corrispondenze, rilevare lo scarto fra Un segno invisibile e mio e L'inconfondibile tristezza della torta al limone è stato inevitabile, e il risultato è, come anticipato, a favore del primo dei due libri, in confronto al quale la storia di Rose è risultata, pur nella sua originalità e piacevolezza, meno coinvolgente, a tratti confusa (perfino i dialoghi non virgolettati cari alla Bender sono risultati qui poco chiari, mentre nella lettura precedente non mi avevano disturbata) e apparentemente troppo poco orientata, almeno fino alla metà, nell'ottica di quella Rose che ne vuole essere protagonista. Insomma, l'attesa, unita alla folgorazione di Un segno invisibile e mio, mi ha fatto nutrire aspettative forse troppo alte, per quanto, come rilevavo nel mio bilancio di fine anno, nessuna lettura del 2015 si lasci ricordare negativamente.C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.