L’India contro la Ferrari: quel logo della Marina Italiana sulla rossa non s’ha da mettere

Non ho scritto nulla fin’ora sulla vicenda, e cioè sulla decisione della Ferrari di inserire nella rossa la bandiera italiana con il logo della Marina Militare. Forse perché anche io non sono stato molto d’accordo con questa iniziativa. Non tanto perché non la reputi cosa buona e giusta, quanto perché non è una società automobilistica privata a doversi impegnare per la liberazione dei nostri militari, ma le autorità italiane. Il Governo.

E invece si è delegata la Ferrari a compiere una protesta ufficiale, seppure dalle parti di Maranello neghino che si tratti di una iniziativa da leggere in chiave politica. Montezemolo, a tal proposito, ha dichiarato:

Con la bandiera della Marina italiana sulle Ferrari al Gp d’India vogliamo dare solo un piccolo contributo, con grande rispetto delle autorità indiane, perché si trovi una soluzione attraverso il dialogo…

Data l’ambiguità della frase, si può affermare che se non è una lettura politica dell’iniziativa, poco ci manca. Ma è chiaro che Montezemolo ha i suoi buoni motivi per restare in bilico. Se da una parte il suo futuro impegno politico richiede un consenso elettorale che potrebbe venir menomato laddove il presidente della Ferrari sconfessi l’iniziativa e la releghi a un banale omaggio a un’eccellenza del nostro paese, dall’altra un conclamato appoggio politico alla liberazione dei Marò metterebbe in seria difficoltà la società di Maranello sul piano sportivo.

Alla Ferrari comunque non possiamo fargliene una colpa se mai alla fine dovesse tirarsi indietro. Ha già fatto molto inserendo il logo della Marina Militare, seppure non fosse tenuta a farlo. Il problema semmai è il nostro Governo, incapace finora di risultati apprezzabili, causa una cronica assenza di autorevolezza e di peso specifico nei rapporti internazionali. È sufficiente osservare quale sia stata la reazione degli indiani all’iniziativa di Maranello e parimenti quale sia stata quella del nostro Governo alle conseguenti proteste indiane.

Link Sponsorizzati

Un avvocato di mia conoscenza, per una causa di mio interesse, mi disse un giorno che contro i vasi d’acciaio bisogna opporre i vasi d’acciaio, perché quelli di terracotta si frantumano. Ebbene, l’Italia oggi è un vaso di terracotta contro il vaso d’acciaio indiano. E un vaso di terracotta rimane sempre un vaso di terracotta, con o senza l’iniziativa della Ferrari di turno.