Così, se a Genova, su un autobus di notte, un gruppo di adolescenti teste di cazzo, pestano a (quasi) morte un uomo perché credono che sia omosessuale, e l'autista codardo infila la testa sotto la sabbia dicendo che suo nonno gli ha sempre insegnato a farsi i fatti suoi, la sineddoche ci informa che il problema è la città degradata, l'omofobia dilagante, il razzismo, l'intolleranza. Se a Tunisi, alcuni militanti dell'Isis fanno strage di turisti in una spiaggia di Sousse, la sineddoche ci sussurra all'orecchio che i musulmani sono un branco di pazzi, incivili, arretrati, disposti a tutto, e la loro religione medioevale equivale al culto del male. Se un extracomunitario ubriaco investa una vecchietta sulle strisce, la sineddoche ci rivela che è tutta colpa dell'immigrazione clandestina, dei barconi, e che gli africani (anzi, i negri!) sono delinquenti e puzzano.
Insomma, la sineddoche è (molto) pericolosa, perché la sineddoche ci facilita la vita, ci risparmia l'impegno di pensare, di informarci, di verificare e - a un prezzo stracciato - ci mette in tasca una fresca e rassicurante verità assoluta, di quelle che poi possiamo sfoggiare sui social network, come un bel vestito su un red carpet, sputando sentenze e dando degli idioti a quelli che non la pensano come noi. Ma a noi che cosa importa, se quella opinione non corrisponde alla realtà, ma anzi la distorce e fa pescare granchi colossali come mostri di film di serie B? L'importante è che siamo convinti noi e che ci siamo arrivati da soli, a quelle conclusioni, dandoci così l'illusione di averla in pugno quella verità, che sia nostra e nostra soltanto. In questo modo non solo avremo la verità, ma potremo anche tirarcela con gli amici (reali e virtuali) di esserne i depositari, esserne orgogliosi, noi e tutti gli altri membri dell'affollato Club del Granchio. In fondo è solo questo che importa, mica la verità.