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L’infinita corruzione politica italiana

Creato il 15 maggio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

logo-tg-la7TGLa7 e Mentana buttati a capofitto sull’ennesimo scandalo della vecchia e nuova politica italiana. Stavolta tocca all’EXPO di Milano guadagnarsi l’apertura dei notiziari con l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro che confessa e indica nell’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest’ultimo ammette di aver tentato di nascondere i  pizzini con la contabilità delle tangenti.

La vicenda delle tangenti dell’Expo ha confermato l’esistenza di una cupola costituita dai rappresentanti di aree politiche diverse che si spartivano la torta e dialogavano con le imprese degli appalti. Una vera e propria manna dal cielo, a pochi giorni dalle elezioni europee che consente strumentalizzazioni a destra e

Il presidente del consiglio Enrico Letta in visita ai cantieri Milano Expo 2015
a manca.

È l’ennesimo scandalo scoperchiato dall’imprendotore Maltauro e emerso dal lungo interrogatorio secretato dai magistrati, durato 9 ore. La cupola esiste. Arrestato con altre 6 persone nell’inchiesta milanese sugli appalti truccati a suon di mazzette Expo. 9 ore di faccia a faccia con i Pm e l’imprenditore vuota il sacco sul sistema di appalti foraggiati da tangenti necessarie per aggiudicarsi i lavori nei cantieri dell’esposizione milanese. 22 anni dopo Tangentopoli, nell’ Expopoli  si travestono da consulenze e i mediatori diventano lobbisti.

I politici, negano. Le immagini però  non lasciano dubbi.

Enrico Maltauro e Sergio Cattozzo ripresi durante lo scambio delle mazzette: ...io ho questi 15.000…mi faccia quello che deve fare… Al casello autostradale o fuori da un  bar, immagini eloquenti. L’imprenditore Maltauro: “Pagavo Cattozzo per mediazione”.

Sono loro due, disponibili a chiarire, già nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. I primi due ad essere ascoltati dai pubblici ministeri.  Di Cattozzo i bigliettini, con sigle, numeri, date e percentuali di come si spartivano i soldi degli imprendotori, nascosti nelle mutande durante la percuisizione. ” Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana” ha dichiarato. 490mila euro nei primi mesi di quest’anno sottoforma di consulenze o versati in contanti.

Rimangono ferme le posizioni degli altri arrestati sul sistema degli appalti truccati che ha fat

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to vacillare e non poco l’EXPO. Lo sfondo politico fa muro e respinge l’impianto accusatorio. Primo Greganti, nome noto delle Tangentopoli milanesi e appena sospeso dal PD, poi Frigerio ex parlamentare di Forza Italia nel cui ufficio si stabilivano le spartizioni degli appalti e Luigi Grillo ex senatore di Forza Italia. Considerati i promotori, negano tutto, anche le loro visite ad Arcore per portare a Berlusconi delle buste…”Insinuazioni diffamatorie” ha prontamente replicato il fedele avvocato Ghidini, dimostreremo che Frigerio ha portato solo delle lettere con considerazioni politiche…

Pizzini che sarebbero arrivati anche  a Maroni, che annuncia querele milionarie, contro Repubblica e il suo titolo infamante in prima pagina: ” EXPO, così la cupola portava i pizzini ad Arcore e a Maroni”. Pressioni, che i componenti del folto gruppo, capace di condizionare gli appalti a favore degli imprenditori che pagavano le mazzette avrebbero esercitato anche sul ministro Lupi , citato ben 4 volte come referente politico durante gli interrogatori.

C’è del marcio in Danimarca, aveva detto Shakespeare nell’Amleto, anche nell’EXPO2015, aggiungiamo noi contemporanei, e tanto anche. La politica, dopo l’iniziale choc, nega e minimizza e c’è anche chi accusa i magistrati di esagerare. Dunque l’Expo si farà, non c’è alcun dubbio. O meglio, quasi tutti faranno di tutto perché si faccia, comunque. Troppi si sono esposti, troppe risorse sono state mobilitate e troppe promesse sono state fatte nel suo nome. E quindi, non c’è scandalo attuale o futuro che tenga, indietro non si può tornare.

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Ma tutto il resto, cioè cosa sarà esattamente Expo e, soprattutto, cosa ci lascerà in eredità, è un problema più che mai aperto. Anzi, è il problema. L’Italia politica non rispetta il lavoro e/o semplicemente continua il proprio collegamento con mafie e malaffari.

 


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