L’Infinity Net di Yayoi Kusama

Creato il 29 giugno 2014 da Arscreativo

L’Infinity Net di Yayoi Kusama
ARSENALE CREATIVO

Il mio articolo di oggi si apre in un mondo a pois colorati che rendono incerto il confine tra finito e infinito. Per descrivere l’idea artistica di Yayoi Kusama, indiscussa protagonista dell’arte contemporanea giapponese, non voglio raccontare un evento o una mostra (anche se quella in corso all’Instituto Tomie Ohtake di São Paulo fino al 27 luglio val bene una visita, se vi trovate in zona), bensì la sua storia.

Incappando nella sua autobiografia, messa nero su bianco nel libro “Infinity net. La mia biografia”, sono rimasta affascinata. Una storia che dimostra ancora una volta il potere salvifico dell’arte e che invita il lettore a cercare il retroscena nelle opere, in particolare in quelle contemporanee. Una biografia che parte dalle origini, dal lontano 1929, e che si apre con Kusama, figlia di una famiglia altolocata, in un Giappone arretrato e povero. La mancanza di un clima familiare sereno, una madre fortemente tradizionalista e un padre libertino, la portano ad una concezione distorta del sesso, ad ossessioni di solitudine e di morte, che sfociano in turbe psichiche ed allucinazioni.

Il desiderio di lasciare il Giappone diventa sempre più forte e si concretizza in modo quasi fiabesco: trovato un libro con testo e dipinti di Georgia O’Keeffe, moglie del fotografo americano Alfred Stieglitz, Kusama decide di scriverle e, come nei finali più lieti, O’Keeffe le risponde, dandole la forza per lasciare la patria per l’America. Un’avventura non facile, ma che la condusse al successo internazionale – la prima personale neyorkese dell’artista, nell’ottobre del 1959, presso la Brata Gallery fu intitolata Obsessional Monochrome.

Muovendoci verso i soggetti delle sue tele, il fulcro di ogni tema sta nella ripetitività dell’oggetto. La serie Infinity Net mostra un universo di piccole particelle che si ripetono monotone nella grande tela, superando poi quest’ultima per uscire dal bidimensionale e ricoprire interi spazi e corpi. L’opera dal titolo Aggregation: One Thousand Boats Show raffigura una barca di grandi dimensioni ricoperta di falli bianchi e imbottiti e, come sfondo, la stessa barca fotografata e riproposta per 999 volte. Il concetto che sta alla base di entrambe le opere (e di molte altre) è la ripetizione come arma e mezzo per esorcizzare le proprie fobie.

In alcuni casi, l’artista esterna e ripropone le immagini allucinatorie così da sovrapporle alla realtà e riuscendo ad accettare e convivere con le proprie paure. Un’arte per conoscersi e per superare i propri limiti: questo è ciò che crea Kusama che, nonostante l’età, non pensa minimamente al pensionamento artistico. Un’arte come bellezza e un po’ come necessità, per superare paure e disagi e concretizzarsi in un mondo colorato e ai limiti dell’astratto.

L’Infinity Net di Yayoi Kusama
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