L’informazione dimenticata

Da Roberto Di Molfetta @robertodimo

“Cultura è ciò che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto.”
B. F. Skinner

Evoluzione ?

Umberto Eco, parla, riferendosi alla cultura di un destinatario di un messaggio, nella comunicazione, della competenza enciclopedica, in riferimento alle informazioni e rimandi che un individuo ha con sé riguardo il messaggio stesso.
Quando vediamo uno spot TV, quando leggiamo un saggio di scienza politica, ognuno di noi ha con sé un proprio bagaglio da aprire, in cui trovare riferimenti richiamati dalla comunicazione, dallo scritto, da qualsiasi realtà umana.

Ora noi possiamo osservare come spesso, pur avendo avuto accesso a parecchie nozioni nella nostra vita moderna, ne conserviamo memoria solo parzialmente. Il processo culturale, cioé, non è di mera accumulazione.
Parte di ciò che vediamo, sentiamo, leggiamo, viviamo, si perde, si dimentica.

Ecco spesso perché anche chi raggiunge i più alti livelli di acculturazione perde frammenti del proprio sapere, confonde nozioni, tralascia un passato di studi in favore di un presente professionale.
Questo vuol dire che non sono i titoli di studio, la professione che fanno di noi degli homini sapientis, ma la realtà concreta della nostra conoscenza.
Mi è capitato di imbattermi in laureati che commettono banali errori di ortografia, in persone che in maniera evidente giudicano severamente un discorso senza averne compreso il dispiegarsi logico.

Abbiamo in questo caso il sospetto che i titoli, la professione, molto spesso soltanto la presunzione, l’arroganza o la saccenza nascondano l’informazione dimenticata.
Tutti quei casi, cioé, in cui alla densità di un percepire e ragionare coerente sulle nozioni ricevute in anni di istruzione e informazione, si oppone un presente fatto di semplificazione, di sciatteria intellettiva, di pregiudizi e stereotipi usati come arma contro qualsivoglia ragionamento.

L’analfabetismo di ritorno è la piaga del terzo millennio: abbiamo milioni di persone che hanno studiato, letto, si sono informati per anni, ma che non riescono a formulare dei pensieri intellettualmente corretti, vivi, coerenti, logici e di spessore, vittime inconsapevoli del pensiero prêt-à-porter, del piattume dell’ipse dixit, delle mode culturali, dell’egemonia della propria “tribù” sociale, del proprio locus o della propria gens.

Certo, il pensiero libero ed articolato è prima di tutto un’opera propria, una forma mentis personale. Ma quanti figli delle ultime generazioni hanno avuto la possibilità di emancipare il proprio modus pensandi e non la sfruttano, vittime dell’oblio di ciò che hanno sentito, visto, letto, studiato ?
Oggi, l’ignoranza è una scelta… è stato detto… non andrebbe dimenticato neanche questo.

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