L'Inghilterra chiude la striscia di imbattibilità francese casalinga che durava da dieci gare - ancorché incrinata dal pareggio di settimana scorsa con l'Irlanda - e taglia l'epilogo del Sei Nazioni 2012, togliendo alla gara del Millennium di settimana prossima tra Galles e Francia il senso di finalissima che andava accumulando. Sulla carta l'Inghilterra s'è guadagnata la speranziella fino all'ultimo: con due punti di distacco e 38 punti in meno di differenza tra punti fatti e subiti col Galles, le "basterebbe" battere l'Irlanda in casa, diciamo con 20 punti di scarto, e sperare che la Francia faccia altrettanto al Millennium, per confermarsi campione delle Sei Nazioni. Aldilà dei dreams e del giusto orgoglio inglese, diciamo che l'unica cosa ancora da dirimere è se la vittoria del Sei Nazioni 2012 da parte del Galles sarà con o senza Grand Slam. Un po' come l'anno scorso.
Venendo alla gara, quella inglese è stata senz'altro la miglior prestazione della gestione Lancaster: spietata, cinica, ha finalmente prodotto mete (era stata la squadra meno prolifica di tutte sino ad oggi), senza perdere ermeticità difensiva, anche sotto enorme pressione. C'era in effetti stato qualche segnale giudicato positivamente dopo la sconfitta casalinga con il Galles, ed è stato confermato. Dopo questa vendetta dell'eliminazione ai mondiali, manca poco al caretaker (traduzione letterale: badante), forse solo una bella convincente vittoria sull'Irlanda a Twickenham sotto gli occhi dell'establisment, per guadagnarsi la conferma alla guida della Nazionale della Rosa. S elo merita non tanto e non solo per le prestazioni, ma soprattutto per quel rinnovato clima di squadra coesa, evidente persino attraverso la tv.
Certo che la vittoria inglese è stata agevolata in tutto e per tutto dai francesi: prima e durante la gara, in modo evidente nel primo quarto ma anche nei successivi due; la riscossa e la resurrezione, duplice, degli ultimi venti minuti porta i tifosi dei Bleus a mangirasi ancor di più le mani. E quel drop fallito per meno di un metro da Francois Trinh Duc, alla fine è quasi ... "terapeutico": fosse entrato, avrebbe mascherato le evidenti falle su cui è opportuno Saint-André lavori, e avrebbe anche comportato una bocciatura ancor più sonora della "cérniere" titolare scelta dal coach senza rete per questa partita cruciale - scelta invero pazzesca col senno di poi.
Ma procediamo con ordine.
Il primo quarto - Com'è d'uopo il gioco lo fa la squadra di casa, l'Inghilterra che presenta la novità dell'ultima ora Sharples al posto di Strettle, attende e si difende con ordine, ripartendo comunque all'inizio con le percussioni dei suoi avanti. Nulla di nuovo insomma. Si distingue come ball carrier Szarzewski, Botha prende subito una ... botha sul collo ma procede stoico.
La prima sorpresa è all'ottavo minuto, infrazione della mischia e opportunità di piazzare per i padroni di casa ancorché non agevole: si presenta non il celebrato piede di Beauxis ma il collega di reparto Dupuy, che sbaglia. Col proseguo si scoprirà che la scelta dello staff francese è far piazzare i calci a sinistra dei poteaux al mediano, quelli a destra all'apertura. Bah, sono ambedue destri ... - o beati loro che possono permetterselo?
La Francia vuole e può apparentemente impossessarsi delle chiavi della gara; le percussioni degli avanti, segnatamente dei lock Maestri e Papè, si fanno incalzanti e prima Bonnarie poi Fofana vengono fermati a pochi centimetri dalla linea di meta, sulla destra dell'attacco.
Tra dodicesimo e diciassettesimo minuto, arriva la Waterloo francese che marcherà tutta la gara. Calcione alle stelle di Beauxis, si fionda sotto Rougerie, vince la contesa aerea, palla francese in avanzamento; Szarzewski placcato duro a metà campo fa un riciclo, ne faranno in quantità i francesi durante tutto l'arco della gara - alla fine saranno ben 18 offload (!) contro due, fan capire che l'ordine di scuderia è tener viva la palla ad ogni costo. Solo che questo costa caro: si getta sulla palla vagante Farrell che passava di lì per caso, da terra apre a Dickson che si lancia razzente come sempre, sulla destra si propone Manusamoa Tuilagi, il ragazzo non è solo potente è anche veloce, si beve Dupuy e tutta la inesistente seconda linea difensiva colta in contropiede e va in meta all'angolo, resistendo alla carica di Rougerie - per l'anglo samoano è il meno - ed è 0-7 con la trasformazione di Farrell.
La Francia riparte in avanti, l'Inghilterra risponde col gioco tattico a ricacciarli indietro, Beauxis risponde a sua volta potente, alla fine "cede" Sharples che riparte palla in mano ma scivola, viene catturato e trattiene palla. La punizione, sulla sinistra, viene trasformata dall'apertura francese: 3-7.
E arriva l'uno-due micidiale inglese: su rinvio di Dupuy, Ben Morgan prende palla a metà campo, si beve il primo arrivato Bonnaire mentre la linea difensiva francese sale disordinata, lui potente s'incunea, scarica sull'altro Ben, Foden a sostegno, assorbendo l'ultimo uomo ed è meta in mezzo ai pali, 'na roba da Italia pre Mallett, da polli. Al 18' è 3-14, un bel pi-greco a chiudere il cerchio. Due opportunità due mete, in due affacci dentro alla metà campo avversaria.
I due quarti centrali - Qual'è il problema della Francia, i placcaggi sbagliati come l'Italia? Alla fine ne falliranno "solo" 6 su 70 (8%) contro 13 su 97 degli inglesi (un pessimo, molto italico 12%) . Eppure alla fine sono i francesi a subire tre mete totali mentre gli inglesi solo una. Usiamo allora l'esempio per fare un po' di didattica: come direbbe John Kirwan, "voi che state a casa" notate, non c'è relazione diretta tra numero di errori e mete subite SE l'aiuto, il recupero difensivo funziona. E' il caso inglese, NON è il caso francese: dove la difesa pare poco organizzata e preparata ai turnover, son tutti ansiosi di spingersi avanti e dietro si aprono le voragini. Ah, per inciso, il maggior placcatore è un tal Dusatoir ed è anche il migliore, con zero errori. Uno che fa anche se non lo noti.
Tant'è, la Francia è costretta a sbilanciarsi e l'Inghilterra ha riportato la partita sul suo piano favorito, la difesa tosta, ad oltranza. La prima produrrà quantità di quello che in gergo rigidamente specialista è noto come "casino", che non val nemmeno a pena di tentare di cronacare. La cosa rivela la criticità della scelta del coach di cambiar tutta la mediana in una partita chiave.
Dupuy è molto attivo e rapido ma anche poco lucido; Beauxis è mono-dimensionale, una sorta di Morné Steyn dell'emisfero nord, quasi ogni palla che riceve la calcia alta, ma così alta che la settimana prossima al Millennium faran bene ad aprire il tetto sennò i suoi up&under ne verranno limitati ... Non fanno errori marchiani i due, però risultano evidenti problemi di comprensione e affiatamento col pack del primo, di prevedibilità del secondo. Il tutto aggravato da questa cosa incomprensibile dello "scarico al volo" a tutti i costi da parte di tutti, 'sta cosa del tenere la palla viva e darla via prima del placcaggio. Intendiamoci, la partita ancorché confusa è bellissima, proprio perché priva di un chiaro "padrone": la fasi si succedono alle fasi, i possessi vengono rubati da una parte all'altra senza mai interruzioni, ci son diverse giocate lunghe due, tre minuti con cambi di possesso multipli, robe da lingua fuori ma estremamente godibili per il pubblico neutrale.
All in all, tra 20' e 60', il bilancio è 6-3: un piazzato di Dupuy (destra) alla mezz'ora, uno di Beauxis (sinistra) alla fine del primo tempo, poi uno di Farrell prima del 50', il punteggio si fissa oltre break sul 9-17. Questo nonostante la Francia goda di superiorità numerica tra il 52' e il 62' per via di Sharples che affossa volontariamente una palla. Per il gioco francese attuale quella al largo difensivo sinistro è assenza facilmente copribile: fin là in fondo arrivano pochi ovali e a Clerc, toccato duro nel primo tempo, era subentrato Fofana, che lasciava il posto centrale a Mermoz: un'altra diminutio del potenziale offensivo francese non da poco, dovuta a scelta tattica questionabile. Ah, nel frattempo la mischia inglese, penalizzata nel primo tempo dall'attenzione dell'arbitro Rolland alle spinte a schiena storta di Corbisiero, prendeva il controllo.
L'ultimo quarto - Si arriva così alla fase decisiva della gara, anticipata dai cambi attuati dallo staff francese al 50': cambia la prima linea, dentro Servat e Debaty, cambia la mediana con Parra alla regìa francese (mediano di mischia). La Francia con un pizzico di logica, di calma e forze fresche, trova senza gran problemi il bandolo della matassa ed erode il vantaggio inglese con un paio di piazzati, di Parra e Beauxis: con dieci minuti da giocare è 15-17, ci siamo. Al 67' entra anche Picamoles per Bonnaire a portar peso e non (inutile) mobilità, l'impatto si sente, le operazioni si spostano sempre più vicino alla linea ultima inglese, c'è l'opportunità anche per un drop. Insomma, par tutto nelle mani dei francesi.
E invece no: Tom Croft fa il Bonnarie in sua assenza improvvisandosi trequarti, approfitta di un varco nella linea difensiva dove Harinordoquy arranca senza fiato e Rougerie pensa solo a marcare i trequarti, e arriva in meta al 70'. L'implacabile Farrell trasforma pure questa, è 15-24.
Partita finita? Non allo Stade de France: i Bleus spingono, arrivano a pochi centimetri dalla meta, Dowson appena entrato al posto di Morgan si immola rimettendoci il naso e commettendo in avanti; nella mischia che ne consegue è il tallonatore Webber a doverlo rimpiazzare in terza linea; Picamoles apre dal suo lato a Parra, serve "l'ala" Fofana che arriva sparato da dietro e va a marcare all'angolo la più classica delle mete. Parra trasforma anche questa, si torna a due punti di distacco con 4 minuti da giocare.
La situazione è rovente per ambo le parti. E' la Francia a guadagnar campo, fin che a un minuto e mezzo dalla fine del tempo Parra decide ca suffit: passa indietro a Francois Trinh-Duc, subentrato da pochissimo a Beauxis, in posizione zero. Fermiamo l'immagine: Parra guida il suo pack a guadagnare il campo e prepara il drop eseguito da Trinh Duc; se funzionasse, non vorremmo trovarci al posto del duo Dupuy -Beauxis e soprattutto di chi li ha schierati titolari. Parte il drop, risulta ben diretto ma corto di un nonnulla, è appena sotto la traversa. Sic transit, i francesi riconquisteranno l'ovale per una ultima opportunità, ma lo perderanno per un banale in-avanti.
Un epilogo 50-50 che segna il destino del Sei Nazioni, conoscendo i francesi darà stura ad ampie ed articolatissime polemiche e che chissà, potrebbe aver già deciso di alcuni destini personali come quello di Lancaster. E forse anche quelli di Bonnaire, Servat e Nallet: non è detto abbian voglia di andare rischiare nell'inutile - per i franchi - partita del Millennium, questa potrebbe essere stata l'ultima loro partita con la Nazionale.