L'inno di Mameli insegnato a scuola. E non è uno scherzo

Creato il 16 giugno 2012 da Zfrantziscu

Magari di Maria Coscia e di Paola Frassinetti, la prima del Pd, la seconda del Pdl, non resteranno grandi tracce negli annali del Parlamento italiano, ma una menzione sicuramente l’avranno. L’idea di far studiare a scuola l’inno di Mameli, insieme alla Divina Commedia, al Canto notturno del pastore errante e al Canzoniere, è loro. E niente meno che la Commissione cultura della Camera l’ha fatta propria, dopo che generazioni di parlamentari avevano anteposto il pudore alla tentazione di mostrare il proprio patriottismo con strumenti di retorica patriottarda. Non è detto che la legge Coscia-Frassineti sia approvata prima della fine della legislatura, forse saranno individuate altre urgenze. Certo è che lo spettacolo di Roberto Chauvin Benigni, quello che aveva dato patria italiana a Scipione l’Africano, ricordate?, ha fatto scuola, anche grazie agli elogi sperticati fatti da gente che, pure, ha mostrato in altre occasioni di avere una cultura non banale. La sua esegesi di quei versi tronfi e ridondanti ampollosità sarà la guida alla lettura e allo studio a memoria della schiava di Roma che Iddio la creò? Credo – sono anzi sicuro – che gran parte degli insegnanti avranno quel po’ di decenza necessaria a insegnare ai loro discenti che versi come “I bimbi d'Italia /
Si chiaman Balillao “Stringiamci a coorte /
Siam pronti alla morte” è meglio dimenticarli che esaltarli. I rappresentanti del Sud Tirolo hanno chiesto e ottenuto che gli studenti della loro nazionalità siano esentati dall’obbligo di studiare i versi dell’inno. Non mi pare di aver saputo che analoga richiesta sia stata fatta dai rappresentanti della Sardegna. C’è sempre tempo per rimediare a quel che pare una vendetta per aver, la Sardegna, dato i natali al padre di Goffredo.

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