L’innocente, tratto dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio, è l’ultima opera cinematografica di Luchino Visconti.
Diretto nel 1976, il film è una trasposizione abbastanza fedele del romanzo, fatte salve alcune significative differenze tra i personaggi letterari e quelli cinematografici oltre ad una diversa interpretazione del grande maestro milanese che morì prima di vedere il suo film nella stesura definitiva.
Infatti Visconti, colpito da un ictus poco prima del montaggio definitivo non ebbe modo di vedere la sua opera come venne poi presentata al pubblico e per quanto se ne sa non rimase affatto contento di ciò che aveva realizzato.
Sarà la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico ad approvare la versione che venne poi proiettata al Festival di Cannes del 1976, proprio nell’anno del trionfo di Brutti sporchi e cattivi di Scola.
Un film che quindi Visconti non amò particolarmente.
E che non ebbe nemmeno tanti estimatori tra i critici, che rimproverarono al Maestro l’aver scelto di ignorare parzialmente l’aria di decadentismo che permea il romanzo di D’Annunzio, quella messa in scena della fine della nobiltà e del mondo altero e distaccato di quelli che erano gli ultimi rampolli dell’italica nobiltà, destinati di li a poco a essere spazzati via dalle tragedie che si abbatterono sull’Italia subito dopo la fine della prima guerra mondiale.
L’Innocente è ambientato sul finire del 1800, esattamente nel 1891, sotto il regno di Umberto I° che 9 anni più tardi sarà stato ucciso da Bresci; narra le vicende del nobile Tullio Hermil, un aristocratico arrogante con tutti i difetti della sua casta che ha una relazione con la contessa Teresa Raffo pur essendo sposato con le remissiva e dolce Giuliana.
L’uomo approfitta a mani larghe del carattere docile della moglie sbandierando pubblicamente la sua relazione con l’affascinante Contessa; ma al ritorno da un viaggio Tullio scopre che Giuliana ha una relazione con Filippo D’Arborio, un giovane ed affascinante studioso che ha fatto breccia nel cuore della donna.
Tullio, più per vanità ferita che per amore, tenta di riconquistare la moglie ma scopre che la stessa aspetta un figlio da Filippo; il letterato scompare improvvisamente per una breve e fulminante malattia lasciando Giuliana di fronte ad una scelta difficilissima, tenere o no il frutto della relazione proibita con il giovane.
La donna decide di non abortire e allevare quel figlio frutto di una breve passione, suscitando in Tullio una gelosia morbosa che si rivolge contro il frutto del peccato, il piccolo nascituro.
La sera della vigilia di Natale Tullio da sfogo all’odio represso lasciando il piccolo esposto al vento freddo della notte, causando così la sua morte.
Per Giuliana è un dramma, aggravato dalla consapevolezza della responsabilità del marito nell’accaduto.
Tullio, abbandonato dalla moglie, si consola tra le braccia di Teresa alla quale racconta gli avvenimenti; la donna ascolta impietrita e ……
L’innocente è un film raffinato e patinato, tecnicamente riuscito ma poco coinvolgente.
I personaggi che si muovono nel dramma famigliare e che si stagliano solo marginalmente nell’atmosfera corrotta moralmente dell’aristocrazia lombarda non suscitano emozioni, tanto sono lontani dalla vita dell’uomo comune.
E’ un dramma aristocratico che si svolge fra case lussuose e vestiti elegantissimi, tra famiglie abituate a tutti gli agi e alle comodità più totali, quindi non appartengono alla nostra vita.
E non sono nemmeno un modello di riferimento per le ambizioni di nessuno, proprio perchè i personaggi e gli ambienti mancano di qualsiasi scrupolo morale o di qualsiasi valore di riferimento.
Tullio o Giuliana, Teresa o gli aristocratici protagonisti non suscitano alcuna simpatia, fatta eccezione ovviamente per il piccolo innocente protagonista del dramma finale.
Parlavo di dramma finale non a caso; per lunga parte del film, assistiamo alle vicende umane della gente che si muove sullo schermo senza provare alcuna emozione nei loro confronti che non sia quella del disprezzo per gente senza valori pregnanti, impegnata in dialoghi futili o in operazioni del vivere quotidiano improntate al massimo dell’inutilità. Un tema che Visconti (che non dimentichiamo era un nobile) aveva già affrontato in opere come La caduta degli dei o Gruppo di famiglia in un interno, film nei quali il mondo snob e fuori dalla realtà dei nobili viene rappresentato come un’elite avulsa dalla realtà, preda di passioni deleterie come la soddisfazione del proprio ego, l’accumulo spasmodico di ricchezze finalizzate all’aumento del proprio prestigio e potere oppure come un gruppo di persone in cui la morale è poco più di una fastidiosa appendice.
Ma se nei due film citati il discorso di Visconti è più omogeneo e duro, in L’innocente siamo di fronte ad un’operazione più di facciata che di sostanza.
Così come gli unici punti di contatto tra il decadentismo raffinato e indolente di D’Annunzio e quello sociale, morale e di calsse tante volte messo all’indice da Visconti si tramuta solo in una raffigurazione visiva molto elegante ma anche molto fredda.
Per quanto riguarda il cast, le prestazioni dei vari interpreti risentono moltissimo del freddo glaciale che si respira nel film e sopratutto della mancanza di simpatia assoluta che ispirano.
Per quanto tutti facciano il loro dovere con professionalità, è indubbia una certa difficoltà da parte di alcuni di loro nell’esprimere la personalità poco più che abbozzata dei protagonisti del film.
Poco più che sufficiente Giannini, sufficiente la bellissima Antonelli che appare però spaesata, quasi che il personaggio-vittima di Giuliana fosse agli antipodi alle sue corde recitative.
Meglio se la cava Jennifer O’Neill, la sofisticata Contessa che l’attrice di origini irlandesi/ispaniche interpreta con classe; la sua eleganza aristocratica, la sua bellezza altera si prestano perfettamente al personaggio di Tersa Raffo, amante di Tullio che alla fine resterà inorridita dal crimine mostruoso commesso dall’amante stesso.
Discreto Marc Porel nel ruolo di Filippo, bene due grandi artisti come Girotti e la Morelli.
Lodi alla fotografia di Pasqualino De Santis e alle scenografie di Mario Garbuglia, mentre le musiche sono prese da opera di Chopin, Lisz e Mozart e a mio parere sono una delle cose migliori del film.
L’innocente
Un film di Luchino Visconti. Con Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Jennifer O’Neill, Rina Morelli, Massimo Girotti. Didier Haudepin, Marie Dubois, Roberta Paladini, Claude Mann, Marc Porel, Marina Pierro, Christine Pascal, Didier Haudepin, Philippe Hersent, Elvira Cortese, Siria Betti, Enzo Musumeci Greco, Margherita Horowitz, Riccardo Satta, Vittorio Zarfati, Alessandra Vazzoler, Alessandro Consorti, Filippo Perego Drammatico durata 129 min. – Italia 1976
Giancarlo Giannini: Tullio Hermil
Laura Antonelli: Giuliana Hermil
Jennifer O’Neill: Teresa Raffo
Rina Morelli: Madre di Tullio
Massimo Girotti: Conte Stefano Egano
Didier Haudepin: Federico Hermil
Marie Dubois: La Principessa
Roberta Paladini: Miss Elviretta
Claude Mann: Il Principe
Marc Porel: Filippo d’Arborio
Regia Luchino Visconti
Soggetto Gabriele D’Annunzio (romanzo)
Sceneggiatura Suso Cecchi D’Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti
Produttore Giovanni Bertolucci
Casa di produzione Rizzoli Film, Les Films Jacques Leitienne, Paris
Fotografia Pasqualino De Santis
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Chopin, Gluck, Liszt, Mannino, Mozart
Scenografia Mario Garbuglia
Giancarlo Giannini interpreta il personaggio di Tullio
Giannini, Visconti e la Antonelli in una pausa della lavorazione del film
Jennifer O’Neill interpreta Teresa
Laura Antonelli è Giuliana
Luchino Visconti e la O’Neill
Lobby card del film