di Toni D'angelo
con Chiara Conti, Luca Lionello
Italia, 2012
Ambientato in un paesaggio lunigiano utilizzato sia come catalizzatore di uno stato emotivo - la cava di marmo ripresa dall'alto, con i protagonisti schiacciati nel fondo della sua depressione orografica evoca il gorgo in cui gli stessi stanno lentamente scivolando - sia nella sue possibilità di diventare metafora - la frana che blocca i lavori nella cava, che, nella corrispondenza tra le immagini del marmo frantumato e la presenza in loco dei due protagonisti sembra alludere allo sgretolamento delle loro certezze - "L'innocenza di Clara" è un altro di quei film italiani che prova a distinguersi inseguendo strade poco battute dalle nostre produzioni. E lo fa con una storia di personaggi e stilemi che appartengono di diritto al cinema di genere, e che, soprattutto nella figura di Clara, dark lady designata da un peccato originale che la porta inevitabilmente, e per sua stessa ammissione, a distruggere tutto quello con cui viene a contatto, ma anche in quelle maschili, vittime privilegiate di un destino fatto apposta per esaltare l'azione demolitrice della controparte femminile, trova la sua ragione di essere. D'Angelo è bravo a far corrispondere la forma al contenuto, rappresentando il disfacimento psicologico e materiale dell'universo che racconta con immagini apparentemente lineari, come lo è a prima vista la vita dei personaggi, e come quella invece, subdolamente difettosa, nella artificiosa ripetizione di alcune sequenze (quelle di Clara che fa visita al padre accompagnata da Maurizio e successivamente anche da Giovanni sono realizzate in fotocopia) nelle prospettive leggermente sghembe e nella a fuoco appena sfocata, oppure nel ricorso continuo ad oggetti (specchi, bicchieri, finestre) che duplicano la figura di Clara, richiamandone la doppiezza che ad un certo punto distingue i suoi comportamenti. Adottando uno stile che procede per sottrazione e utilizza l'ellissi come mezzo per intensificare il clima di sospensione in cui è immersa la vicenda, D'angelo si sottrae alla ridondanza di molto cinema nostrano rivestendo la sua opera di un alone affascinante ed allo stesso tempo inedito, anche per la presenza di attori poco sfruttati, e quindi necessari con la loro "neutralità" a far da contrappunto ad una storia per altri versi eccezionale. Al contrario "L'innocenza di Clara" mostra la sua debolezza quando, invece di lasciare intatto il mistero, continuando ad affidarsi alla rarefazione visuale , decide di dargli corpo, con una scrittura che non ha la forza di farlo. In questo modo consegna la figura femminile ad un'evoluzione che si arricchisce di situazioni transitorie e ripetitive, che anche nel tema dell'amore impossibile proposto nella sottotrama dedicata alla relazione tra la figlia di Giovanni ed il ragazzo straniero fatica a dimostrare una reale necessità. E così in un anno in cui il cinema d'autore made in Italy ha mostrato la sua vitalità con riconoscimenti ottenuti nei festival di tutto il mondo "L'innocenza di Clara" è nel chiaroscuro del suo risultati la cartina di tornasole di un movimento che può già contare su registi ed interpreti di grande qualità. Nell'anno che verrà gli auguriamo di trovare anche le penne capaci di scriverne le storie.
(pubblicata su ondacinema.it)