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“L’inquietante urlo del silenzio” e “Le sottili crudeltà dell’amore” di Francesca Napoli

Creato il 07 marzo 2016 da Soleeluna

le sottili crudeltàAdele è la protagonista indiscussa del mio secondo romanzo, pubblicato in self publishing su Amazon. Lei è una bellissima ragazza, attenta a curare il suo aspetto fisico, determinata a realizzare i suoi sogni, forte, intelligente, romantica. Dopo aver conseguito il diploma a Napoli, la sua amata città, decide di proseguire i suoi studi a Milano, dove studia Giurisprudenza e si laurea a pieni voti. Quasi subito dopo, trova lavoro presso uno studio di un noto avvocato. Proprio qui, si dimostrerà una donna seria nel suo lavoro, perfettamente in grado di adempiere ai suoi doveri e, anche, un’ottima amica. Stringerà una forte amicizia con Anita, anche lei avvocato nello stesso studio da svariati anni ormai.  Un incontro casuale col marito di Anita, Federico, cambierà le carte in tavola di tutti i personaggi di questa breve storia. Ad uscire stravolta nel verso senso della parola, è sicuramente Adele che soffrirà di un immenso dolore da cui penserà di non trovare via d’uscita.  Alla ricerca del vero amore che ancora non ha trovato, Adele metterà a rischio tutta se stessa e, in alcuni casi, anche le persone a lei più care. Adele è protagonista di una storia in cui l’amore si svela in tutta la sua incredibile ferocia.

“Adele cominciò di nuovo a sentirsi male, per un attimo le mancò il respiro ma cercò di calmarsi, non era questo il modo migliore per risolvere la questione. Fu in quel momento che fece una scelta. Una scelta sicuramente assennata ma altrettanto pericolosa. Adele decise di tacere. Decise di non svelare a nessuno quanto le era accaduto: non voleva allarmare i suoi genitori o gli amici più cari. Era convinta che, così facendo, quel pazzo pervertito (era sicurissima che si trattasse di un uomo che si era invaghito di lei) si sarebbe annoiato e l’avrebbe lasciata perdere prima che la situazione potesse in qualche modo complicarsi.”

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51Mj3N93cpL._SX353_BO1,204,203,200_Emily, da tutti chiamata Emy, è la protagonista del mio romanzo romanzo d’esordio: L’inquietante urlo del silenzio. E’, apparentemente, una ragazza come tutte le altre, probabilmente più fortunata, nonostante lei non se ne renda conto. Dalla vita ha avuto tutto quello che ogni ragazza della sua età avrebbe voluto avere: una famiglia benestante, ottimi voti a scuola, un fidanzato che la ama, due amiche che con lei condividono tutto. Sembrerebbe quasi una principessa dalla vita perfetta. Emy è la classica brava ragazza, molto sensibile, dolce, gentile con tutti, aggraziata, attenta al modo di vestire, di atteggiarsi, di parlare, capace di intavolare un discorso sfruttando le sue doti dialettiche, è molto religiosa, perfezionista, tenace.  Ogni sua qualità, negativa e positiva, è portata all’esasperazione, tutto in lei supera i limiti. Persino quando prova delusione, tristezza per qualcuno o qualcosa lo fa in maniera eccessiva. Per lei, non esiste la via di mezzo. Non sempre riesce a controllare le sue emozioni, anche se giura fin da subito di volerlo fare. Dietro questa patina di perfezione, tuttavia, si cela una perenne insoddisfazione che le causerà non pochi problemi e la porterà ad essere incompresa da tutti, anche da quelle persone che un tempo dicevano di amarla. Emily vive alla continua ricerca del sapere, il suo desiderio più grande è essere onnisciente. Non si accontenta di conoscere le cose a metà, lei vorrebbe togliersi ogni dubbio, scoprire cosa si nasconde dietro la parola destino e in tutte le sue varianti. Per fare questo, passa la sua vita a studiare, riflettere, andare in biblioteca, divorare libri. Questa assurda “passione” la porterà a vivere una vita in cui tutte le sue certezze si sgretoleranno una dopo l’altra. Emy è tutto ciò che di meglio e di peggio si possa immaginare.

Ognuno di noi ha dei segreti che non potrà mai svelare. Non lo si fa per cattiveria, semplicemente si ha bisogno di creare una via di fuga dalla realtà, a volte opprimente. Cercare qualcosa che ti possa dare sollievo nei giorni tristi quando sei solo e nemmeno il tuo ragazzo, i tuoi genitori o le tue migliori amiche possono tirarti su. A me capitava spesso di volermi isolare, sentivo la strana esigenza di mettermi all’interno di una bolla di vetro, dimenticando per un attimo tutto ciò che mi circondava. Nascondevo a tutti una passione di cui ero schiava. Ero dipendente e, come tutte le dipendenze, non riuscivo a farne a meno. Il brutto delle dipendenze, però, è che non finiscono mai bene, ma purtroppo non si sai mai quando stai per toccare il fondo fino a quando non l’hai toccato. Il problema è che rinunciare a quella cosa fa ancora più male. E quindi continuavo dritta per la mia strada. Si trattava di una cosa tutta mia. Del resto non avrei avuto modo di parlarne, nessuno avrebbe capito.”

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