«Prima avevo tutto e non ero mai contento. Ora non ho niente e sono contento». È questa la frase chiave, quella che descrive Biagio Conte, palermitano, oggi cinquantenne, ma che a venticinque anni lascia tutto, gli agi di una famiglia benestante, un lavoro sicuro, le distrazioni di un mondo divorato da materialismo e consumismo, che emargina chi non ha mezzi o non ce la fa, per seguire una strada diversa. Sono anche gli anni della Palermo insanguinata e offesa dalla mafia, una città sofferente e impaurita, senza speranza. È inquieto Biagio. Si rifugia sui monti, per cercare nella solitudine un senso alla sua esistenza. La sua è però un’inquietudine ancora senza radici, ma che via via trova una sua luce. Nei boschi, a contatto con una natura selvaggia, amica e allo stesso tempo ostile, Biagio cerca la sua via. All’inizio vuole solo liberarsi dai legacci di una società opprimente con la quale non vuole scendere a compromessi. Ma poi, affascinato dalla figura di San Francesco, si mette in cammino verso Assisi: un pellegrinaggio solitario, sostenuto dalle sole elemosine, che lo avvicina a quel Dio dal quale sente di essere stato chiamato ma che non riesce a comprendere. Ad Assisi il giovane trova le risposte alle sue inquietudini, alla ricerca di senso, alle incertezze della sua fede.
(©L'Osservatore Romano – 26 ottobre 2014)