di Claudia Boddi
L’inseminazione artificiale consiste nella collocazione di un campione di sperma, previamente trattato in laboratorio, all’interno dell’utero della donna allo scopo di incrementare il potenziale degli spermatozoi e le possibilità di fecondazione dell’ovulo.
Una tecnica di riproduzione assistita che può consistere in due modalità operative. La prima è l’inseminazione, cosiddetta, omologa (o intraconiugale o AIH ovvero, Artificial Insemination Husband) che consente l’impianto degli spermatozoi del partner nell’apparato genitale femminile; la seconda possibilità è quella della fecondazione, cosiddetta, eterologa, per la quale lo sperma, che verrà impiantato nella donna, appartiene a un donatore esterno alla coppia o viene prelevato dalla banca del seme.
La tipologia di impianto più frequente, e anche più semplice, è la fecondazione intrauterina. In base a questo tipo di intervento, lo sperma viene depositato nella cavità uterina della donna, dopo un trattamento preventivo degli spermatozoi attraverso la tecnica dello swim up, ossia lavaggio e sospensione degli stessi. L’alternativa a questa via potrebbe essere l’inseminazione intracervicale. Questa non richiede nessun trattamento preventivo sugli spermatozoi che vengono deposti nella cavità cervicale del corpo della donna. L’unico accorgimento che viene suggerito ai pazienti che vi si avvicinano è un’astinenza di qualche giorno per avere una maggiore quantità di liquido seminale nell’eiaculato. Esiste poi l’inseminazione intraperitoneale per la quale lo sperma viene diretto nella cavità addominale. Infine, abbiamo l’inseminazione intratubarica per la quale lo sperma viene introdotto, sotto guida ecografica, esattamente nella tuba che è il luogo naturale di incontro tra l’ovocita e gli spermatozoi.
Un argomento delicato che apre a considerazioni diverse dal punto di vista etico oltre che biologico, rispetto al quale non è facile reperire stime o dati attendibili, a causa del grado di complessità che presenta. Ad oggi sappiamo che chi ricorre alla procreazione assistita ha buone possibilità di diventare genitore, dato in netta ascesa rispetto al 2005, poco dopo la legge 40. Inoltre, possiamo verosimilmente attestare che l’Italia detiene un record per quel che concerne l’età media delle madri che è intorno ai 36,2 anni d’età, con un 28,1% di over 40: un vero primato rispetto agli altri paesi europei.
Buone notizie quindi per le coppie infertili – oltre tre milioni – nel nostro paese.
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