“Pensateci su per qualche minuto e sono sicuro che ricorderete una miriade di occasioni in cui siete stati costretti a fare valutazioni simili, magari riguardo alle vostre chance di ottenere il lavoro per cui avete appena fatto domanda o alle probabilità che le storie sul mostro di Loch Ness siano vere.”
Formulare ipotesi sulle probabilità (e farlo con la massima precisione possibile) è un modo efficace di esprimere la forza delle vostre convinzioni. Queste ultime sono raramente o bianche o nere e spesso presentano sfumature di grigio e coprono tutto lo spettro compreso fra l’inequivocabile sicurezza e la totale incertezza. Fare ricorso alle probabilità vi consente di esprimere il vostro grado di convinzione in termini numerici relativamente precisi e saperlo fare è una componente fondamentale dell’intelligenza del rischio.
Molti pensano che il concetto di rischio sia legato fortemente a quello di pericolo, ma per chi studia il rischio in modo professionale il pericolo è solo una faccia della medaglia in quanto i rischi sono sia positivi che negativi. L’intelligenza del rischio quindi non si limita a valutare il pericolo, ma andrebbe pensata come una capacità cognitiva imperniata soprattutto sulla giusta dose di certezza. La si può considerare una sorta di virtù cognitiva visto che, come ci insegna Aristotele, le virtù si sono a metà strada fra un eccesso pericoloso e una carenza altrettanto problematica.
“Proprio come il coraggio è equidistante dagli estremi opposti dell’avventatezza e della codardia, l’intelligenza del rischio è un’aurea via di mezzo posta a metà strada fra l’eccessiva e la scarsa sicurezza di sé.”
Dylan Evans
L’intelligenza del rischio
(traduzione di Sara Caraffini)
Garzanti
2012