Mi interessano molto di più i miei personaggi, la gente che popola i miei racconti, piuttosto che qualunque mio potenziale lettore.
Raymond Carver
Vecchia diatriba quella del rapporto tra scrittore e lettore. Ecco perciò quello che diceva Carver.
Prima di tutto i personaggi.
A prima vista si potrebbe persino pensare che l’atteggiamento dello scrittore statunitense fosse un poco snob. In realtà è l’unico sensato.
È esclusivo interesse di chi scrive conoscere il personaggio. Frequentarlo. Lo scrittore belga Georges Simenon in questo era un maniaco, perché trascorreva giorni, settimane col personaggio, prima di sedersi alla scrivania e scrivere. A dire il vero, prima di sedersi e cominciare a scrivere, sottoponeva i familiari a una visita medica completa per essere certo che godessero ottima salute, e qualcuno non precipitasse in qualche forma influenzale costringendolo a uscire dallo studio, interrompendo la redazione del libro.
Ma prima, era indispensabile “calarsi” nel personaggio e imparare a vedere, sentire, ragionare come lui. Che senso ha quindi pensare o interessarsi al lettore?
Il lettore ci sarà (forse) se chi scrive avrà reso interessante la storia, i personaggi. Curare il personaggio, è già lavorare per il lettore. Un lavoro oscuro, che spesso viene ignorato non solo perché alla fine l’opera non viene letta.
Ma perché si legge male.