L’interludio greco

Creato il 11 giugno 2012 da Sirinon @etpbooks

Dalla settimana scorsa, per obblighi di legge, sono vietati in Grecia i sondaggi politici, particolarmente seguiti in vicinanza della prossima e storica tornata elettorale di domenica prossima.

Una tornata  elettorale che si svolge il giorno 17. Non che qui manchino i superstiziosi ed i seguaci della cabala. Tutt’altro. Ciò che manca è una alternativa che possa far non tanto programmare ma anche solo sognare un futuro prossimo diverso dalla rovinosa caduta che tutto sta travolgendo. Chiunque sarà il più votato che ostinatamente  mi rifiuto di definire come “vincitore” avendo in ciò rispetto per l’etimologia che vuole  accomunati a tale figura l’apparizione di un premio e le corrette celebrazioni.

Una corsa al termine della quale al primo arrivato verranno concesse tali e tante di quelle responsabilità che, purtroppo, non fanno intravedere oggi nessun concorrente ideale ma forse solo quell’impossibile giorno di “coalizione” che solo un mese fa naufragò nelle pieghe degli interessi di partito.

Una corsa al termine della quale il primo arrivato si ritroverà ad incarnare il ruolo di ultima spiaggia per i suoi sostenitori, quello di diavolo per i suoi avversari e, parimenti ondivagherà tra queste due entità anche in sede europea, con probabili forti risvolti anche oltre oceano ed oltre Urali.

Sarà la figura più popolare del pianeta. Il suo posto nel volume dei Guinness è garantito. Anche se non è determinato ancora il primato per il quale vi entrerà a pieno diritto.

Il mio ultimo post, “Io sono la storia e non sempre la cosa mi piace” (post che avrà il suo seguito come stabilito), preludio ad un cammino sottile, difficile e probabilmente poco interessante, aveva raccolto in sé la domanda che vorrei rivolgere a ciascuno dei candidati oggi qui in corsa per “il Partenone” (emulando così la recente corsa all’Eliseo piuttosto che non quella alla Casa Bianca o a Downing Street) e, nel contempo un’ombra di velata gelosia per aver, costoro, la possibilità di poter essere molto più protagonisti e, pertanto molto meno passivi spettatori della storia comune prossima ventura. Forse soffro di “sindrome da normalità” volendo in ciò dichiarare di appartenere a quella categoria di cittadini che, per tale peculiarità  non vengono  presi in considerazione da nessuno (a meno che non arrivino ad essere preda di una alterazione che li conduca alla jihad).

D‘altronde nell’ultima settimana, da quando è iniziato il cosiddetto silenzio sui pronostici, qui si vive ancora più immersi nella farsa e nel grottesco: è crollata la presenza dello stato nel comparto sanitario, gli ospedali sono allo sbando, le medicine le compri, quelle che ancora si trovano beninteso, solo se le paghi per intero (con buona pace di malati terminali, malati cronici ecc. ecc.).

Nel frattempo, per ben celebrare l’inizio della grande stagione estiva del turismo che già registra nella prima parte dell’anno il 15% di calo ulteriore, dopo il 30% accumulato l’anno scorso, i conducenti dei pullman turistici hanno indetto  (e fatto) quattro giorni di sciopero. Per evitare, hanno dichiarato, ulteriori diminuzioni del loro salario e perché non hanno un contratto rinnovato, dicono ... forse dimenticando che c’è una buona possibilità che lo stipendio con queste stupende iniziative, cesseranno del tutto di averlo perché più nessuno verrà in questo disgraziato paese.

Per il mese prossimo è in previsione una erogazione della elettricità razionata visto che le compagnie che si occupano di energia non possono più pagare i fornitori dell’energia stessa (qui il vento e il sole servono soprattutto a far scoppiare e ad alimentare gli incendi….) e, tanto per accompagnare l’annuncio con un segnale da tutti comprensibile, il termometro – come di prassi – è schizzato già stabilmente oltre i 35 gradi su una buona metà del paese.

Per agevolare infine la tornata elettorale, i dipendenti del Ministero dell’Interno, chiamati a svolgere un poco più di lavoro per l’occasione, hanno già stabilito che il 16 ed il 17 saranno giornate di “agitazione” perché i rimborsi elettorali sono inadeguati …… dimenticando quanto sia epocale l’evento.

L’incipiente estate contribuisce a rendere il clima denso e appiccicoso tanto che si preferisce il silenzio. Oramai chi doveva sparare bordate l’ha fatto. L’Europa tutta non si è risparmiata e la Grecia da secoli e secoli non conosceva tanta popolarità. Anche in Cina adesso sanno dove è, così come nel più sperduto paesino dell’Oklaoma. Peccato che tanta pubblicità non fosse corredata del giusto messaggio, anzi, si è ritrovata tacciata di una capacità di maleficio tale che potrebbe, da sola, abbattere tutto l’occidente. Questo è in realtà il vero miracolo del sistema finanziario europeo. Dare a tutti i paesi, grandi o piccoli che siano, la capacità distruttiva di una Russia, di una Cina o degli Stati Uniti. E qui sono quasi orgogliosi di questo, come se, per un surreale ricorso storico, il proprio paese sia tornato a  tenere le redini del mondo. Fino a domenica scorsa tutti qui abbiamo girato con l’ombrello per salvarci dagli anatemi che come grandine piovevano. Poche in realtà le parole di conforto ed anche di tenue speranza o, ancora quellemiracolose, che potessero nascondere un qualche straccio di proposizione per uscire dall’incubo. Assolutamente no: tutte dirette a consigliare, indicare, terrorizzare, coercire, violentare, mostrando come albergassimo in seno diavoli e vampiri. Diagnosi: fallimento. Prognosi: almeno un cinquantennio. Terapia: pagare. Modalità di somministrazione: quella che vi pare, basta che pagate.

Con il termine dei sondaggi sono rimasti gli ultimi comizi che i due antagonisti, visto che oramai lo scontro storico e politico è tra due candidati, stanno tenendo a giro per le maggiori città. I sondaggi, quelli fatti dall’estero o da fantomatici inviati, ora si trovano solo sulla rete, alla quale la maggior parte dell’attenzione è rivolta (anche se qui dire “la maggior parte” è quanto meno eufemistico, visto che l’utilizzo  di internet è ancora limitato a non più del 40% della popolazione, con un 70% costituito da adolescenti), così come la raccolta di quelle notizie che possano far capire, attraverso i comunicati dei vari leaders stranieri, chi e in che modo potrebbe sostenere l’una o l’altra soluzione. Da questo gioco è esclusa l’Europa istituzionale, quella di Bruxelles che vuole unicamente, come ha fatto finora, rientrare dei propri denari, interessi e spese comprese. Dimenticando che oggi, ancora più del 6 maggio quando c’è stata la prevedibile quanto ignominiosa ed inefficace prima tornata elettorale, la percentuale dei senza futuro e dei senza speranza è cresciuta a dismisura, rendendo il paese una polveriera.

Nel frattempo le seppur esangui casse dello stato non vengono toccate perché l’attuale e transitorio governo di interregno non vuole assumersi la più piccola responsabilità. D’altronde le falle da tappare sarebbero migliaia e la disponibilità attuale servirebbe a ben poco.

Ed il silenzio si è fatto irreale. Una irrealtà che sta iniziando a contagiare anche la stampa estera: più rarefatti gli articoli pungenti, più diplomatico il linguaggio. E’ l’ora in cui le previsioni sbagliate sarebbero la cosa più facile da centrare e visto che di figuracce ne sono già state fatte  in abbondanza il mese scorso,  molti per il momento hanno deciso per un profilo più basso, evitando così di riempire etere e web di sonore corbellerie.

Ma quelle che per il resto del mondo sono unicamente “previsioni” o poco più relative ad  uno spettacolo che molti pensano di potersi godere in poltrona, qui invece è l’ipotesi che potrebbe scaturire da una data storica. Storica per il paese che comunque ha già in buona parte rigettato la classe politica che l’ha portata a tal punto dal lontano 1975, Storica perché sopra è gravato il significato stesso di “potere”. Quello del denaro, quello del sistema Euro, quello di certa finanza che, in caso di voto a lei non favorevole, vedrebbe compromesse non solo le entrate di cassa (anche se lì il destino mi sembra comunque segnato) quanto il prestigio e la capacità di governare con quello che è divenuto un robesperriano timore. Storica perché sancisce il fallimento di un sistema politico. Storica perché stigmatizza comunque il fallimento di un sistema economico.

Storica perché oggi come non mai questo popolo ha in mano il proprio destino essendo talmente distanti le posizioni dei due antagonisti che davvero si può parlare di scelta radicale e di eventuali future strade molto divergenti.

Storica perché potrebbe essere il fallimento più assoluto e completo della democrazia. Ed i segnali di questi ultimi giorni, con l’annuncio di sterili iniziative sindacal-corporative con scioperi ed astensioni che palesemente non fanno che aggravare la situazione, sono la classica manifestazione dell’inesistenza di un corpo sociale, cosa che normalmente è il primo grande segnale di pericolo. Per non parlare di quanti, senza risorsa alcuna oramai da mesi e mesi hanno già intrapreso la strada della completa illegalità da disperazione, quella illegalità che diviene lecita per necessità di sopravvivenza.

Ed è dura aspettare. Aspettare sapendo che il proprio ruolo non può oggi essere che quello della gocciolina nel mare, sperando unicamente di trovare tante goccioline consorelle e, soprattutto, di non essersi sbagliati.

Si parla sottovoce in questo paese in questi giorni. Si ha paura di sbagliare. Si ha paura di gettare il malocchio, di portarsi sfortuna. I nervi sono però a fior di pelle. Lo si vede dai dibattiti in televisione (dove è volato anche qualche schiaffone subito cavalcato dagli schiaffeggiati come elemento probante della loro  maggior democraticità anche se, in realtà, molti sono tra coloro che hanno reputato quegli schiaffi come “cercati”!!!), o dalle parole dei comizi che ormai sono unicamente un’accusa all’avversario e niente più e dove non si rinnovano i proclami programmatici per timore di compiere l’errore, quello fatale che negli ultimi giorni non sarebbe più recuperabile e limitandosi pertanto a vaghi proclami populisti.

E quindi, ripensando in questa opprimente cappa di timore di essere, piaccia o meno, un frammento della storia, quella vera, mi rende invece irrequieto,  dubbioso, a metà strada esatta tra coloro oggi indigenti chesceglieranno di continuare a mettere la testa sotto la sabbia confidando di avere sempre qualcuno cui addossare la responsabilità della propria infelicità e coloro invece che sceglieranno di essere lo stesso infelici ma con consapevolezza, in nome di quella  possibilità anche piccola, che avranno deciso di concedersi: scegliendo con dignità e convinzione chi votare.

La paura senza dubbio è tanta: il messaggio che ha mandato il salotto buono di Bruxelles è chiaro. E se i rubinetti vengono chiusi sono da ipotizzarsi anche scenari impensabili per l’agiato standard occidentale. Ma anche questo è un messaggio come tutti i prodotti commerciali di oggi … ha il futuro corto, è usa e getta. Una minaccia senza dietro un futuro, senza una programmazione, una minaccia fatta di numeri, virtuali tra l’altro, e niente più.

Il paese è tuttavia grato all’Europa che proprio la settimana scorsa ha sbloccato 187 milioni di euro per costruire un tratto autostradale nel Peloponneso: così daranno lavoro - hanno detto - oltre ad una bella infrastruttura. Non capisco perché i più l’hanno intesa come una presa di giro …..

Questo è un paese strano, non adatto alla globalizzazione. E’ un paese dove invece dell’autostrada sarebbe opportuno fare le strade larghe giuste giuste per il passaggio di un carretto che qui, come in Sicilia (e in tante altre parti del mondo d’altronde ma cito quelli siciliani perché sono a me affettuosamente cari) sono tutti colorati, folkloristici certo, ma anche carichi di una dura e dolorosa tradizione, carretti con il loro asinello ed i loro divanetti riempiti di paglia. Così chi arriva per fare una vacanza nella natura, senza inquinamento da petrolio e derivati, lascia la sua macchina (tedesca possibilmente) alla frontiera, o la butta a mare chissenefrega,  affitta un carrettino e paga 1 euro (o il corrispondente in dracme fa lo stesso) al Kilometro per: aria pulita, mare splendido, trasporto ecologico, compagnia, e poi ancora per prodotti della terra biologici e quant’altro di ecocompatibile ed ecosostenibile questo paese può e potrebbe dare, unico in Europa. Il resto, ovvero medicine, ospedali ed altro potremo comprarlo a parità di prezzi e di valore. Unico comparto esente da tutto questo sarà la rete che inevitabilmente diventerà patrimonio universale accessibile da tutti. Eviteremo solo di prendere le cose inutili  e quelle che non esistono come questa specie di benessere che invece si è rivelata una corsa (losca e truffaldina oltre tutto) al debito, alla voragine.

Certo, le parola sopra dette sono una provocazione ma, in fondo, contengono molta più verità di quanto non si creda. Anche per questo motivo domenica potrebbe essere una giornata tale da lasciare una traccia profonda nei libri di storia. Domenica l’evento potrebbe trasformarsi in un’occasione.

In verità, le speranze che il voto porti ad una svolta – quale che sia – non sono poi molte. Per la solita ragione. Ciascuno di noi è storia ma l’impegno sociale, il dovere ed il diritto alla democrazia non si esauriscono nel mettere un segno sopra un simbolo od un nome. Vivere un nuovo stato sociale è una convinzione che deve scaturire dalla volontà di avere un futuro che non sia racchiuso tra una BMW ed un Sony da 40 pollici. E il passo da compiere è lungo, sepolti come si sentono tanti, tra minacce, lusinghe e la paura, quella primordiale, di perdere anche quel poco che è rimasto, foss’anche rubato ed indegnamente conquistato.

Intanto continua il silenzio, quello pesante, dell’attesa. Cinque giorni all’appuntamento con il futuro. Pericle rese celebre al mondo la storia politica di questo paese, Papadimos ha concluso la parabola che, seppur dopo lunga interruzione, si è costruita intorno a questa democrazia. I valori buoni fino ad ieri non sono più valori di riferimento.  Ne seguiranno altri o forse il buio terribile di una transizione senza riferimenti. Rimane l’ombra lunga di essere arrivati a questo appuntamento come se fossimo alla strozzatura di un imbuto (e qui il popolo greco non può che dire mea culpa). Difficilmente sarà una scelta ragionata fino in fondo anche se comunque lo sarà molto di più di quella effettuata il maggio ultimo scorso dove il voto fu  pressoché esclusivamente istintivo. Tutti i partecipanti hanno gettato la maschera ed il voto sarà stavolta cosciente: si imbocchi dunque una strada, quale che sia, riappropriandosi del proprio destino.


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