l’Internazionale

Creato il 30 maggio 2013 da Francosenia

Erano circa un centinaio, provenienti da diverse parti del mondo, i cinesi che lottarono come brigatisti nella guerra civile spagnola. Emigranti, operai, medici, giornalisti, piccoli commercianti ... "Noialtri, i cinesi, abbiamo combattuto su tutti i fronti, in tutti i luoghi." - diceva Zhang Ji, parlando con Yan Jiazhi, il primo cinese ad arrivare in Spagna, all'inizio del conflitto; un massaggiatore residente a Parigi, di cui i documenti degli archivi dell'Internazionale Comunista segnalano di non poter confermare la sua condizione di militante. Quelli che, in quei momenti, arrivavano in Spagna , per combattere, non erano evidentemente persone comuni. Alcuni di loro erano già sui cinquant'anni, con tutto quello che significava, in quegli anni, imbarcarsi in un'avventura simile, a quell'età! Altri più giovani, come il ventiquattrenne che cadde sul fronte di Gandesa: Chen Wenrao. Era arrivato da New York, nel giugno del 1937, dove faceva il cameriere. Appena giunto ad Albacete, al quartier generale delle Brigate Internazionali, era stato mandato in un campo vicino, per essere addestrato, poi venne aggregato al Battaglione Lincoln, quindi ad ingrossare le fila del 24° Battaglione della XV Brigada. Poi ... "i brigatisti attaccarono Gandesa, alla baionetta, ed i loro cadaveri cominciarono a ricoprire la valle. Lì morì Wenrao. Nessuno lo seppellì mai. Rimase, e rimane, in quel luogo a formare parte della terra spagnola."

Chen Wenrao veniva da New York ed era originario di Guangdong, ma c'erano anche brigatisti provenienti da Quingtian, villaggio nell'est della Cina, da dove proviene circa il 70% dei cinesi che oggi vive in Spagna. Come Zhang Shuseng, "il quale doveva parlare bene lo spagnolo, e combatteva insieme a soldati spagnoli. (...) Aveva un fratello a Valencia che era anche lui nell'esercito repubblicano. Così compaiono altri nomi di cui si possono seguire le tracce. Infatti, molti di questi emigranti cinesi in Catalogna, che facevano parte di un'associazione che aveva sede a Tarragona, si sono impegnati per far costruire un piccolo monumento che ricordasse i loro compatrioti che avevano combattuto nella guerra civile spagnola."

Il volto di un altro brigatista, Tchang Jaui Sau, finì sulla copertina della rivista "Estampa"; operaio alla Renault, era membro del Partito Comunista di Francia. Quando, dopo, tornò in Cina non riusci a sopportare la demolizione della società del suo paese, in seguito alla Rivoluzione Culturale, e, come racconta la figlia, cominciò a bere. Così una volta, uscendo ubriaco da casa, scivolò e rimase paralizzato. Morì, in solitudine, nel 1968.
Anche per Xie Weijing non ci fu un lieto fine! Membro del Partito comunista tedesco, era arrivato ad occupare il ruolo di commissario politico del Battaglione d'Artiglieria, la carica più alta occupata da un volontario cinese nelle Brigate Internazionali. Era un giornalista ed apparteneva anche al Partito comunista cinese. Coltivava l'idea di un'unità di combattimento tutta cinese, soprattutto per facilitare le attività amministrative, che mettesse insieme quel centinaio di cinesi, sparpagliati nell'esercito della Repubblica. Non riuscì mai a realizzarla. Anche lui, tornò in Cina in piena Rivoluzione Culturale. Si rifugiò in una piccola città nel Sichuan, accusato di slealtà solo per essere stato all'estero, anche se in un primo momento era stato ben accolto, fino a diventare vice-ministro della Difesa. Lo pensionarono anticipatamente e lo spedirono in un centro di rieducazione nei pressi della città dov'era nato. Lì trascorse tutto il periodo della Rivoluzione Culturale. In fondo, fu fortunato! Morì, liquidato come "revisionista".
Anche lui, come tutti gli altri, dalla Spagna ebbe un marchio destinato a durare tutta la vita. Nessuno di loro riuscì mai a scacciar via quell'esperienza dalla testa.

Non erano una folla, i cinesi nella guerra civile spagnola, ma erano certamente un numero significativo. Soprattutto se consideriamo quanti andarono in Spagna dai paesi vicini alla Cina, come quel solo giapponese, Jack Shirai, che era arrivato da San Francisco, e lo misero a fare il cuoco. "Sono venuto per combattere, e non per armeggiare con le pentole!" Lo uccise una pallottola vagante, mentre portava da mangiare in zona di combattimento.
E, curiosamente, dalla Cina e dal Giappone si è potuta ricostruire la partecipazione alla guerra civile spagnola di Tio Oen Bik, medico cinese. Faceva parte del gruppo dei "medici spagnoli" che avevano lottato nella cino-giapponese. Li chiamavano così perché tutti i medici avevano partecipato alla guerra civile spagnola, anche se fra di loro non c'era un solo spagnolo. Erano tutti cecoslovacchi, polacchi, tedeschi ... Dopo la Spagna se ne erano andati in Cina a continuare la lotta contro il fascismo. Recentemente, in Cina, si è tenuto un congresso cui hanno partecipato alcuni discendenti di quei medici. Un'altra storia di cui si sa molto poco.


fonte: http://www.elconfidencial.com/


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