L’Intervista

Creato il 19 marzo 2014 da Albix

Michele R. è un ingegnere nato in un paese della campagna romana che egli lasciò ancor bambino per  trasferirsi a Roma dove , con personale fatica e soldi dei genitori, conseguì la laurea in ingegneria civile nell’Università la Sapienza.  Ma non trovò lavoro in Italia e dovette emigrare  in un paese africano.

Tornato nel paese natio dopo vari anni ed una vita travagliata, tentò lì di esercitare la professione nella quale si era laureato, ma non ebbe il successo sperato.

Decise perciò di diventare scrittore, come tanti altri che avevano avuto sorte simile alla sua e mi piace ricordare che molti scrittori e poeti famosi cominciarono l’attività letteraria dopo aver rinunciato alla professione prescelta, es. il Petrarca e il Boccaccio che avevano studiato per diventare avvocati e perfino il Goldoni seguì la stessa via, il padre l’aveva destinato alla professione forense ma lui preferì scrivere commedie.

Camilla Cardella è una giornalista che, avendo casualmente acquistato in una bancarella un suo libro,  lo volle conoscere personalmente ed intervistare.

La poesia che segue piacque a Camilla e face in lei nascere il desiderio dell’intervista per saperne qualcosa di più . Segue un sunto dell’intervista.

Io non ho fatto altro che rivendicare i diritti

che la Costituzione Repubblicana riconosce a ogni cittadino:

che mi fosse data la possibilità

di compiere i doveri che la mia laurea

in ingegneria civile, ottenuta con mia  personale fatica

e spesa notevole della mia famiglia e dello stato mi imponeva,

esercitare la mia  professione di ingegnere

nel paese dove sono nato e dove sono cittadino,

nel rispetto delle leggi emanate dallo stato

allo scopo di permettere una crescita urbana

obbediente ai criteri della ragione e dell’equità,

non rovinosa per l’ambiente naturale  e non insalubre per i cittadini.

In presenza di voci dubbiose e malumori

diffusi fra la gente sulla gestione degli affari comuni,

io ho chiesto che il Sindaco  spiegasse in un pubblico dibattito

le ragioni del proprio operato,

perché chi riceve dal popolo la propria autorità

è giusto che al popolo renda ragione

di quello che spende e di quello che fa.

Meraviglioso e degno di essere tramandato ai posteri

è stato il comportamento di amministratori e pubblici ufficiali.

Io avevo semplicemente chiesto il rispetto delle Leggi

che il Parlamento aveva emanato, il Comune recepito

e le guardie e i giudici vigilare a che fossero applicate.

E guardate voi cittadini per bene  cosa mi è stato risposto:

“ In questo paese non c’è mafia,e siamo tutti persone oneste,

la gente si vuol bene, nativi ed immigrati sono tutti amici,

l’amministrazione è in buona fede e non dice bugie.

L’architettura fiorisce, dalla piazza fuori porta

recentemente restaurata si gode una vista meravigliosa.

Che dire poi dei nuovi insediamenti industriali?

Dell’agricoltura? Dell’allevamento?

Sei tu l’unico scontento, l’unico infelice!”

“ Ma io avevo soltanto chiesto

perché certe costose opere pubbliche

sono state abbandonate non finite,

perché  lottizzatori privati

non hanno rispettato gli impegni presi!”

“ Hai visto luoghi dove si fa altrimenti?

Vai pur là e porta con te le tue domande!”

Michele racconta come  al ritorno in Italia  si fosse stabilito con la propria famiglia nel paese dove era nato, Boscobello in provincia di Roma, e lì avesse tentato di intraprendere la libera professione di ingegnere.. Il momento gli sembrava favorevole per tale attività, perché il paese che. fino a pochi decenni prima era un piccolo villaggio agricolo con poco più di  mille abitanti, si era grandemente esteso, sia per la vicinanza a Roma , sia in conseguenza della costruzione di una nuova strada a scorrimento rapido. Proprio a causa di questa urbanizzazione , avvenuta in maniera alquanto selvaggia, cioè senza regole e controllo alcuno da parte delle autorità,  il paese era stato al centro di un grosso scandalo edilizio che coinvolgeva addirittura un capo dello Stato : era semplicemente accaduto ciò che stava accadendo in tanti altri paesi italiani prossimi alle grandi città , diventati appetibili agli abitanti delle città vicine in virtù della motorizzazione diffusa e delle nuove strade. Le sue campagne erano state prese d’assalto da lottizzatori forestieri, i quali avevano costruito le case senza preoccuparsi delle opere pubbliche che  l’urbanizzazione comportava e neppure del decoro e della tutela del paesaggio.

 La gravità del problema era stata compresa , o almeno sembrava che fosse stata compresa  a livello nazionale dai governanti del tempo, che per porre un freno alla speculazione edilizia avevano emanato nuove leggi che  imponevano ai comuni, anche piccoli, di dotarsi di piani regolatori che definissero le aree destinate all’edificazione urbana e quelle lasciate all’agricoltura. Per ottenere il permesso di edificare non bastava più la semplice licenza, ma si voleva il rilascio di una Concessione per ottenere la quale bisognava pagare una tassa  i cui proventi sarebbero stati utilizzati per la costruzione delle opere di urbanizzazione, strade, fogne , scuole, giardini etc.. (Legge Bucalossi). Questa legge aveva proprio lo scopo di proteggere l’ambiente dai nefasti effetti dell’abusivismo,  evitando che si costruissero interi quartieri privi di opere pubbliche, le famose borgate,  per risanare le quali il Comune di Roma aveva speso cifre ingenti.

 Coloro che avevano fino ad allora costruito abusivamente potevano mettersi in regola,  pagando quanto dovuto secondo la legge Bucalossi, oppure impegnandosi a costruire  a loro spese la parte delle opere di urbanizzazione  che ad essi toccava in proporzione di quanto avevano costruito. Un’altra legge, la legge Merli, era stata emanata con lo scopo di proteggere le acque ed i terreni dall’inquinamento che l’urbanizzazione e l’industrializzazione comportavano. Fino ad allora le fogne, anche quelle nere, scaricavano solitamente nei corsi d’acqua o direttamente nel terreno appena fuori dei centri abitati senza subire alcun trattamento preliminare.

 Michele racconta come  l’amministrazione comunale di Boscobello, in ossequio alle nuove leggi, avesse stipulato  convenzioni con i lottizzatori presenti nel suo territorio, i quali si erano impegnati a costruire  a loro spese le opere di urbanizzazioni secondo ciò che prescriveva la legge in cambio della sanatoria degli abusi, ed avesse anche fatto costruire un depuratore delle acque di fogna, che però era  stato abbandonato prima ancora di essere completato e reso operativo.. Michele, in quanto ingegnere, il primo ingegnere laureato nativo di Boscobello, fu anche messo nella Commissione edilizia, ma vi rimase per breve tempo, fino alle elezioni successive. Accadde infatti che in queste elezioni il Sindaco che aveva stipulato le Convenzioni, lo stesso che aveva fatto costruire il depuratore, fosse sconfitto e tornasse in carica proprio colui che in una ventennale amministrazione, aveva permesso tutti gli abusi.

Costui non si curò per niente né del depuratore ,né di far rispettare gli impegni presi.

Michele, condotto a vedere il depuratore , essendo ingegnere idraulico, si rese conto che esso era stato abbandonato  perché  sbagliato nella progettazione , mancando di parti essenziali: ma questo era un problema comune a tantissimi depuratori costruiti in Italia in quel periodo, perchéla LeggeMerli, buona nelle intenzioni, non teneva conto che in Italia  c’era  poca esperienza nel campo della depurazione delle acque e poche delle tante imprese che in quel periodo avevano intrapreso quell’attività , avevano la competenza necessaria per farlo.

Egli scrisse allora al Sindaco chiedendogli che facesse periziare il depuratore e , nel caso si riscontrasse la sua inadeguatezze, pretendesse dai costruttori, che avevano anche progettato l’impianto, che lo mettessero in grado di farlo funzionare o pagassero perché lo facessero altri. Non ottenne dal Sindaco nessuna risposta.

Gli scrisse poi a proposito delle opere di urbanizzazione che i lottizzatori si erano impegnati a costruire in cambio della sanatoria e che non avevano costruito. Non ottenne risposta.  Mandò allora i suoi esposti al Tar, Tribunale Amministrativo del Lazio, e dopo aver aspettato molto tempo che qualcuno rispondesse, spedì il fascicolo ai carabinieri. Nessuna risposta, ma poco tempo dopo egli ebbe un grave incidente e in seguito problemi medici a non finire. Da allora nessuna Amministrazione del paese si è più rivolta a lui per un incarico e nemmeno privati cittadini.

Michele pensa che la sua emarginazione progressiva dalla vita sociale del paese sia stata provocata dall’aver  urtato contro gli interessi economici di molte persone ed anche dalla  semplice incomprensione dei suoi concittadini sui suoi propositi. Nel suo paese per decenni l’attività economica più redditizia era stata quella delle costruzioni, l’edilizia e tutte le attività ad essa connesse. Molta gente si era arricchita ed altri avevano trovato il modo di vivere dignitosamente. L’edilizia aveva fatto crescere il valore dei terreni una volta agricoli. Attorno all’edilizia si era creato un cerchio di formidabili interessi contro i quali egli aveva urtato, ma , se ci fu incomprensione, questa non fu la sua,  perché egli non si era mai proposto di impedire lo sviluppo edilizio di Boscobello e la sua trasformazione da piccolo paese agricolo in elegante cittadina. Lui semplicemente avrebbe voluto che si costruisse secondo ragione in accordo con un piano regolatore ben progettato e nel rispetto delle leggi e delle norme stabilite dallo Stato onde evitare le ingenti spese che il disordine presente avrebbe comportato nel futuro , ma si scontrò con quelli che avevano già costruito o speravano di costruire ovunque ci fosse un pezzo di terra edificabile, senza curarsi di piano regolatore ed opere pubbliche.

Molta gente è ancora oggi convinta che chi possiede un pezzo di terra possiede il diritto di costruirci come e quanto vuole, e questo è un problema di cultura più che di leggi. Molto era stato costruito nel paese e molti possedevano terreni dove speravano di costruire, ma il costruito poi lo si deve vendere e per vendere non bisogna far conoscere tutte quelle pecche che potrebbero diminuire il valore dei fabbricati. Tutto deve essere in regola, tutto eseguito in accordo alle leggi, le quali si devono adeguare alla volontà dei cittadini.  Perciò, in casi del genere, la gente semplicemente nega un qualunque abuso contro l’ambiente e contro le leggi,, ma ciò accade ovunque in Italia e guai a chi mette in piazza i panni sporchi del paese. Così mentre egli con le sue denunce pensava di farsi un merito, incorse nella riprovazione generale e certamente nell’odio di alcuni.

A giustificazione del proprio operato , dopo molti anni dagli episodi narrati, Michele oggi afferma che le sue previsioni di allora si sono avverate: il paese ha decuplicato la sua popolazione espandendosi su un’area molto grande grazie all’afflusso di molta gente in gran parte proveniente da Roma ed altri luoghi lontani, ma lo stato dei servizi pubblici è deplorevole, la popolazione è quasi totalmente dipendente dalle automobili private per gli spostamenti anche quelli necessari alle più comuni esigenze della vita: andare a far compere, portare i figli a scuola, andare dal medico o in farmacia e quasi sempre la sede del lavoro è lontana. Ogni famiglia è costretta a possedere due automobili, con quello che costano! In molti luoghi mancano le fogne e la morfologia del territorio rende costoso il costruirle, le strade che ricalcano gli antichi viottoli di campagna sono strette e tortuose.

Ma la cosa forse più negativa è che non esiste più una comunità  che possa dirsi propria del paese: ormai essendo le case così lontane le une dalle altre  e mancando un centro di aggregazione collettiva ognuno vive per sé.


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