L’intervista di DiBattista a Bersaglio Mobile lo dimostra: è arrivato il momento di uscire dall’incantesimo che fa ritenere il M5S una non-forza politica.
Ieri sera ho ascoltato l’intervista fatta da Mentana a Alessandro Di Battista. Sono rimasto molto colpito dalla lucidità con la quale il cinque stelle ha condotto il suo intervistatore ed il pubblico verso un diverso ma apprezzabile punto di vista.
La delusione nel PD e l’apertura verso Civati e Cuperlo (“un parlamentare va giudicato sulla base del voto e non sulla base degli slogan elettorali”), la critica all’eccessiva realpolitik italiana, la denuncia della presenza delle lobby in parlamento (salutate come una nuova mafia) e della corruzione, sono temi veri che dovrebbero essere presi sul serio.
Un po’ troppo semplicistica l’analisi sulla questione Europea che non mi ha convinto (“la Grecia è stata spolpata e abbandonata”). Eccessiva ma condivisibile anche la provocazione avanzata sulla questione esteri, dove Di Battista dichiarando la sua sofferenza a rimanere all’interno del patto atlantico solo per svolgere i dettami degli Stati Uniti avanza anche l’idea di poter uscire dalla Nato. Un’idea nella pratica inattuabile ma che esprime un disagio che nessuno di noi può negare di avere.
Credo sia arrivato il momento di uscire dall’incantesimo che fa ritenere il M5S come composto solo da persone poco indipendenti intellettualmente, è evidente quanto con il tempo anche all’interno di questo movimento stiano emergendo figure preparate, capaci di fare un ragionamento articolato nè banale nè affrettato. Ancora un po’ di tempo e non si potrà più fare finta di nulla.