E fin qui siamo ancora dentro la palude italiana dove politica e soldi si confondono e nella quale una mano sporca l’altra. Ma ecco che poteri incautamente delegati a un organismo non rappresentativo, non eletto da nessuno, senza alcuna legittimità sostanziale, interviene con un moralismo liberista che ha la caratteristica di formulare un “catechismo” finanziario valido per censo e impone che per dare il proprio imprimatur al prestito di 4 miliardi la banca debba licenziare 8000 dipendenti. Si tratta della famigerata commissione europea, un gruppo di , mezze e spesso ambigue figure, in balia di qualsiasi lobby, che non rappresenta il frutto dell’integrazione europea, bensì le stigmate del suo fallimento e del suo essere rimasta a mezza strada. Questa commissione che vorrebbe simulare un inesistente legittimo governo continentale, ha acquisito rilievo quando con la crisi si è incaricata di fare da megafono al sistema finanziario, di tenere bordone alla Merkel, di fare il fare il cane da guardia dell’austerità e del regolamento condominiale che va sotto il nome di costituzione europea. Opera quest’ultima che svolge per naturale istinto.
Bene a questa aulica commissione formata da scalzacani continentali agisce come un automa decerebrato e mal programmato, più rozzo ed elementare delle scope automatiche: a loro frega cazzi che i dipendenti della Mps finiscano per pagare colpe generali della finanza che la commissione apprezza e adora, colpe specifiche dei dirigenti della banca e dei controllori distratti, colpe della politica con i suoi emungimenti. E quindi 8000 persone vengono sacrificate agli errori e alle deviazioni altrui, comprese quelle molto a monte. Qualunque governo decente li avrebbe già mandati a pascolare, magari con qualche ricompensa, come di solito avviene per casi simili in Francia e Germania o avrebbe trovato un qualche escamotage. Ma noi non lo abbiamo è così non solo l’ “alfetta” scassata non osa dire nulla, ma anzi sfrutta i diktat che vengono da Bruxelles o magari anche li sollecita, per dare avvio alla decimazione di Mps fingendo di dover obbedire a imperativi superiori e di non essere dunque responsabile. O magari per avere il destro per pompare ancora più soldi con il ricatto occupazionale. In ogni caso l’unico obiettivo è quello di sistemare le cose sulla pelle dei dipendenti per continuare a tenersi la banca senese come mangiatoia.
Ma questa miscela di immoralità di fondo, rimpallo di responsabilità, assoluzione dei colpevoli unita alla follia fideistica e alla cecità con la quale si pensa che una crisi epocale possa essere superata con gli stessi strumenti che l’hanno provocata, è rintracciabile in mille altre vicende di declino. Anzi in tutte: chi paga è il lavoro, mai il capitale. Ecco perché quella di Mps è una situazione emblematica della corruzione italiana e dello stupidario europeo nelle sue diverse sinergie. Alla fine visto che non si stanno salvando posti di lavoro che cosa si sta salvando? Naturalmente l’occultamento dei sovrapprezzi pagati per l’ acquisizione di Antonveneta, la cancellazione in memoria delle speculazioni sbagliate, volutamente o meno e infine la trama dei rapporti fra politica e denaro che fatalmente salterebbe fuori da un disastro della banca. E Mps, al di là della sua caratterizzazione, non è certo la sola.
Tuttavia questa ennesima carognata ha almeno un risvolto positivo: il fatto che venga colpita un’area per così dire “protetta” rispetto ad altre, che alla fine ci rimetta anche qualche “cocchino” di area, dimostra che tutti sono potenzialmente vittime della situazione, che le “sicurezze” cominciano a svanire anche per chi, consciamente o inconsciamente, si ritiene un privilegiato e pensa che a lui non accadrà mai. Chissà che non sia un colpo di accetta sull’indifferenza e sugli alibi morali e politici che crea.